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La voglia di guerra tra i salottieri: sarà la stupidità a distruggerci

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Nella borghesia salottiera che affolla gli studi televisivi e le kermesse ‘culturali’, è assente del tutto l’analisi storica dei fatti, sostituita da una voglia di guerra propinata come “necessaria” per difendere valori universali a cui non credono loro per primi.

La voglia di guerra tra i salottieri

Forse l’opinione pubblica non si è resa pienamente conto della piega che sta prendendo la comunicazione politica in queste settimane. Dal lato ‘atlantista’, visto che le cose non vanno come gli strateghi di Washington avevano ipotizzato, si è passati a una serie di escalation, aumentando la quantità e la letalità degli armamenti forniti, fino ad arrivare a discutere pubblicamente, sui giornali e in televisione oltre che nelle cancellerie e nei comandi militari, se autorizzare l’impiego in profondità sul territorio russo.

Dall’altro versante, Mosca annuncia cambi della propria ‘dottrina nucleare’, conferma di aver spostato armamenti atomici in Bielorussia e di star valutando di fornire armamenti avanzati a Stati alleati.

Immaginiamo cosa sarebbe successo e che reazioni ci sarebbero state, negli anni della “Guerra fredda” se si fosse apertamente discusso e ci si fosse detti pronti a inviare, rispettivamente, missili balistici ai mujahedin afghani per colpire obiettivi strategici sul territorio sovietico o missili balistici ai cubani per colpire obiettivi strategici sul territorio statunitense (no, questo secondo esempio è sbagliato, lo stavano facendo davvero e John Kennedy fino all’ultimo istante rimase indeciso se nuclearizzare la flotta russa o meno…).

Una fiera delle assurdità logiche. Eppure, se vogliamo trovare qualcosa di simile, lo troviamo in un altro momento della storia: c’è una vasta letteratura degli anni precedenti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, in cui si può notare come vaste fasce di popolazione, frustrate da decenni di stagnazione economica e influenzate da una costante propaganda, invocassero la guerra, desiderose di “dare una lezione” al nemico, ritratto come un barbaro che agiva per puro odio e senza ragione apparente.

I pochi individui che all’epoca tentavano di mantenere uno spirito critico, come Karl Kraus, erano bersaglio di critiche da ogni lato. Oltre un secolo dopo, nulla è cambiato.

Come già sottolineato in altre occasioni, i grandi temi di attualità geopolitica, sembrano calati dall’alto. Non c’è un passato, non ci sono analisi sulle condizioni che hanno portato al concatenarsi di scelte e eventi. Tutto si sposta sul piano morale in chiave favolistica: “Un giorno un pazzo sanguinario si svegliò e decise di invadere un paese”.

E con questo approccio la storia deller elazioni russo-ucraine nasce nel febbraio 2022, gli Houthi si materializzano nello Yemen nel 2024 arrivando a bordo di astronavi dallo spazio (ma indossando comunque le infradito).

Stessa dinamica con la quale per la gran parte della cittadinanza, la questione israeliano-palestinese, comincia il 7 Ottobre 2023.

L’attacco che Hamas ha organizzato contro Israele è frutto di un percorso lunghissimo, in cui un odio viscerale è stato fatto crescere.

La doverosa condanna delle atrocità perpetrate contro civili indifesi non modifica il contesto generale, in cui, tali atti brutali sono il frutto di una situazione con precise responsabilità politiche, tra cuiquelle di Benjamin Netanyahu, uno dei principali attori.

Comprendere non equivale a giustificare, ma questa fondamentale distinzione è fondamentale per mettere in campo le condizioni necessarie per intervenire e correggere la rotta.

Di fronte ad un genocidio come quello in corso nella striscia di Gaza,  il massacro in Libano e Siria, il perdurare della guerra in Ucraina, e quelloc he accade in Africa, continuamente fuori dalle cronache – come la guerra in Sudan – ma strettamente connesso al domino in corso, effetto della fine del paradigma degli equilibri maturati al termine della seconda guerra mondiale, qual’è la reazione delle elites occidentali, ovvero quella parte di mondo in cui viviamo e che amiamo, al contrario delle accuse che vengono continuamente mosse contro chi prova ad osservare l’attualità senza gli occhiali della propaganda e dell’appartenenza ‘a prescindere’?

In questo scenario, proprio come in passato, la reazione della maggioranza somiglia a una lite da bar: “Credi che abbia paura? Ora te la faccio vedere io!”

Le alleanze sono pronte a cadere come tessere di un domino, proprio come nel 1914. Allora, i più ansiosi di entrare in conflitto erano coloro che non avevano mai sudato in vita loro, studenti e borghesia da salotto che sarebbero finiti al massimo tra gli ufficiali nelle retrovie.

Oggi la situazione è la stessa, con i salottieri in primo piano. I Riotta, Servegnini, Parenzo, Calenda e Picierno vari, sembrerebbero pronti a prendere Mosca baionette alla mano.

Ancora una volta, sarà la stupidità a portarci alla rovina.

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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