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Come l’Occidente ha trasformato il jihadista al-Jawlānī nel nuovo Garibaldi

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La caduta del governo di Baššār Ḥāfiž al-Assad lo scorso 8 dicembre ha segnato un punto di svolta nella storia recente della Siria, ma ancor di più nella narrazione mediatica occidentale.

Al centro di questa nuova narrativa si trova Abū Muḥammad al-Jawlānī, nato Aḥmad Ḥusayn al-Shar’a, leader di Hayʿat Taḥrīr al-Shām (HTS), un’organizzazione da tempo considerata terroristica dalla comunità internazionale. In pochi giorni, al-Jawlānī è passato dall’essere uno dei terroristi più ricercati al mondo a figura simbolo della “liberazione” siriana, dipinto dalla stampa occidentale quasi come un nuovo Garibaldi.

Abū Muḥammad al-Jawlānī, da terrorista a liberatore: una metamorfosi mediatica

Per anni, al-Jawlānī e il suo gruppo sono stati etichettati come affiliati ad al-Qāʿida, con un passato macchiato da attacchi contro civili, rapimenti e crimini di guerra.

Hayʼat Taḥrīr al-Shām (HTS) è stata fondata nel 2007 attraverso la fusione di diverse fazioni, tra cui quella predominante derivava dal Fronte al-Nuṣra, un gruppo jihadista salafita formalmente affiliato ad al-Qāʿida fino al 28 luglio 2016.

Al-Jawlānī ha legami stretti sia con Ayman al-Ẓawāhirī, guida suprema di al-Qāʿida dal 2011 al 2022 e successore di Osāma bin Lāden, sia con Abū Bakr al-Baghdādī, emiro dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante dal 2010 al 2014 e califfo dello Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) fino al 2019, anno della sua morte in un raid statunitense nei pressi di Idlib.

Tra il 2011 e il 2013, al-Jawlānī e al-Baghdādī collaborarono attivamente in Siria, fino a quando, nell’aprile 2013, l’ISIS ruppe i rapporti con al-Qāʿida. Al-Jawlānī rifiutò questa separazione, riaffermando la sua fedeltà ad al-Qāʿida e ad al-Ẓawāhirī.

Nonostante ciò, il leader di HTS è stato recentemente descritto come il principale artefice della caduta di Assad, presentato dai media occidentali come un “dittatore malvagio”.

Questo cambiamento è avvenuto nonostante la sua organizzazione rimanga formalmente designata come organizzazione terroristica dalle Nazioni Unite e da molti governi occidentali, tra cui quelli di Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Unione Europea. Che ora corrono ai ripari aprendo discussioni sulla rimozione del gruppo dalla ‘lista nera’.

La trasformazione dell’immagine di al-Jawlānī non è casuale. Negli ultimi mesi, il leader jihadista ha adottato una strategia ben studiata per rendersi più accettabile agli occhi dell’opinione pubblica occidentale.

Ha abbandonato il tradizionale turbante per un’uniforme in stile occidentale color kaki, accorciato la barba e moderato il tono delle sue dichiarazioni pubbliche. Ha iniziato a parlare di “unità nazionale” e a rivolgere appelli diretti alle minoranze religiose siriane, come cristiani e drusi, promettendo protezione sotto il suo controllo – una retorica distante dalla sua precedente visione di uno stato islamico sunnita governato secondo la sharī‘a.

Gli interessi geopolitici occidentali dietro la narrativa

Questa metamorfosi mediatica riflette gli interessi geopolitici delle potenze occidentali, più che un cambiamento reale nella natura di al-Jawlānī o della sua organizzazione. La caduta di Assad – alleato della Russia e dell’Iran, e sostenitore della causa palestinese – rappresentava una priorità per gli Stati Uniti e i loro alleati.

La narrativa che presenta al-Jawlānī come un liberatore è funzionale a giustificare il sostegno, diretto o indiretto, a un leader precedentemente demonizzato, in nome di un risultato strategico: destabilizzare ulteriormente la regione e ridurre l’influenza di Mosca e Teheran in Medio Oriente.

Questa non è la prima volta che l’Occidente si allea con gruppi estremisti per perseguire obiettivi a breve termine. Dall’Afghanistan alla Libia, passando per l’Iraq, la storia recente è piena di esempi di collaborazioni con fazioni jihadiste che hanno avuto conseguenze catastrofiche a lungo termine.

Tuttavia, nel caso di al-Jawlānī, il tentativo di riposizionarlo come leader accettabile agli occhi dell’opinione pubblica internazionale appare particolarmente audace, considerato il suo passato e la natura della sua organizzazione.

Il ruolo della stampa occidentale

I media occidentali hanno giocato un ruolo cruciale in questa operazione di rebranding. Da una parte, hanno enfatizzato la brutalità del regime di Assad, dall’altra hanno minimizzato o omesso le responsabilità di HTS nei crimini di guerra e nelle violazioni dei diritti umani.

La scelta delle immagini e delle parole utilizzate per descrivere al-Jawlānī è indicativa: da leader jihadista con legami con al-Qāʿida a figura pragmatica e moderata, capace di guidare la Siria verso una “nuova era”.

Tuttavia, il rischio di questa operazione è evidente: legittimare un leader con un passato jihadista potrebbe portare a nuove instabilità in Siria e nella regione. La storia ha già dimostrato che allearsi con gruppi estremisti per obiettivi a breve termine può avere conseguenze devastanti a lungo termine.

Al di là delle apparenze, la questione centrale rimane: chi è veramente al-Jawlānī e quale futuro porterà alla Siria?

 

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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