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Neoliberismo globale: la guerra silenziosa contro il dissenso e le culture tradizionali

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Il panorama internazionale contemporaneo è dominato dalla difesa ad oltranza e con ogni mezzo del neoliberismo globale, un sistema che promuove l’emancipazione individualistica e l’edonismo, sotto la maschera di una presunta universalità dei valori occidentali. Questo totalitarismo ‘light’, alimentato dalle massicce campagne mediatiche e dalla cultura consumistica, non tollera dissenso: chi si oppone non solo viene visto come sbagliato, ma addirittura come ‘malvagio’ e meritevole di eliminazione.

L’imposizione del neoliberismo globale

La narrativa del neoliberismo globale si fonda sull’idea che il piacere personale sia il fine ultimo della vita. Questa prospettiva è radicata in un modello culturale che valorizza il successo e il nuovo, distaccandosi dalla profondità storica e culturale che caratterizza i valori europei.

Gli Stati Uniti, epicentro di questo movimento, diffondono la loro ideologia presentandola non come un prodotto nazionale, ma come un valore universale, destinato all’intero pianeta. E così ci siamo abituati alla democrazia all’americana, dove vota meno della metà degli aventi diritto, e per ottenere una vittoria schiacciante basta convincere la metà di quella metà. Un tempo, questo significava il sostegno di un quarto degli elettori, una netta minoranza che oggi, però, i giornali descrivono come una maggioranza assoluta, quasi bulgara.

Per chi si accontenta di una vittoria semplice, serve ancora meno: con il consenso di appena un decimo degli elettori, si può accedere al ballottaggio. A quel punto, per conquistare il massimo dei voti, basta scatenare i media e terrorizzare i cittadini, facendoli credere che la sinistra toglierà loro il SUV d’ordinanza o che la destra rimanderà a casa la badante pagata 500 euro al mese.

La repressione del dissenso

Chiunque si opponga a questa visione viene ostracizzato. Non si tratta di un semplice confronto di idee o culture, ma di una lotta tra il bene e il male. Gli oppositori sono etichettati come nemici da eliminare, con la complicità di un sistema mediatico e intellettuale che promuove questo totalitarismo ‘light’.

Da tempo, purtroppo, risulta sempre più evidente che informarsi sia diventato inutile: in un regime neoliberista, verificare e contestare i “fatti” diffusi dall’apparato mediatico è uno sforzo vano. Non perché non sia possibile dimostrarne l’eventuale falsità, ma perché, quando finalmente si riesce, quei fatti sono già stati dimenticati.

Il culto della novità e la pratica di un’innovazione continua e frenetica portano all’oblio del passato, incluso quello recente, che viene cancellato prima ancora di diventare storia, sostituito da nuove e pressanti notizie che, anche solo per poche ore, monopolizzano l’attenzione. Questa attenzione, già scarsa, è ulteriormente ridotta da un addestramento sistematico, persino scolastico, alla superficialità.

La polarizzazione è rafforzata dal supporto dei cosiddetti vincenti, che si schierano con i vincitori per non sentirsi perdenti, accettando così le imposizioni del neoliberismo.

Le avanguardie neoliberiste, spesso minoranze aggressive e sicure di sé, sono sostenute da giornalisti, intellettuali, tecnici e scienziati, e controllate dai miliardari. Questi gruppi svolgono il compito di occidentalizzare i propri paesi, presentandosi come vittime da liberare non da oppressori stranieri, ma dalle loro stesse radici e tradizioni. In tal modo, promuovono l’accettazione di una colonizzazione culturale e ideologica da parte dell’Occidente.

Resistere è esistere

La diffusione di questa ideologia non può essere contrastata con la tolleranza, poiché l’imperialismo neocapitalista non la contempla.

La rinuncia alla propria cultura è vista come una resa al multiculturalismo superficiale promosso dai colossi tecnologici e mediatici come Amazon, Apple e Disney.

Che non significa la chiusura, un ritorno ai nazionalismi, al contrario. La convivenza tra culture diverse, interconnesse, dialoganti, è quel passo verso il multipolarismo dei popoli auspicabile.

La vera resistenza richiede un rifiuto consapevole e deciso, un ritorno alla coscienza della propria diversità collettiva, opponendosi all’omologazione culturale imposta dal neoliberismo globale.

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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