A forza di ammonirci su aggressori e aggrediti, nonostante la stanchezza mediatica estiva, la logica dell’ottusità di guerra avanza implacabile. L’argomento è trattato come qualsiasi dispaccio di cronaca spettacolarizzata.
La logica dell’ottusità di guerra
A forza di ammonirci su aggressori e aggrediti, la logica dell’ottusità di guerra avanza implacabile. Perché è anche questo il problema. Il mondo dei mercati è stupido, binario, rigido. La dottrina della concorrenza prevede solo ed esclusivamente sopraffazione. Non può ragionare su altro. Non ha alcun fine se non quello della propria riproduzione.
Al di là di qualsiasi ragione. Per questo è misticamente laico. Cieco laicismo confessionale.
La Bomba, dopo la Guerra Fredda, allora solo paventata, utilizzata come spauracchio in un dialogo sempre tenuto a galla da un telefono rosso, è qui tra noi. Senza alcuna rimostranza. L’argomento è trattato come qualsiasi dispaccio di cronaca spettacolarizzata.
Tanta è l’ottusità che questi affabulatori di regime coniano termini soffici per evocare lo spettro della distruzione. Il nucleare preventivo. Loro, rinchiusi in quei palazzi di vetro dove la rarefazione dell’aria condizionata soffia sul mobilio spartano e inanimato proprio dei contabili, cercano formule accattivanti per foraggiare l’inaudito.
La Bomba può diventare accidente del discorso, scorrevolezza giornalistica. In un lugubre teatrino degli esperti. Mascherati da boia in blazer blu.
In assenza del movimento operaio, dei lavoratori, dell’orizzonte socialista, sì quello grazie al quale la Bomba non fu mai sganciata, se non, nella loro follia imperialista, dagli americani per far concludere un conflitto innescandone uno nuovo, una manifestazione, di massa, senza bandiere di alcuna nazione (farlo vorrebbe dire appoggiare i boia), contro la guerra, servirebbe con impellenza. E serve una mobilitazione generale. Con il senso di responsabilità di tutti. Perché tra un aperitivo e l’altro non so se si è compreso. L’abisso è domani.
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