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Funamboli incompresi, diversamente idoli, sono gli improponibili del rettangolo verde. Oggi celebriamo Nikos Anastopoulos, il baffo del Pireo.
Nikos Anastopoulos, il baffo del Pireo.
Siamo nell’estate del 1987 e l’Avellino deve giocare il suo decimo campionato consecutivo in serie A. La squadra arriva dal campionato dei record. Quello dei 30 punti e dell’ottavo posto in classifica, a sole cinque lunghezze dal Milan qualificato per la Coppa UEFA.
In panchina c’è Luis Vinicio detto ‘O Lione. Puntano al grande colpo di mercato. Devono sostituire il brasiliano Dirceu che decide di tornare in patria. La scelta cade su un centravanti, capace di segnare 115 goal in 198 presenze con la maglia dell’Olympiakos. Il suo nome è Nikos Anastopoulos.
L’arrivo in Irpinia di Nikos Anastopoulos viene accolto con piacevole sorpresa dalla piazza avellinese. Un giocatore famosissimo in patria e punto fermo della nazionale ellenica. Ha tutte le caratteristiche per garantire i goal per la decima salvezza consecutiva.
Acquistato per 500 milioni di lire, firma un contratto biennale, con opzione per il terzo anno. Anastopoulos, 1 metro e 76 per 70 chili, capelli corti pettinati all’indietro e baffoni neri da classico uomo greco. Qualcuno lo paragona a Pietro Paolo Virdis, attaccante del Milan, Nessuno ha mai paragonato Virdis a Anastopulus. Chissà perché?
Il debutto
Il 13 settembre 1987 inizia il campionato e la formazione irpina fa il colpo grosso battendo 2-1 il Torino e facendo presagire ad un’altra stagione ricca di soddisfazioni; Anastopoulos gioca dal primo minuto ma non incanta. Appare lento e macchinoso, assolutamente avulso dal gioco, pascola senza meta nel rettangolo di gioco.
A fine partita, Vinicio lo difende:
“Non aspettiamoci di vederlo subito in palla, deve capire i tempi e i ritmi del calcio italiano, ma ci farà vedere chi è.”

Nell’attesa che Nikos faccia vedere chi è la squadra perde 4 partite di fila e Vinicio viene esonerato. Al suo posto arriva Bersellini, detto Il sergente di ferro. Il compito di Bersellini è quello rianimare una squadra da encefalogramma piatto.
L’avventura di Bersellini sulla panchina dell’Avellino inizia con un pareggio in casa contro il Cesena, quindi arrivano altre tre sconfitte contro Juventus, Sampdoria e Milan. Anastopoulos continua a giocare, o meglio, continua ad essere mandato in campo. Giocare non rende proprio l’idea.
La partita tipo del presunto bomber ellenico è questa: vaga senza alcuna logica per il campo nell’attesa che qualcuno gli passi il pallone. Quando i suoi compagni perdono palla si ferma. Mani sui fianchi ed attende che accada qualcosa.
Non è proprio l’attaccante che fa salire la squadra. Al massimo fa salire la rabbia. Infatti Bersellini perde la pazienza e va a lamentarsi dal Presidente: Ma chi avete comprato?. La dirigenza gli implora pazienza e fiducia: Mister, lo abbiamo pagato 500 milioni, dovrà pur valere più di questo. Ma le giornate passano e la situazione non cambia, anzi, se possibile peggiora: l’attaccante greco non ne azzecca una e finisce stabilmente in panchina, Bersellini non ha tempo da perdere con uno che non giocherebbe neppure una partita tra scapoli ed ammogliati.
Il baffo spuntato
La stagione dell’Avellino si chiude con la retrocessione in serie B. Del resto se il tuo attaccante non segna manco per sbaglio il minimo che ti può accadere è retrocedere in serie B. Ultima di campionato: l’Avellino gioca in casa contro l’Inter. Clima da depressione. I tifosi dell’Inter arrabbiati per lo scudetto che sta per finire sulle maglie del Milan, quelli dell’Avellino non pervenuti tanto la squadra è già retrocessa.
In questo clima leopardiano Bersellini schiera titolare Anastopoulos. La partita perfetta per lui, grigia e senza pathos. Una partita senza senso come il suo campionato. Il nostro Nikos riesce a distinguersi anche in un pomeriggio come questo. Ovviamente non segnando, ci mancherebbe. Fa la sua solita partita saltellando sul prato tipo capretta di Heidi.
Ad un certo punto si stanca, probabilmente gli viene in mente qualcosa di più importante da fare, e pensa bene, al minuto 10 del secondo tempo, di farsi espellere. Fa un fallo assolutamente inutile a centrocampo e non contento protesta vivacemente con l’arbitro. Cartellino rosso e via verso gli spogliatoi.
Peccato che il nostro Nikos non ricordasse dove fossero gli spogliatoi. Sbaglia ingresso suscitando l’ilarità del pubblico presente. Si becca tre giornate di squalifica che deve ancora scontare. Lo scriviamo venisse in mente a qualcuno di tesserarlo.
A fine stagione torna in Grecia dove riprende a segnare con una cerca continuità. Chiuderà la carriera nel 1994 nel suo amato Olimpiakos. Attualmente è allenatore del Kerkyra, seconda divisione greca.
Nikos Anastopoulos, la scheda
- squadra: Avellino
- stagione: 1987/88
- ruolo: attaccante
- presenze: 16
- goal: 0
- la frase: È sceso dall’Olimpo il cannoniere dell’Avellino (Gazzetta dello Sport)
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