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martedì, Luglio 15, 2025
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Il Gagliardini imbizzarrito e Inzaghi nell’unica volta che non sostituisce subito un ammonito

A metà del primo tempo la domanda è affiorata oziosa: quanto ci metterà Gagliardini a farsi espellere? Seguita a ruota dall’altra annosa questione: quanto ci metterà Inzaghi a sostituirlo?

L’interista esistenzialista: il Gagliardini imbizzarrito

Nel calcio d’oggigiorno ogni squadra gioca un numero assurdo di partite per stagione. Le formazioni sono composte da eserciti di giocatori per fare fronte alla fatica, agli infortuni, alle squalifiche.

Agli allenatori tocca l’arduo compito di stare dietro a tutte queste variabili, mettendo insieme la formazione che risponda in maniera più congrua all’esigenza del momento.

Si arriva al parossismo per cui ogni formazione viene stilata in ragione non tanto della gara che sta per affrontare, ma piuttosto per quella che verrà subito dopo.

Nella fattispecie, in occasione del match-clou della 36^ giornata del campionato di calcio di serie A, che metteva il Napoli di fronte all’Inter, Inzaghi aveva l’urgenza di preservare gli uomini in previsione della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, che sarà in programma giusto tre giorni dopo.

Aveva così fatto intendere che avrebbe – ragionevolmente – optato per un corposo turnover, dando ventilazione alle bocche che non avevano accolto di buon grado quella scelta, così drastica. Per queste, mettere in campo una versione così “sperimentale”, avrebbe mandato in tilt gli automatismi che si erano dimostrati così ben oliati da permettere una striscia di ben otto risultati utili. E proprio contro il fortissimo Napoli?

Dubbi leciti, comprensibili, condivisibili. Se poi nella formazione di base leggi contemporaneamente i nomi di Correa e Gagliardini, ecco che quei dubbi smettono di essere tali, e virano a certezze inconfutabili.

I sonni di Spalletti invece non sono stati turbati da certi dilemmi, la formazione da schierare contro il cinquanta percento dei finalisti di Champions League, doveva essere senz’altro la migliore. Nessun giocatore da far riposare, tanto il campionato è già in ghiacciaia e all’occasione di battere una grande squadra come l’Inter, Luciano non vuole certo rinunciare. In realtà quei dubbi circa gli automatismi di cui riferivo pocanzi, si sono subito rivelati vacui, perchè il pallone, fin dal primo minuto, ce lo aveva sempre il Napoli.

Dall’altra parte del campo, si difendeva in undici sotto la linea di palla, in attesa di ripartenze sempre fatte abortire dai più mobili centrocampisti del Napoli quando non dalle scelte improvvide dei rincalzi interisti, complessivamente molto meno dotati tecnicamente dei loro dirimpettai.

Un imbizzarrito Gagliardini intanto aveva preso a scalciare come un mulo furioso chiunque gli passasse nei dintorni, un po’ per impeto, un po’ per scoordinazione, un po’ per frustrazione. Ai testimoni di tali scelleratezze, la domanda è affiorata oziosa: quanto ci metterà il buon Gaglia a farsi espellere? Seguita a ruota dall’altra annosa questione: quanto ci metterà Inzaghi a rovinargli i piani sostituendolo?

Nel frattempo un’Inter “Contiana” rintuzzava sempre più dietro, con la differenza che quella era in grado di servire e lanciare Lukaku, questa a malapena riesce a far arrivare la palla ai centrocampisti. Purtroppo D’Ambrosio e Bellanova non hanno i piedi di Darmian e Dimarco, quindi i loro tentativi di palla lunga vengono facilmente fatti preda da Kim e Rrahmani, che considerato il girare al largo di Correa, possono occuparsi in due delle possibili mattane di Lukaku.

Al quarantesimo minuto si scioglie l’ulteriore dubbio: Inzaghi non fa l’unica sostituzione logica e sensata della sua biennale esperienza interista e che nessuno si sarebbe sognato di criticare: cambiare immediatamente Gagliardini con uno qualunque della panchina, fosse anche il secondo portiere. Invece commette il peccato di indugiare nel dubbio se sia il caso di farla subito quella sostituzione o aspettare di passare per gli spogliatoi.

Perde ulteriore tempo prezioso a raccomandarsi col ragazzo di usare il cervello, di gestire i falli, di andarci piano. Come no, mister. Manco finire di dirlo e quello fa fallo su Lobotka, con l’arbitro che lo grazia. “Forse il ragazzo non ha capito, forse dovevo essere più chiaro” si è detto Inzaghi. E così, nel dubbio gli ha ribadito il concetto. “Ho capito Mister, eccheppalle, mica so’ scemo”. Ebbene, il pusillanime neanche tre minuti dopo non ti stampa uno zoccolo sul piede destro di Anguissa? Capirai, che può fare Marinelli se non espellerlo dopo averlo già una volta risparmiato?

E quello con l’arbitro ha l’ardire di si lamentarsi pure, il cataplasma. I cinque minuti che mancano alla fine del primo tempo sono l’antipasto di quello che sarà il secondo tempo: un assedio. Se prima, a pieno regime, gli ospiti erano spettatori del preponderante possesso palla dei padroni di casa, nel secondo tempo si tratterà solo di aspettare quando quello strenuo muro composto da maglie gialle, cadrà.

Succede al sessantaseiesimo, la bella girata di Anguissa che manda la palla in rete viene solo toccata da Onana, che davvero di meglio non poteva fare. Il Napoli si acquieta e si mette di buzzo buono a far girare palla e cronometro, tanto l’avversario sembra inerme, incapace di reagire. Tanto più che Inzaghi richiama Barella e Bastoni tra i pochi che stavano facendo bene, per Acerbi e Brozovic: è chiaro che sono sostituzioni conservative, più che costruttive: il coach sta già pensando alla prossima partita.

Più che i nuovi entrati tra le fila nerazzurre, è l’uscita di Kim a favore di Juan Jesus a dare un segnale positivo all’Inter. Non c’è paragone tra i centrali che si sono avvicendati, un muro in cemento il coreano, un profilato in cartongesso il brasiliano: può essere che sia forse il caso di provarci? E infatti è proprio lui a farsi sfilare dietro come un tordo Lukaku, imbeccato dopo una bella volata da di Dimarco, da poco subentrato a D’Ambrosio.

E’ l’uno a uno, ma ci sono ancora molti minuti da giocare e il Napoli mostra subito di volerli utilizzare proficuamente. Non ci vorrà molto, è Di Lorenzo ad inventare un gran gol: uso – mea culpa – il tanto abusato “tiro a giro” per descrivere quel colpo che taglia in diagonale l’area e finisce a spazzare le ragnatele all’incrocio dei pali della porta difesa da Onana, che resta immobile tanto quella parabola è fuori dalla sua portata.

I cinque minuti che con il recupero ne fanno nove, servono a niente se non all’Inter per buttare inutili palloni in avanti. Il contropiede che trova sbilanciatissima la difesa interista, finalizzato poi da Gaetano è solo il punto esclamativo su una partita già finita.

Il tre a uno che passa in statistica è risultato giusto che rispecchia l’andamento della partita, il possesso palla e le conclusioni verso la porta avversaria. Il Napoli restituisce all’Inter una delle poche sconfitte che aveva subito in campionato fin qua disputato.

Rimane il rimpianto di non aver potuto disputare tutto il match in parità numerica ma è pur vero che anche fin quando le squadre erano undici contro undici, era stato il Napoli a giocare decisamente meglio, e avrebbe meritato di essere in vantaggio. Tirando le somme, a due giornate dalla fine, immagino che lo stesso Inzaghi avesse messo in preventivo che questa gara si potesse perdere. Adesso si tratterebbe di prendere un paio di punti tra Atalanta e Torino: non sembra un’impresa fuori portata.

A consuntivo, si prenda il meglio che viene: non si è registrato nessun infortunio, la squadra ha dimostrato un ottimo stato di forma tenendo il campo fino alla fine contro un avversario molto forte e in superiorità numerica per gran parte del match. Infine, ha capitalizzato l’unica occasione di gol che le è stata concessa, quando in passato avveniva l’esatto contrario, sperperando malamente.

Se sarà tanta o poca roba, lo vedremo immediatamente: è già tempo di finali, la prima a Roma contro la Fiorentina. Lì non ci sarà bisogno di Gagliardini. Almeno non dall’inizio…

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Filippo De Fazio
Filippo De Fazio
Meridionale ma anche settentrionale. Sono lettore incallito e compulsivo, grafomane della vecchia scuola, ex calciatore dagli esiti disastrosi.

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