Mostro di Firenze: il pool tecnico-legale che rappresenta alcuni parenti delle vittime, ha reso pubblici dei rapporti dei RIS del 2019. Il bossolo trovato nel giardino di Pacciani non ha mai sparato dall’arma del delitto. C’è una pista alternativa mai seguita.
Mostro di Firenze: il bossolo trovato nel giardino di Pacciani non ha mai sparato dall’arma del delitto
I “compagni di merende” riservano sempre qualche sorpresa. A ventiquattro anni dalla sentenza che condanna Mario Vanni e Giancarlo Lotti per quattro duplici omicidi, legati agli assassini seriali del Mostro Di Firenze, mentre Pietro Pacciani viene assolto in appello e muore prima di affrontare l’ennesimo processo, un team di avvocati e consulenti tecnici- che rappresentano i familiari di Carmela De Nuccio, uccisa nell’agguato di Scandicci nel 1981, e di Jean Michel Kraveichvili, trucidato a Scopeti nel 1985- smontano la prova regina della procura di Firenze.
Si tratta del bossolo calibro 22, ritrovato nel cortile di casa Pacciani nel 1994 a Mercatale Val di Pesa. Un proiettile per la Beretta che, secondo gli inquirenti è l’arma del delitto ( mai trovata) degli omicidi del mostro. Gli avvocati Mazzeo, Tranfa e il consulente Cochi hanno dichiarato a Cusano TV che in due perizie dei RIS e in quella di Davide Minervini – consulente balistico del Pm – non è mai stato incamerato in una pistola Beretta calibro 22, quindi non può essere un indizio o una prova. Le perizie, che risalgono al 2019, erano tra gli atti allegati dal gip di Firenze al fascicolo, con cui la procura aveva chiesto l’archiviazione di un’indagine per depistaggio, relativa al bossolo trovato nell’orto di Pacciani. L’archiviazione, secondo quanto appreso, è per decorrenza dei termini, gli eventuali depistatori restano ignoti.
Per il pool tecnico-legale questa è l’ennesima dimostrazione che l’immagine del mostro, sia stata cucita addosso a Pacciani dai mass-media. Nelle carte dell’inchiesta, probabilmente ci sono altri elementi da valutare e rimasti sotto traccia. L’unica volta che il team ha avuto accesso agli atti, al di fuori del canale della procura, è saltato fuori un proiettile “farlocco” ,come lo ha definito l’avvocato Mazzeo. Il quale ricorda che il gip ha spesso istanze in contrasto alle tesi della procura.
Mazzeo, Tranfa e Cochi stanno seguendo una pista investigativa alternativa, basata sulle indagini dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, riguardante un sospettato presente in un vecchio dossier dei carabinieri, mai approfondita e mai entrato nella famosa lista dei sospettati, un dna presente sulle buste anonime e sulla scena del crimine, una pistola Beretta calibro 22 sparita nel nulla e potenziali testimoni da sentire.
Il prossimo 25 ottobre ci sarà udienza davanti al gip di Firenze per discutere dell’istanza di opposizione che l’avvocato Vieri Adriani, per conto dei parenti di Nadine Mauriot, all’archiviazione della posizione dell’ex legionario Giampiero Vigilanti come presunto autore di omicidi.
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