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Omicidio Vannini, misteri e una certezza: i Ciontoli colpevoli

La Cassazione conferma la condanna a 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli, accusato dell’omicidio volontario di Marco Vannini. Confermate anche le condanne a nove anni e quattro mesi per la moglie di Ciontoli, Maria Pizzillo e ai due figli Federico e Martina Ciontoli. Rigettati tutti i ricorsi delle difese.

Omicidio Vannini, Cassazione conferma condanne

Dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, dalla quinta sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Paolo Antonio Bruno arriva la sentenza, accolta da un lungo applauso: omicidio volontario. Si conferma la sentenza emessa lo scorso settembre dalla Corte d’assise d’appello di Roma, la quale, in sede di appello-bis, aveva condannato Antonio Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale, e i suoi familiari a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. L’avvocato della famiglia Ciontoli ha fatto sapere che i suoi clienti si costituiranno in carcere.

Omicidio Vannini, misteri e una certezza: i Ciontoli colpevoli

Le reazioni

La signora Marina, madre di Marco, subito dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna per la famiglia Ciontoli: “La paura c’è sempre, ma giustizia e fatta. La nostra speranza e la nostra fiducia era riposta in questo. Marco adesso riposa in pace. Domani andrò sulla tomba di Marco a dirlo”.

Valerio Vannini, padre della vittima: “Sono contento che finalmente è stata fatta giustizia per Marco. Gli avevamo promesso un mazzo di fiori se fosse stata fatta giustizia e domani è la prima cosa che farò”.

Il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, presente in corte di Cassazione alla lettura del dispositivo: “Sei anni, diversi gradi di giudizio, colpi di scena ma oggi possiamo dire che per Marco Vannini giustizia è fatta. In questi anni come comunità non ci siamo dati pace alla ricerca non del colpevole ma di una giustizia per una tragedia che ha segnato l’Italia intera, proprio per la maniera in cui si è consumata. Da uomo delle Istituzioni oggi per me questa sentenza conferma che la giustizia può e deve sempre trionfare. Resterà per sempre il dolore e la nostra vicinanza alla famiglia di Marco che in questi anni, con una dignità straordinaria hanno atteso con rispetto tutto l’iter giudiziario”.

Gian Domenico Caiazza, avvocato difensore della famiglia Ciontoli: “Sono attonito, non riesco a comprendere come sia possibile che sia stata confermata una sentenza così errata, in particolare per i familiari di Antonio Ciontoli”.  

Omicidio Vannini, misteri e una certezza: i Ciontoli colpevoli

Omicidio Marco Vannini: i dubbi e le incongruenze mai chiarite

La sera del 17 maggio 2015, Marco Vannini, 21enne di Ladispoli che lavorava come bagnino in uno stabilimento, era andato a casa della fidanzata Martina Ciontoli e dei suoi genitori. Durante la serata viene raggiunto da un colpo di pistola sparato dalla Beretta calibro 9 detenuta da Ciontoli. Il ragazzo, secondo quanto ricostruito, si trova sotto la doccia quando viene colpito sotto la spalla destra. Il proiettile trapassa un polmone e il cuore.

Secondo quanto dichiarato da Ciontoli, l’uomo entra in bagno per pulire la pistola mentre Vannini è nudo, sotto la doccia: è lì che sarebbe partito accidentalmente un proiettile, dal momento che Ciontoli non aveva verificato che l’arma fosse in condizioni di sicurezza.

Vannini però arriva in ospedale solo diverse ore dopo lo sparo, troppo tardi per evitare la morte per dissanguamento. Perché la telefonata al 118 è stata fatta così tardi? Perché i parenti della fidanzata non hanno da subito specificato che il ragazzo aveva un proiettile conficcato nella spalla?

Dalle indagini appare che la preoccupazione principale di tutto il nucleo familiare fosse quella di non nuocere alla carriera di Antonio Ciontoli. All’epoca dei fatti era sottoufficiale della Marina militare. Prestava servizio al Rud (Raggruppamento Unità Difesa), distaccato dai servizi segreti. (Andrebbe approfondito il metodo di selezione degli agenti, dato il profilo psicologico del soggetto, NDR)

Omicidio Vannini, misteri e una certezza: i Ciontoli colpevoli

La prima chiamata parte alle 23.41. Federico Ciontoli, fratello della fidanzata di Vannini, dice: “C’è un ragazzo che si è sentito male, è diventato bianco e non respira più. Si è spaventato”. Interviene però la madre, Maria Pezzillo, che spiega che non serve nessuna ambulanza perché “il ragazzo si è ripreso”.

Dopo 24 minuti arriva una seconda chiamata al 118. Stavolta a parlare è Antonio Ciontoli, che cambia versione dei fatti: “Il ragazzo si è ferito con un pettine a punta, grida perché si è messo paura”, dice chiedendo un’ambulanza. In sottofondo si sentono le urla strazianti di Vannini.

Quando arrivano i soccorsi e i carabinieri, il ragazzo viene trasportato in codice giallo al pronto soccorso, la situazione del 21enne si rivela critica: nonostante un volo in eliambulanza verso il policlinico Gemelli, Vannini muore durante il trasporto. Sono circa le 3.

Ultimo elemento discordante:  il bossolo del proiettile è stato ritrovato non nel bagno, dove sarebbe partito il colpo di pistola, ma nella camera da letto.

L’unica certezza della vicenda, oltre alla colpevolezza a vario titolo degli imputati, è che, secondo la perizia della Corte d’assise, Vannini “poteva essere salvato se soccorso tempestivamente”.

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Sira De Vanna
Sira De Vanna
Speaker radiofonica, redattrice, storico dell'arte. Caporedattore per Kulturjam.it

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