Diego Armando Maradona è morto . L’ex calciatore del Napoli, del Barcellona e della Nazionale argentina, secondo quanto riportano il Clarin e la CNN è venuto a mancare per un arresto cardiaco.
Meno di un mese fa aveva compiuto sessant’anni, il mondo del calcio lo aveva celebrato e noi tra i tanti.
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Maradona è morto. Addio al re
Diego Armando Maradona è morto. Se ne va a sessant’anni, fedele alla regola del genio autodistruttivo. Se ne va senza lasciare epigoni.
Non ci sono, non possono esserci ancora epigoni. Messi, il pulcino triste, è roba da playstation, batte record su record, sempre con un sorriso appena accennato. Cristiano Ronaldo è il testimonial eterno di Mean’s Healt, l’atleta perfetto di cui si cantano le gesta sui giornali come fosse un influencer: guarda il nuovo taglio di capelli, segui la sua dieta, hai visto il nuovo look?
Degli idoli nostrani la narrativa non spicca mai il volo, non osa: di Totti dicono nell’urbe che è come uno di famiglia. Del Piero, per carità, continua a parlare con gli uccellini.
A Diego invece si chiedevano i miracoli, s’erigevano altarini pagani con la sua parrucca. Diego faceva il bagno nella vasca a conchiglia del boss Giuliano, come uno Scarface qualunque, passeggiava per l’Havana con Fidel Castro.
È altro spessore narrativo. È materia trascendente da romanzo, carne viva e fumetto.
Ma la genialità ha in sé un lato oscuro, seducente, come il Jeckyll di Stevenson, in quanto contrario all’umanità ordinaria, da cui non può distaccarsi. Nel mondo della vita quotidiana Maradona non è mai riuscito a frenare le sue inclinazioni, trasformandosi in auto-minaccia e dando vita a ripercussioni nefaste che abbiamo visto negli anni, come fosse un perenne reality.
Ora si è tramutato definitivamente in leggenda.
Addio al re
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