Esistono canzoni spalancate sull’infinito, altre immerse nel quotidiano, alcune intrise di poesia e altre ancora cucite coi nostri nervi: “Speed Of Life” è tra le tante canzoni necessarie di David Bowie.
La “Speed Of Life” di David Bowie
Credo che pochi artisti ci abbiano fatto sentire vivi quanto Bowie. Bach ci ha messo in contatto con Dio, Mozart ci ha insegnato l’armonia con gli altri, i Beatles hanno alterato irreversibilmente la nostra percezione del mondo, gli Stones e Lou Reed ci hanno portato sul lato selvaggio della vita.
Bowie ci ha fatto sentire vivi, ed erotici, nella notte della città, nel contrasto tra luce e oscurità, nel blu elettrico, nel vagabondaggio, nella velocità, nel neon, nella corruzione, nel segreto, nel tradimento. Infine, nell’essere sé stessi dietro mille maschere, perché, per dirla con Tondelli, si vive dell’esibirsi e del nascondersi, come in uno strip tease.
E Bowie ha fatto magistralmente entrambe le cose, celebrando il camaleontismo come il mimo Kemp, brandendo l’edonismo sfrenato alla Dorian Gray, saltando dalle stelle alle strade secondarie, dall’America calda e negroide al gelo berlinese, e poi di nuovo sulle piste da ballo, ancora a fare da radar, a cercare sintonie, fagocitando nel tempo Dylan e i Velvet, il soul e il rock and roll, Brel, Nietzsche e i Kraftwerk, infine, con Lazarus, mostrandosi nudo nella sofferenza, nella malattia.

David Bowie – Speed Of Life
14 gennaio 1977: Il preludio di Low, Speed of Life, è un inatteso brano strumentale, quasi una sigla con un repentino effetto fade in che trascina i fans di Bowie, inizalmente sconcertati, nella sua mutata e nuovissima dimensione artistica. Nei suoi pochi minuti di durata sono presenti le coordinate sonore da cui l’intero disco muoverà verso il suo status di capolavoro.
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