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La NATO dopo Vilnius: altro che Ucraina, il vero obiettivo è la Cina

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Dal documento finale del summit di Vilnius, che nessuno ha letto, si viene a scoprire che sui giornali si è parlato di Ucraina ma tra i leader occidentali l’argomento centrale è stata la Cina, per una NATO smaccatamente americana senza nemmeno camuffarlo.

La NATO dopo Vilnius: il vero obiettivo è la Cina

Per tutta la settimana si è discusso sulla stampa europea e italiana delle anticipazioni sui contenuti dell’atteso summit della NATO a Vilnius nel Baltico, e poi delle tensioni tra la delegazione Ucraina e i vari partner, a causa delle incertezze sui tempi di adesione di Kiev all’Alleanza.

Tanto colore, come il clamoroso battibecco a distanza tra il ministro della difesa britannico Wallace con Zelensky (Non siamo Amazon per le armi), poi il prevedibile lieto fine con tanto di dichiarazioni trionfali. 

Ma nel documento finale, che nessuno ha letto, lunghissimo e scritto in puro burocratese per essere interpretabile a seconda delle necessità, le cose da scoprire erano altre.

A scandagliarlo con attenzione ci ha provato Lorenzo Lamperti sul Manifesto, e così scopriamo che, più che di Ucraina, al summit si è parlato, e tanto, di Cina. E in termini non proprio rassicuranti…

Segnala il giornalista: “Quindici. Tante sono le volte in cui è citata la Cina nel comunicato Nato di Vilnius. L’Alleanza è per ora atlantica, ma lo spazio concesso a Pechino è senza precedenti”. I leader Nato sostengono che “la Cina utilizza un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e la proiezione del suo potere”. E viene accusata di “operazioni ibride e informatiche dannose, retorica conflittuale e disinformazione che metterebbero a rischio la sicurezza dell’Alleanza”. Una serie di accuse che casualmente sembrano scritte direttamente dal Pentagono. Una NATO americana senza preoccuparsi nemmeno di nasconderlo.

E ancora, sempre più malevolmente, si critica “la rafforzata partnership strategica tra Russia e Cina”, e si ‘intima’ (u signur!) di “condannare l’aggressione dell’Ucraina e ad astenersi dal supportare lo sforzo bellico di Mosca, smettendo di amplificarne la falsa narrativa”. 

Un documento che ha mandato su tutte le furie Pechino che a stretto giro ha replicato duramente con il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin, che ha dichiarato che il comunicato di Vilnius “distorce la realtà ed è infarcito di mentalità da guerra fredda e pregiudizi ideologici”.

Ha rincarato la dose il Global Times: “Ovunque vada la NATO, è probabile che scoppino guerre”. Wang ha poi difeso il rapporto con la Russia, “basato sui principi di non alleanza, non confronto e non presa di mira di paesi terzi: un modello al di sopra delle alleanze politico-militari praticate da alcuni paesi NATO”.

E a rimarcare il tutto, il Cremlino ha confermato che entro la fine dell’anno Vladimir Putin andrà in visita in Cina, probabilmente tra settembre e ottobre, in occasione del terzo forum sulla Belt and Road.

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