“Chi non ama il blues ha un buco nell’anima“: torna la Stevie’s Blend con un nuovo potente EP.
Stevie’s Blend, rough and ready
Sul muro di un vecchio negozio di dischi del Mississippi c’è scritto “Chi non ama il blues ha un buco nell’anima“.
Chiunque abbia ascoltato il blues non può che dare ragione a chi ha scritto quella frase.
Certo il contesto della musica del diavolo è cambiato continuamente nel tempo: negli anni 30 nel Delta del Mississipi, quelli del vate Johnson, non era musica per puristi, quello arriverà molto dopo, al momento della scoperta del blues da parte di un pubblico bianco e sofisticato.
In quegli anni, era musica da intrattenimento e da ballo, chi ascoltava non aveva pretese artistiche, voleva solo divertirsi. C’erano centinaia di bluesmen che giravano, suonando nei juke joint sulle strade e alle feste private nelle piantagioni, o ‘playing for dimes’ agli angoli di strada nelle città, pochissimi di loro arrivavano al traguardo di un 78 giri per tentare la scalata alle Race Charts, le classifiche ‘di razza’, come si chiameranno fino agli anni 50.
Ne abbiamo visto una ricostruzione dello spirito nel controverso Ma Rainey’s Black Bottom, il film adattato fedelmente dal testo teatrale di Auguste Wilson, un atto unico ambientato nel 1927, in uno studio di registrazione di Chicago dove la band della “madre del blues” deve incidere un nuovo album.
Ma negli anni nel blues si sono verificati notevoli cambiamenti che hanno fatto di questo genere un significativo punto di svolta nella storia della musica. Il più grosso cambiamento è consistito probabilmente nella “scoperta” del blues da parte di un pubblico cresciuto con il Rock ‘n’ roll. Negli anni ’70 e ’80 non era difficile trovare gruppi blues con un largo seguito in tutte le classi sociali.
Negli ultimi 20 anni, è apparsa una nuova generazione di talenti, giovani musicisti capaci non solo di fare blues ma anche hard rock, country e addirittura jazz. Influenzati dai loro grandi predecessori, essi lavorano all’interno della ricca tradizione blues, infondendovi la loro personale ispirazione.
E in questo fiume l’Italia non poteva mancare con le sue passioni, le sue contaminazioni, i suoi interpreti, tutti fedeli alla linea. E come diceva il buon Ferretti: la linea non c’è. Se non il filo con la terra madre americana.
È il caso della Stevie’s Blend, la combo formata da veterani d’esperienza internazionale sul campo, giunta al secondo EP in studio dopo THE BLUES HILL, lavoro più legato al suono acustico primordiale, dal quale si distacca soprattutto per i suoni che rimandano ad un rock blues di matrice decisamente più elettrica.
In questo nuovo lavoro la band è alla ricerca dell’essenza sia nella composizione che nella registrazione con le chitarre elettriche di Stefano de Angelis in primo piano e la voce graffiante di Gianna Chillà a condurre la band verso territori dove spadroneggia il blues più sanguigno e ruvido, il tutto sostenuto dalla solida sezione ritmica con Michael Brill al basso e Piero E. Pierantozzi alla batteria.
Quattro tracce registrate per la Funky Juice con un approccio che rispetta la filosofia del blues, con pochissime sovraincisioni per ricreare l’impatto di una band che suona dal vivo.
Stevie’s Blend ft. Gianna Chillà – Girl With A Gun
Leggi anche
- Quando sognavo Nick Drake al nostro matrimonio
- Sex, drugs and rock and roll: il pub rock prima del punk
- Il gypsy jazz e le virtù di Moreno Viglione
[themoneytizer id=”68124-28″]