www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.
Lutto nell’arte contemporanea: è scomparso Esteban Villalta Marzi, geniale esponente della Pop Art europea. Con stile dissacrante e visione unica ha lasciato un segno profondo.
Addio a Esteban Villalta Marzi
L’arte contemporanea perde uno dei suoi più geniali esponenti con la morte di Esteban Villalta Marzi. A darne l’annuncio un post dei familiari sulle pagine social:
Cari amici e parenti, con immenso dolore vi comunichiamo la scomparsa di Esteban Villalta Marzi. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa quanto abbia lasciato un segno, non solo nell’arte, ma nelle vite di chi lo ha amato. Vogliamo salutarlo insieme, con la stessa bellezza e intensità che lui ha saputo donarci.
Esponente di spicco di quella nuova ondata di Pop Art europea, Villalta Marzi ha rigenerato l’estetica della originaria Pop Art americana della tradizione pop della scuola di Andy Warhol, trasportandola nella visione socio-culturale propria del Vecchio Continente con toni diversamente dissacranti e dirompenti.
Aggiungiamo una nota personale: Esteban era un amico di tutti noi di Kulturjam. Sin dai primi momenti della nascita del nostro progetto culturale ed editoriale, ci ha sempre sostenuto, incoraggiato e insieme abbiamo condiviso bei momenti.
A Patricia, la sua compagna di vita, alla famiglia tutta va il nostro abbraccio.
Esteban Villalta Marzi e la New Pop Art
Esteban, romano di nascita, ha diviso la sua vita artistica fra la Spagna, Roma e Palma de Mallorca. Dopo essersi diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Roma, dal 1978 inizia da subito ad esporre in Italia e all’estero.
Primi anni ’80
I suoi anni ’80 sono davvero prolifici, dipinge graffiti in performance dal vivo in numerosissimi locali in Italia e Spagna, discoteche, negozi e set cinematografici.
Il suo primo ciclo pittorico, difatti, prenderà il nome di Graffitismi.

Ne segue l’invito a Barcellona alla prima Biennale di Arte Mediterranea insieme ad artisti come Andrea Pazienza, Marco Tamburini, Pedro Almodóvar, Alberto García-Alix, Fabio McNamara, Eva Liberty…
Sempre negli Anni Ottanta riceve una borsa di studio del museo Art et Histoire di Ginevra, dove realizza una personale alla galleria Care-off iniziando poi una collaborazione con il gallerista Erik Frank che lo porterà a diverse edizione dell’Art Basel a Basilea.
Dopo un periodo di frequentazione parigina, prende vita il ciclo successivo Espressionismo Feroce.

La Movida Madrilena
A metà degli Anni Ottanta torna a Madrid e diventa uno principali rappresentanti del movimento artistico Movida Madrilena, una vera e propria rivoluzione culturale post-franchista.
Da quel momento la critica lo annovera tra i più maturi rappresentanti della cosiddetta New Pop Art.

Rientrato a Roma, artista irrefrenabile, crea una serie ricchissima di cicli pittorici: Gestualità Pop, Supereroi, Ice Guys, Boys & Girls e tanti altri.
L’opera di Esteban Villalta Marzi
La sua opera è annoverata tra le migliori espressioni artistiche della New Pop Art europea.
Il cinema, il fumetto, le tradizioni e le tendenze generazionali offrono a Esteban gli spunti per rielaborare immagini da svariati contesti, con tematiche riprese a intermittenza durante la sua carriera.

Un elemento rilevantissimo della sua opera è il rapporto con le origini spagnole: un mondo affascinante che affiora nelle creazioni combinandosi con il contesto di personaggi fantastici.
Uno degli aspetti più affascinanti del suo immaginario riguarda la capacità di dare vita letteralmente ai personaggi dei fumetti e di trasformali in protagonisti di una dimensione “altra”, vivacissima e prossima ad una realtà più vera del vero.
Confrontando l’immaginario di queste narrazioni, colpisce il balzo enorme che questa visione “new-pop” compie rispetto alla dimensione statica, ibridata, del fumetto pop di Roy Lichtenstein e della pop art del XX secolo.
La curvatura espressionistica della sua pittura si genera dalla vivacità cromatica dei dipinti.
É travolgente, come se nel colore trovasse la cifra di proiezione verso un iperrealismo che nuovamente trasporta i suoi personaggi verso una dimensione non reale.
Un processo che conduce inizialmente i personaggi fantastici nel contesto quotidiano, possibile attraverso la carica del dinamismo, la forza del segno e la carica espressiva.
In una seconda fase quelle stesse figure tornano nell’iperuranio grazie ad una potenza cromatica piena di energia ma anche innaturale.
Sotto il profilo compositivo, colpisce molto l’amore per il dettaglio: come delle zoomate su particolari anatomici e frammenti di storie complesse.

Anche in questo si riconosce una meditazione sulla tradizione del pop di metà ‘900. Si coglie una contaminazione con le strategie del montaggio cinematografico.

Sostieni Kulturjam
Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.
I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.
Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.
Leggi anche
- La psicosi bellica della Polonia, bastione NATO con l’ossessione del riarmo
- Calenda, Picierno and co: democrazia sì, ma solo se obbedisci
- Bastonati e traditi: la repressione dei pensionati argentini sotto il governo Milei
- Franceschini contro i padri: la guerra dei cognomi mentre il Paese affonda
E ti consigliamo
- Shidda
- Noisetuners
- Novecento e oggi
- A sud dell’impero. Breve storia della relazione sino-vietnamita
- Sintropie. Mondo e Nuovo Mondo
- Musikkeller, un luogo-non luogo
- Breve guida per riconoscere il “coatto”
- Achab. Gli occhi di Argo sul carcere
- La terra di Itzamnà: alla scoperta del Guatemala
- Dittature. Tutto quanto fa spettacolo: si può essere ironici su temi serissimi e al contempo fare opera di informazione e presidio della memoria?
- Il soffione boracifero: ritorna dopo 10 anni il romanzo cult
- Cartoline da Salò, nel vortice del presente