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Licenziamento per ammanco di cassa: si della Cassazione

Accertato l’ammanco di cassa è passabile di licenziamento il lavoratore: così ha statuito la Corte di Cassazione.

Ammanco di cassa e licenziamento del lavoratore

Il lavoratore che maneggia danaro e sottrae al datore una parte dei soldi della cassa può essere licenziato. Così ha statuito la Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza n. 2968/21, depositata l’8 febbraio 2021, la quale ha reso definitivo il recesso del rapporto di lavoro tra il lavoratore e lo studio notarile dove questi svolgeva la mansione di impiegato contabile. Accertato l’ammanco di cassa a carico del prestatore, è stato riconosciuto anche il diritto del notaio al risarcimento del danno patrimoniale e all’immagine.

Normativa

Quando il lavoratore maneggia denaro per conto del datore di lavoro ha diritto ad una indennità che gli retribuisca il rischio che assume. Questa indennità assicura il lavoratore in caso di errori contabili commessi mentre questi è intento nello svolgere le proprie mansioni. Proprio per la delicatezza di questo compito, problemi e possibili errori a esso collegati, al lavoratore viene riconosciuta una somma aggiuntiva rispetto alla paga base.

L’indennità di cassa è stabilita dai singoli contratti collettivi i quali stabiliscono la misura dell’indennità stessa. Generalmente la rifusione è calcolata in proporzione alla paga base (ad esempio il contratto collettivo del commercio – terziario prevede una indennità di cassa pari al 5% della paga base nazionale).

La fattispecie e il caso concreto, due strani esempi

Può essere licenziato un lavoratore che percepisce l’indennità di cassa?

Se l’ammanco deriva da errori contabili non sussistono gli estremi per sanzionare il lavoratore. Tutt’altra ipotesi è la fattispecie in cui il lavoratore che si occupa della cassa vada a sottrarre in modo volontario (con dolo) il denaro al datore di lavoro.

In questo caso però, prima di licenziare il lavoratore, il datore di lavoro deve considerare diverse variabili e accertarsi che l’atteggiamento sia costante e non fortuito. Inoltre, il datore di lavoro deve contestare in forma scritta l’ammanco, dando l’opportunità al prestatore di rispondere con motivazioni e spiegazioni.

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Giuseppe Pennone
Giuseppe Pennone
Giuslavorista napoletano, appassionato di pittura, ha collaborato con numerose riviste ed associazioni culturali in qualità di esperto di tematiche sociali quali lavoro, diritti negati e ambiente.

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