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Netanyahu annuncia l’invasione massiccia di Gaza con l’operazione “I carri di Gedeone”, prevedendo un’occupazione prolungata e il trasferimento dei palestinesi. I media occidentali minimizzano o distorcono, evitando di parlare di genocidio e giustificando l’azione come autodifesa.
Continua il silenzio mediatico su Gaza
“Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”. Con queste parole il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il 5 maggio, ha annunciato l’ampliamento delle operazioni militari nella Striscia. Il piano, dal nome evocativo “I carri di Gedeone”, è stato approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano e punta non a semplici raid, ma a un’occupazione prolungata del territorio.
Netanyahu ha dichiarato che la popolazione palestinese “sarà spostata per la sua stessa protezione”, senza però precisare né come né dove.
Eppure, mentre il governo israeliano annuncia apertamente piani che molti osservatori internazionali definiscono come una “soluzione finale” per Gaza, i principali media occidentali sembrano mantenere un silenzio assordante o, nella migliore delle ipotesi, offrono una copertura distorta e parziale degli eventi che contribuisce a normalizzare politiche e azioni che potrebbero configurarsi come crimini contro l’umanità.
“Soluzione finale”? Per i media lo stesso copione
Anche di fronte alla dichiarazione d’intenti che preannuncia a chiare lettere la soluzione finale per i palestinesi, la sceneggiatura televisiva per assolvere Israele resta pressoché immutata. Strategia vincente non si cambia.
I dispensatori di opinioni a contratto recitano il loro salmo con alcune varianti a seconda del momento. In questi giorni la strategia migliore per dispensare Israele dalla riprovazione assoluta è porsi come incudini. Un’aria, dunque, sommessa, che, nonostante alcune decisioni del governo discutibili, come l’annuncio di un genocidio, vuole rappresentare con garbo e senza l’enfasi dei primi tempi, il pogrom del 7 ottobre.
La ricostruzione di quella giornata, in questa fase, deve necessariamente essere molto minuziosa, perché il ricordo riaffiori nella distrazione del pubblico, troppo concentrato ora a riflettere sulla volontà di sterminio messa in atto da Israele.
Ma se si può ammettere che la difesa appare leggermente sproporzionata si può, al contempo, ammonire l’uditorio per la sua indifferenza nei confronti dei molteplici casi di antisemitismo sparsi per l’Europa, come se fosse imminente una riedizione ammodernata della notte dei cristalli.
Resta precluso il termine genocidio. Chi ha l’imprudenza di utilizzarlo viene immediatamente impagliato perché, pian piano, sia dimenticato il suo nome.
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