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Il neocapitalismo non ha bisogni di valori da preservare

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Il grande virus della contemporaneità – tralasciando la cronaca bellica – è il neocapitalismo, un sistema distruttivo che si è evoluto eliminando ogni orpello che potesse frenarlo.

Il neocapitalismo senza valori

Il capitalismo contemporaneo si fonda su una progressiva erosione dei valori tradizionali, rendendolo un sistema guidato principalmente dall’avidità individuale e dal desiderio di accumulo.

Il neocapitalismo, pur evolvendosi dalla borghesia storica, ha spogliato i suoi comportamenti dai doveri sociali e dai valori che una volta ne guidavano l’azione, abbracciando invece una forma di deregulation morale che si riflette nel comportamento sociale ed economico degli individui.

Il declino dei valori tradizionali

Nel capitalismo contemporaneo, l’etica borghese, che un tempo imponeva una certa disciplina sociale, responsabilità verso lo Stato e la comunità, e negoziati tra desideri individuali e le tradizioni, è stata completamente eliminata.

La modernità ha introdotto un mondo in cui non vi è più necessità di confrontarsi con un insieme di valori condivisi o con limiti morali imposti dalla religione o da altre istituzioni tradizionali.

Questo fenomeno ha contribuito a distruggere non solo le religioni, ma anche le forme di patriottismo, nazionalismo e il concetto stesso di famiglia, istituzioni che, seppur imperfette, erano viste come strumenti per contenere l’egoismo umano.

Questa dissoluzione dei valori ha aperto la strada a un’era di individualismo estremo, dove ogni individuo si sente libero di esprimere se stesso e di inseguire il proprio piacere senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine per la società o per l’ambiente.

Il capitalismo ha quindi favorito una cultura dell’edonismo, in cui il consumismo e l’obsolescenza programmata giocano un ruolo centrale, spingendo le persone a desiderare e a consumare in modo compulsivo.

Il consumismo e la virtualità

La modernità capitalista ha promosso una visione in cui la società e l’ambiente devono adattarsi ai bisogni momentanei degli individui, spesso indotti artificialmente dalla pubblicità, e non viceversa.

La cultura del consumismo è alimentata dall’illusione che la felicità e la realizzazione personale siano raggiungibili attraverso il possesso di beni materiali e il continuo soddisfacimento di desideri transitori.

Questa mancanza di lungimiranza si traduce in una mentalità di breve termine, in cui il futuro viene sacrificato sull’altare del presente.

Le nuove tecnologie, soprattutto quelle create con l’obiettivo di arricchire pochi individui e intrattenere le masse, sono il simbolo di questa alienazione: esse promuovono una vita virtuale e superficiale, incoraggiando l’illusione di eterna giovinezza e il rifiuto di confrontarsi con la realtà o con il passato.

Individualismo contro comunità

Politicamente, il capitalismo contemporaneo ha generato una frattura evidente tra chi trionfa grazie al proprio individualismo e chi, invece, soffre perché ancora legato alla necessità di una comunità solidale.

Il liberismo ha creato una coalizione egemonica di individualisti che si sentono “vincenti” e quindi svincolati dai bisogni della società. Dall’altro lato, vi sono coloro che, non riuscendo a emergere individualmente, sono costretti a cercare rifugio e supporto nelle istituzioni collettive e sociali.

Tuttavia, come sottolineato nel testo, la sinistra politica non è riuscita a riconoscere questa frattura fondamentale.

Anziché combattere il liberismo capitalista con l’unità, è rimasta impantanata in vecchie battaglie come l’anticlericalismo, l’antistatalismo e il progressismo, perdendo di vista la necessità di costruire un fronte coeso contro l’individualismo dilagante e il potere delle grandi corporazioni.

Di conseguenza, i tradizionalisti, i religiosi e i nazionalisti, che teoricamente dovrebbero opporsi al liberismo, spesso finiscono per votare a destra, alimentando paradossalmente il sistema che li danneggia.

Il ruolo delle élite e della globalizzazione

Il sistema capitalistico attuale è dominato dalle élite economiche e finanziarie, che vedono nella globalizzazione uno strumento per massimizzare i propri profitti, a discapito delle comunità locali e dei legami sociali.

Distruggere le comunità e indebolire le tradizioni serve a rendere i singoli individui più vulnerabili al consumo compulsivo e meno resistenti alla propaganda pubblicitaria.

La destrutturazione sociale alimenta la frammentazione politica, che a sua volta impedisce la formazione di un movimento unitario capace di sfidare il potere economico consolidato.

Le grandi corporazioni, sostenute da politiche di deregolamentazione e dalla frammentazione della società, continuano a imporre le proprie regole, plasmando il mondo secondo le proprie esigenze economiche.

La promessa di libertà individuale viene svuotata del suo significato, poiché, in assenza di una vera uguaglianza sociale e politica, la libertà diventa semplicemente un privilegio per pochi.

 

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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