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Il Cancelliere dimezzato: Friedrich Merz e la crisi di un governo mai nato

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Germania, il governo Merz nasce già in crisi: calo nei sondaggi, alleanza innaturale con l’SPD e un piano da 1.000 miliardi che spaventa elettori e mercati. La CDU crolla, l’AfD avanza. Il nuovo Cancelliere rischia di affondare prima ancora di iniziare a governare davvero.

Friedrich Merz e la crisi di un governo mai nato

La Germania, cuore economico e politico dell’Europa, si trova oggi nel paradosso di avere un nuovo Cancelliere, Friedrich Merz, già in crisi prima ancora di cominciare davvero a governare. Il leader della CDU, protagonista del nuovo esperimento di “Grosse Koalition” con i socialdemocratici dell’SPD, affronta un crollo di consenso che mina la sua legittimità e compromette la stabilità della nuova legislatura.

Le premesse erano ambiziose: rilanciare l’economia in recessione, riorganizzare l’apparato militare tedesco e ridare slancio alla leadership europea del Paese. Ma le scelte di Merz — su tutte la proposta di un maxi-piano da 1.000 miliardi di euro per difesa e infrastrutture — si sono rivelate un boomerang politico.

L’idea di stravolgere la tradizionale disciplina fiscale tedesca, fino a ipotizzare modifiche costituzionali al “freno del debito”, ha suscitato inquietudine tanto tra i suoi elettori quanto tra le frange più ortodosse del suo stesso partito.

Il risultato? Una perdita secca di cinque punti nei sondaggi in appena due mesi. Alternative für Deutschland (AfD), partito populista di destra, ha superato la CDU, attestandosi al 25% contro il 24% dei cristiano-democratici.

Un ribaltamento simbolico e sostanziale: mai prima d’ora la destra radicale aveva guidato le intenzioni di voto a livello federale. Il Wall Street Journal, solitamente parco di attenzione verso le cronache europee, ha dedicato al caso Merz un’analisi impietosa, sottolineando la profonda dissonanza tra il Palazzo e una parte sempre più ampia della società tedesca.

Una grande coalizione senza direzione

La coalizione CDU-SPD nasce come un matrimonio di convenienza, frutto del trasformismo e della paura più che di una visione condivisa. Un’alleanza innaturale, forzata dall’ascesa delle forze populiste e dall’impraticabilità di altre combinazioni numeriche in Parlamento. Ma è proprio questa innaturalità a renderla fragile e, agli occhi di molti tedeschi, poco credibile.

Il crollo del consenso riflette una crisi di fiducia più ampia. Secondo un sondaggio Forsa, oltre un quarto degli elettori CDU considera Merz inadatto al ruolo di Cancelliere, mentre il 60% dei cittadini tedeschi esprime lo stesso giudizio. La base giovane del partito minaccia di sfilarsi, delusa dall’inversione sulle promesse di austerità e rigore.

Il trauma del debito e l’incubo di Weimar

Ma il nodo centrale resta la visione strategica del Paese. Il mega-piano per rilanciare l’esercito e le infrastrutture rappresenta, agli occhi di molti, un tentativo maldestro di riaffermare lo status di grande potenza della Germania, in un contesto geopolitico sempre più instabile. L’eco delle iperinflazioni di Weimar, trauma storico collettivo ancora vivo nella memoria tedesca, aleggia sul progetto di deficit spending con un alone di pericolo imminente.

Sul piano economico, la Germania è già tecnicamente in recessione e si prepara a nuove turbolenze dovute alla possibile escalation della guerra commerciale globale. Un colpo durissimo per un’economia storicamente votata all’export. Se a ciò si sommano le difficoltà della “sala comando” della coalizione — dove compromessi, rinvii e ambiguità sembrano essere l’unica strategia — il quadro diventa quello di un governo che galleggia senza rotta.

Merz non rischia elezioni federali nell’immediato, ma le prossime consultazioni nei Länder potrebbero essere determinanti. In regioni come la Sassonia e la Turingia, l’AfD è già egemone, e ulteriori avanzate populiste potrebbero trasformare l’attuale crisi di consenso in una crisi di sistema.

Il nuovo Cancelliere avrebbe dovuto incarnare il ritorno alla solidità, alla coerenza e alla fiducia. Invece, si trova a gestire un governo percepito come di scopo — e non di speranza — in un Paese che chiede risposte chiare e leadership credibile. La sua prematura impopolarità è il sintomo di una politica sempre più autoreferenziale, incapace di intercettare la realtà sociale e di dare voce a un malessere diffuso.

La domanda che aleggia a Berlino è semplice quanto inquietante: può un governo fondato su una sconfitta politica essere davvero il motore della rinascita tedesca?

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