Rubio: “È a dir poco curioso come possa essere festeggiata l’indipendenza di un’entità coloniale di insediamento che, prima dell’illegittima creazione nel 1948, non esisteva. Indipendenza da chi, quindi?
Rubio e “I fiori del Male”
Gabriele Rubini, in arte Rubio, lo chef non–convenzionale, come recita la sua bio, indipendente, che per scelta non ha un suo ristorante ma è un insaziabile viaggiatore, oltre che un convinto attivista per i diritti umani e sostenitore della causa palestinese, attirandosi le ire del mainstream e dei propagandisti a senso unico a sostegno d’Israele. Nella sua rubrica sul magazine Il format*, ha commentato le parole di Ursula von der Leyen con le quali la rappresentante dell’Unione europea omaggiava il settantacinquesimo anniversario dell’indipendenza israeliana, elogiandone la grande ‘democrazia’.
L’incipit del pezzo cita testualmente le parole della von der Leyen: “75 anni fa, con l’indipendenza di Israele si realizzava un sogno. Dopo la più grande tragedia della storia umana, il popolo ebraico ha finalmente potuto costruire una casa nella terra promessa. Oggi celebriamo 75 anni di vibrante democrazia nel cuore del Medio Oriente. Avete letteralmente fatto fiorire il deserto. Abbiamo più cose in comune di quanto suggerisca la geografia. La nostra cultura condivisa, i nostri valori e centinaia di migliaia di cittadini con doppia cittadinanza europea-israeliana”.
Subito dopo iniziano le considerazioni di Rubio:
“È a dir poco curioso come possa essere festeggiata l’indipendenza di un’entità coloniale di insediamento che, prima dell’illegittima creazione nel 1948, non esisteva. Indipendenza da chi, quindi?
Il mandato britannico (1920-1948) colonizzava la Palestina, non una “Israele” inesistente.
Confusiva poi la narrazione sionista, secondo cui la nascita di “Israele” risalirebbe a 4000 anni fa (corredata da slogan come “4000 years old and 75 years young”), che ne festeggia, però, il 75esimo compleanno.
Siamo noi gli stronzi che non riescono a capire se sono 4000 o 75 anni, o le menzogne cominciano a essere troppe?
Rubio continua mettendo il punto su due miti portati a modello dalla rappresentante della UE:
“Von Der Leyen infatti cita in un’unica frase due miti che danno l’esistenza di “Israele” come dovuta: Olocausto e religione.
Descrivere gli eccidi nazisti come “la più grande tragedia della storia umana” declassifica ed elimina ogni possibile esegesi storica comparativa (che sarebbe tacciata di antisemitismo) con altre tragedie. Cosa che contemporaneamente rende minori altri crimini contro l’umanità come quelli del fascismo/sionismo/colonialismo, e giustifica la creazione di una patria in Palestina per gli ebrei perseguitati dal nazismo tedesco (escludendo di fatto tutte le altre vittime come dissidenti politici, rom, disabili, omosessuali, africani etc etc).
Quand’è che le tragedie hanno iniziato ad essere poste sotto classifica?
Una volta presa la medaglia per “la tragedia più grande”, immagino che i successori stiano facendo di tutto perché non accada più, giusto?”
Arriva poi la parte in cui Rubini ricorda la nascita del sionismo:
Doveroso ancora una volta ricordare che il sionismo nasce nel 1897 (come movimento laico che quindi sfata il mito di Israele come Terra promessa nella Bibbia, David Assael e Fiammetta Nirenstein che ne pensano?), anno in cui esisteva già, per giunta, il colonialismo degli ebrei russi in Palestina.
Lo fate voi il conto di quanti anni mancano alle persecuzioni naziste degli ebrei?
Ursula continua con un classico stereotipo orientalista, utilizzato dalla propaganda sionista e ripetuto a pappagallo come saldo mantra coloniale riferendosi a “Israele” quasi come fosse un dio antropomorfo con un “tu” colloquiale ma servile: “Hai fatto letteralmente fiorire il deserto”.
La Palestina viene quindi descritta come luogo arretrato e trascurato che necessitava e attendeva supplicante i sionisti europei “civilizzati e dotti” per prosperare. Peccato però che il mondo islamico, nei tempi in cui l’Europa brancolava nel buio (tra VIII e XIV secolo), traduceva testi greci delle più svariate materie e formulava metodi scientifici. Spiace far crollare le solide menzogne sioniste, ma la Palestina era una fiorente comunità agricola secoli prima della Nakba (1948) grazie ai Palestinesi e prima di loro ai Natufiani, Cananei e Nabatei.
Sono le caratteristiche di questa Terra fertile a renderla fiorente e non la presenza dei sionisti che, non solo hanno rubato milioni di dunam di terra già coltivata dai Palestinesi, ma hanno ridotto le coltivazioni in zone come quelle del deserto del Naqab a causa della cacciata dei beduini nativi che se ne prendevano sapientemente cura, sradicando 3 milioni di alberi palestinesi produttivi in 6 decenni.
Quindi più che far fiorire il deserto, lo hanno fatto sfiorire e morire. Affermare il contrario fa parte di una lunga tradizione di utilizzo dell’ambiente (greenwashing) per giustificare colonialismo e appropriazione europei.
La conclusione di Rubio è dedicata alla disumanizzazione dei palestinesi e alla soluzione del conflitto: la fine di Israele come entità colonialista.
“Non importa quanto cambi l’opinione pubblica sulla Palestina e quante prove vengano fornite che la colonia d’insediamento sionista sia un regime teocratico, etnocratico e d’apartheid, che tanto l’Occidente non smetterà mai di soddisfare spudoratamente il culto del sionismo. La disumanizzazione dei nativi ( in questo caso i Palestinesi ) è uno dei principi cardine del sionismo e della “civile e democratica” Europa.
Come si può celebrare e festeggiare il massacro di un popolo e la sua sostituzione etnica? Che cultura è quella del colonialismo?
Che paese è l’Italia che “celebra” i 75 anni di “Israele”, organizzazione terroristica che bombarda dall’alto i campi profughi palestinesi, inviando i propri aerei da guerra a stuprare i cieli della Palestina occupata?
Gli auguri di tutti i politici, giornalisti e dei membri delle comunità ebraiche italiane rappresentano nient’altro che i valori condivisi con lo “Stato” più brutale, razzista, colonialista, odiatore anti arabo, anti musulmano e antisemita di tutti che rappresenta l’essenza del disprezzo per la giustizia e l’uguaglianza.
Mi oppongo alla non soluzione dei “due stati” ripetuta come nenia da ebrei suprematisti e sionisti nel nome del segregazionismo razzista. Mi oppongo a questa secolare disumanizzazione dei palestinesi basata su menzogne, negazionismo e revisionismo storico.
L’unica soluzione in terra di Palestina è che “Israele”, in quanto colonia razzista di coloni che priva milioni di indigeni dei loro diritti fondamentali, proprio come l’apartheid in Sudafrica, cessi di esistere.”
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