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lunedì, Giugno 16, 2025
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Taboo patrimoniale: salviamo la classe media dei Briatore

É la parola taboo per eccellenza nella politica italiana: patrimoniale. Quando qualcuno la tira fuori si scatenano polveroni e narrazioni tossiche.

Taboo patrimoniale

Questa volta è stato Nicola Fratoianni di LeU il primo firmatario dell’emendamento alla manovra che punterebbe a introdurre una patrimoniale anche in Italia, a partire da 500 mila euro con aliquota allo 0,2%; salendo allo 0,5% sopra il milione; all1% sopra i 5 milioni; 2% sopra i 50.

Questo emendamento, oltre che dai parlamentari di Leu, è stato firmato da molti esponenti del Partito Democratico, tra i quali Matteo Orfini, Chiara Gribaudo, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo.

L’idea del provvedimento sarebbe quella di eliminare l’Imu per introdurre un prelievo progressivo sui patrimoni dei super-ricchi per finanziare la spesa sociale. Insomma, una proposta non proprio da bolscevichi ma, apriti cielo!

Oltre alla prevedibile opposizione di Fratelli d’Italia, la Lega e altra destra, si è levato alto lo sdegno del ministro degli esteri Luigi Di Maio: un imposta sui grandi patrimoni non serve, ha affermato, riuscendo nell’impresa di far apparire Matteo Orfini come Lenin, che così gli ha replicato:

Non mi stupisce che i 5 stelle non abbiamo aderito al nostro emendamento a legge di Bilancio. Loro la povertà l’hanno già abolita, come ha detto Luigi Di Maio. Il tema di contrastarla non gli appartiene più.

guida per riconoscer il coatto (2)

La patrimoniale è già presente in alcuni Paesi europei. Per esempio in Spagna, Francia e Svizzera e in altri la stanno discutendo ma da noi resta un taboo.

Il coro che si è levato contro una modesta proposta in definitiva, ci ha ricordato per l’ennesima volta, se ce ne fosse stato bisogno, di come il 97% del parlamento sia schierato dalla parte del 10% più ricco del paese. Un fronte che va dalla destra parlamentare, al Pd e i M5S fino ai sovranisti naif come Fusaro e i fascisti di CasaPound.

Nessuno si è preso la briga di chiarire, per esempio, che tale provvedimento, comporterebbe l’eliminazione della tassazione che oggi paga chi ha un patrimonio inferiore ai 500.000 euro.

La litigiosità del nostro arco parlamentare svanisce improvvisamente quando si tratta di preservare l’interesse di pochissimi.

 

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Uno studio Istat e BdI

Istat e Banca d’Italia nel giugno 2019 hanno pubblicato una serie di dati sulla ricchezza delle famiglie italiane che confermavano l’enorme divario tra patrimonio e reddito. 

L’Italia è il paese europeo con il gap maggiore fra patrimonio e reddito delle famiglie, che come è noto (pensiamo per esempio alle analisi di Piketty o di Stieglitz) è un indicatore di disuguaglianza sociale. La ricchezza si produce e si accumula più velocemente a partire da un solido patrimonio rispetto al solo reddito da lavoro.

A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata 8,4 volte il loro reddito disponibile. In Germania appena 6 volte superiore, in Francia e Regno Unito meno di 8 volte superiore.  Il livello elevato di quest’indicatore nel confronto internazionale è amplificato dal ristagno ventennale dei redditi delle famiglie italiane, spiegavano gli autori del rapporto.

Siamo l’unica nazione che non ha visto crescere la ricchezza pro capite dalla crisi del 2008 e oggi con 150 mila euro a persona siamo in penultima posizione fra i paesi europei analizzati di dimensioni simili alla nostra..

Dunque, si può discutere la proposta, capire quali sono le soglie più equilibrate così come le aliquote, ma tagliare ogni discussione significa solo difender lo status quo a prescindere, con anche l’aggiunta molesta della doppia morale di politici e commentatori che hanno sostenuto politiche antipopolari per anni predicando la necessità dei sacrifici ma che difendono i privilegi della parte più ricca del paese.

Le elites per vincere sul campo hanno bisogno di conquistare le menti e di rendere credibili e giuste le loro lotte, di individuare obiettivi che mirino ad assicurare benessere e pace. E dunque necessitano di un fronte articolato e vasto di strumenti che sappiano dare ragione delle loro intenzioni: ecco quindi il vasto schieramento che dagli scranni del parlamento fino all’utente social, ha cominciato immediatamente a raccontare storie più vicine alla mitologia fiabesca che alla realtà, trasformando praticamente i Briatore nella classe media che sarebbe colpita da un simile provvedimento.

E allora cosa possiamo fare per aiutare questi poveri tartassati della classe media come Bonomi, Del Vecchio o Agnelli? A Napoli per aiutare i più bisognosi c’è il caffè sospeso. Potremmo istituire il conto su di una fiduciaria panamense sospeso: noi ricchi con il reddito di cittadinanza, il bonus bici o i buoni pasto apriamo due conti a Panama, uno per noi stessi ed uno per qualche povero ricco che non conosciamo.

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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