Il petrolio russo arriva in Europa via Paesi arabi a prezzo moltiplicato. Beffa alle sanzioni e affari d’oro per Putin e le petrol-monarchie. E a pagare i soliti fessi dell’Europa.
La triangolazione del petrolio russo e l’Europa imbelle
Il Wall Street Journal di lunedì 17 Aprile ha rivelato, con notevole dovizia di particolari, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti acquistino con forti sconti il petrolio russo, destinato al mercato interno, mentre quello che ‘risparmiano’ si aggiunge alle esportazioni che, naturalmente, fruttano un prezzo decisamente maggiore.
Una triangolazione che avviene direttamente attraverso due grossi produttori dell’Opec, per aggirare le sanzioni, in cui a uscire con le ossa rotte sono gli europei, specie Francia e Italia, perchè nella partita di giro noi non compriamo il greggio russo sottocosto, ma quello che gli arabi ci rivendono a prezzi moltiplicati.
Il WSJ ha spiegato anche che Arabia ed Emirati sono diventati importanti centri di stoccaggio del greggio russo: il petrolio viene custodito nei terminal petroliferi della Penisola, per poi essere imbarcato senza troppe domande verso i paesi richiedenti, spesso anche a “nero”. Il quotidiano finanziario americano, cita i dati della società ‘Kpler’ che riassumono bene la situazione: nel 2022, gli Emirati hanno importato 60 milioni di barili di petrolio russo della qualità Urals. L’Arabia Saudita circa 36 milioni. Ma queste quote stanno incrementando nell’anno in corso, considerando specialmente il differenziale di prezzo tra il greggio sul mercato “ufficiale” (sopra gli 80 dollari) e quello russo(meno di 50 dollari).
Washington è al corrente ma non può e non vuole intervenire per non peggiorare ulteriormente i rapporti già abbondantemente compromessi con Ryad. Anche perchè, cosa principale, la figura dei fessi la stanno facendo in Europa…
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