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venerdì, Luglio 11, 2025
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La tragedia del Titan e il populismo giusto

Le tragedie non vanno messe in competizione ma il dramma del Titan ci ricorda che c’è un populismo giusto, che non fa che riportare l’ovvio, cioè la verità: i poveri non sono degni di essere umanizzati e rimangono numeri, statistiche. Al contrario, i ricchi sono vite umane di cui dobbiamo conoscere tutto.

I media e la tragedia del Titan

Ieri è arrivata la conferma di quello che già era chiaro: il robot inviato per le ricerche in profondità ha individuato i resti del Titan, disperso da domenica, a oltre 3mila metri: erano vicini al relitto del transatlantico Titanic.

L’imprenditore britannico Hamish Harding, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman, il ceo dell’OceanGate Stockton Rush e il pilota  Paul-Henri Nargeolet, sono morti a bordo del mezzo a causa di una implosione del sottomarino.

Fra i rottami trovati dal robot ci sarebbero la parte posteriore e il telaio di atterraggio del sommergibile. Secondo la Guardia costiera di Boston, i rottami, cinque in tutto, sono in linea con ‘una drammatica perdita di pressione’. “Continueremo a ispezionare l’area dove sono stati trovati i rottami”, ha spiegato la Guardia costiera sottolineando che non è ancora possibile definire una tempistica dell’incidente. Al momento ci sono nove imbarcazioni nell’area delle ricerche.

Le reazioni social e il “populismo”

La tragedia del sottomarino turistico ha conquistato le prime pagine dei giornali ma ha aperto anche sorta di polemica nelle bolle dei social sulla differenza di trattamento per alcune vicende in base al censo e alla nazionalità.

Il valore della vita umana non conosce differenze tra ricchi e poveri, è il coro che si è alzato verso chi contestava l’approccio alla notizia. Ma è quello stesso coro che, in tantissimi casi, vedendo le immagini delle tragedie nel Mediterraneo, alla vista dei corpi senza vita di minori, rimprovera gli stessi migranti, gli adulti, dicendo che conoscevano i rischi, e che erano degli irresponsabili.

Le tragedie non vanno messe in competizione, è vero, ma c’è un populismo giusto, molte volte, che non fa che riportare l’ovvio, ovvero la verità. È quel populismo che grida: il re è nudo!

E non si può non sottolineare che lascia inquietudine e rabbia dover constatare che la nave recentemente affondata al largo del Peloponneso con un bilancio approssimativo di  600 morti, di cui un centinaio di bambini, sia stato per i media un fatto come un altro, tragico, ma lontano, asettico, non degno di approfondimento, commozione, riflessione. Un fatto che riguarda “loro”, cioè quella parte di mondo che non è degna di essere umanizzata ma rimane numero, statistica.

Al contrario, per le vittime del Titan, uomini di successo con alle spalle grandi carriere professionali e una disponibilità economica enorme, conosciamo tutto. Abbiamo visto i volti, le loro storie personali, persino le storie e le reazioni dei parenti. L’ineffabile ‘Repubblica’ ha indagato pure su dove si trovava il parente di una delle vittime durante la tragedia.

Dunque i passeggeri del sommergibile turistico sono state vittime ma con tutta la loro personalità.  Non sono degli anonimi migranti, non-persone “che se la sono andata a cercare”. Il denaro ripulisce ogni cosa, redime, e la sua mancanza condanna quelli che restano i dannati della terra.

I poveri sono irresponsabili, i ricchi vite umane.

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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