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Viaggiare in treno: nostalgia dello scompartimento

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Lo scompartimento raffigurava la democrazia in miniatura. Lo spazio doveva essere condiviso da sconosciuti quindi affiorava un rispettoso senso di condivisione e di pudore. Oggi ogni individuo prende posto in solitudine e lo sguardo è costretto a posarsi sullo schienale del dirimpettaio. Tutto è funzionale alla riproduzione del tempo produttivo.

Nostalgia dello scompartimento

La mia preferenza per il treno nasce da una doppia necessità. Non guido e ho paura di volare. Da principio i miei viaggi erano scanditi da un preliminare stato d’animo: la curiosità per i futuri avventori che avrebbero condiviso lo scompartimento.

Questo era la trasposizione in movimento di un salottino a sei posti. Una volta chiusa la porta che delimitava il confine con il corridoio, diventava un mondo a sé stante, quasi insonorizzato, disciplinato da regole non codificate e che potevano cambiare a seconda della compagnia. Lo spazio doveva essere condiviso da sconosciuti quindi affiorava un rispettoso senso del pudore. Si salutava perché l’altro era riconosciuto nella qualità del compagno di avventura.

Tendenzialmente ancora predominavano nella società le culture borghese e proletaria. Entrambe contrassegnate dal decoro, parsimonioso il primo, frugale il secondo. In quel piccolo microcosmo il raduno estemporaneo generava l’imprevedibile. Nascevano affinità elettive, discussioni litigiose, racconti di vita, situazioni paradossali che sviluppavano il senso del ridicolo. Il tempo ordinario si sospendeva in una nutriente sublimazione della realtà.

Le differenze sociali o si venivano incontro per trovare una radice comune o in alcuni casi formavano dissapori. Lo scompartimento raffigurava la democrazia in miniatura.
Con l’avvento della razionalizzazione strumentale le carrozze hanno mutato i connotati.

Oggi le sedute appaiono accoppiate in fila indiana. Tutto è funzionale alla riproduzione del tempo produttivo. Ogni individuo prende posto in solitudine e lo sguardo è costretto a posarsi sullo schienale del dirimpettaio. Dal suo marsupio scende un angusto tavolinetto sul quale sarà possibile accomodare gli accessori tecnologici. L’altro diventa invisibile o incomprensibile.

Si riproducono gli ambienti asettici delle multinazionali finanziarizzate. Anche i posti a quattro sembrano concepiti più per dei meeting aziendali che per una conversazione.

La dinamica solipsistica accomuna tutte le classi sociali indistintamente. I compagni di viaggio o non esistono o recano fastidio. Per cui è usuale da un lato urlare conversazioni telefoniche di lavoro e private, far giocare i bambini con videogiochi chiassosi, consumare pasti nauseabondi sgranocchiando rumorosamente dall’altro richiudersi nella propria alienazione digitale.

Il treno contemporaneo riassume la carica individualista dell’espansione bulimica di sé che in una presunta autosufficienza non comunica. Muore la democrazia.

Il caso Elkann/Lanzichenecchi dipinge questa omogeneizzazione egoista. Lo snobismo aristocratico del primo, intriso di altezzosità da super-class, racconta l’illogicità di uno spazio condiviso nel quale nessuno lo riconosce per la sua regalità. Per questo motivo dà sfoggio di sé attraverso la descrizione dei propri segni distintivi.

Il vagone diventa il prolungamento del proprio studio riconvertito in acquario. I curiosi non potranno che ammirarlo con deferente silenzio. Il chiasso dei secondi descrive l’indifferenza per gli altri, per chi non fa parte del proprio clan che legittimamente prende il controllo dello spazio e lo disintegra vandalicamente con il proprio vocabolario. Entrambe sono espressioni della medesima malattia, la fine della reciprocità.

Prodotta storicamente dalla secessione delle classi privilegiate, rinchiuse nelle loro gated community dove tutto è privatizzato a uso e consumo dei loro capricci, ma oggi interiorizzata dalla propensione al consumo delle classi popolari che agognano la caccia al prestigio. Per tutti l’altro diventa una pertinenza.

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Ferdinando Pastore
Ferdinando Pastore
"Membro dell'esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista, ha pubblicato numerosi articoli di attualità politica incentrati sulla critica alla globalizzazione dei mercati e sui meccanism di funzionamento dell'Unione Europea. Redattore dell'Interfenreza e editorialista de Il Lavoro"

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