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La Germania ha vietato a Francesca Albanese, relatrice ONU, di parlare su Gaza, accusandola di antisemitismo. Decisione politica che limita la libertà di espressione. Intanto l’AFD cresce nei sondaggi, alimentando timori su democrazia e diritti. Segnali inquietanti per l’Europa.
La Germania mette il bavaglio a Francesca Albanese
In Germania sta accadendo qualcosa di molto preoccupante, accadimenti inquietanti che gettano una luce molto fosca sulla cosiddetta “locomotiva d’Europa”.
La netta sensazione che si ha è che si stiano riaffacciando molto pesantemente alla ribalta quei tempi cupi che l’Europa ha già vissuto un centinaio di anni fa.
Non essendo evidentemente ancora sufficiente infatti il ritorno sul palcoscenico di gruppi di chiara fede neonazista come AFD (che nelle elezioni di fine mese potrebbe addirittura fare il pieno di voti e prendere il largo, con tutte le inevitabili e disastrose conseguenze per l’intera Europa), in Germania stanno venendo alla luce negli ultimi tempi gravissimi accadimenti di limitazione della democrazia e della libertà di espressione.
Solo la settimana scorsa infatti, sia l’Università Ludwig Maximilian di Monaco sia la Libera Università di Berlino hanno impedito all’avvocato italiano Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, di poter parlare in pubblico attraverso un convegno già organizzato da tempo per iniziativa di organizzazioni quali “Eye for Palestine”, “Gaza Committee” e “Jewish Voice for Just Peace in the Middle East” (quest’ultima è una organizzazione ebraica antisionista, non riconosce cioè allo stesso popolo ebraico la pretesa di poter possedere dei territori solo in virtù della propria fede religiosa, tra l’altro “territori palestinesi occupati”, come da definizione ONU).
La funzionaria delle Nazioni Unite avrebbe dovuto parlare di “Prospettive legali sul genocidio a Gaza”, e oltre al suo erano previsti interventi anche da parte del Segretario Generale della sezione tedesca di Amnesty International, del giornalista palestinese Hebh Jamal, dell’architetto britannico-israeliano Eyal Weizmann (della piattaforma di ricerca “Forensic Architecture”) e del musicista Michael Barenboim.
Francesca Albanese è una giurista specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Dal 2022 è la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati.
La conferenza è stata annullata dal sindaco di Berlino, Kai Wegner, che, pressato dall’ambasciatore israeliano in Germania, Ron Prosor, ha addirittura accusato la relatrice Albanese di aizzare l’antisemitismo.
Ma il sindaco di Berlino non si è limitato a fare in modo che i due atenei di cui sopra annullassero l’evento, ma ha lanciato strali e parole terribili contro la funzionaria ONU accusando la stessa di fomentare l’odio verso Israele.
Molti docenti della università coinvolte hanno difeso Francesca Albanese, ritenendo “molto preoccupante” la cancellazione degli eventi previsti. La funzionaria ONU da parte sua ha giustamente definito la faccenda come “profondamente scioccante” e si è detta preoccupata per la direzione che sta prendendo la Germania, denunciando il clima repressivo che si sta velocemente sviluppando nel Paese.
È molto grave quel che è accaduto ed è cosa che non va minimamente sottostimata né minimizzata, dato che non è davvero concepibile che un ateneo europeo possa annullare la conferenza di un alto rappresentante ONU: è un pericoloso precedente che va a minare l’autonomia dell’università, l’autorevolezza dell’ONU e lo stesso sistema democratico tedesco.
La Germania ha già sbagliato fortemente una volta, 100 anni fa circa, e continua a sbagliare: a quel tempo ha perseguitato ferocemente le comunità ebraiche, adesso si sta assumendo l’onere e la colpa della complicità di Israele nello sterminio del popolo palestinese.
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