Spirlì elabora una nuova teoria meritocratica, Berlusconi diviene improvvisamente statista amico della sinistra. Manca solo Pippo alle Olimpiadi.
L’alfabetocrazia di Spirlì
Quand’ero al liceo, il primo della classe si chiamava Mario Zamboni, rampollo di prestigioso studio notarile e otto di media pure in frutta e verdura.
Buon per lui.
La cosa mi interessava poco, avendo compreso quasi subito che il segreto del successo, in questo benedetto paese, consiste in un sano analfabetismo funzionale.
A soffrirne particolarmente invece era Amilcare Barozzi, altro nostro compagno. Un ragazzo strano, d’un pallore malsano, che per voti in pagella sembrava la Juve in trasferta.
2 fisso, qualunque fosse il trimestre, la materia o il docente.
Ingiustizia, tremenda ingiustizia, singhiozzava spesso Barozzi, seduto al terzo banco della fila di sinistra.
Essendo il terzo in ordine alfabetico, argomentava rosicchiandosi le unghie, gli sarebbe spettata di diritto la terza media-voto della classe. Con qualche momentaneo balzo in classifica, in assenza di Abbate o Accorinti, i primi due dell’elenco.
Mentre a Zamboni, buon ultimo per distacco a tre consonanti da Tavella, doveva toccare al massimo qualche decimale, se non addirittura valori da penisola scandinava, quando l’anticiclone delle Azzorre cede al vortice polare.
Da allora sono passati tanti anni, Zamboni ha ereditato lo studio paterno e del povero Barozzi non ho saputo più nulla.
La sua teoria, comunque, doveva essere tutt’altro che peregrina se proprio in questi giorni il leghista Antonio Spirlì, presidente regionale calabrese, invoca rispetto per la regione da lui presieduta, sol perché è la terza in ordine alfabetico.
Non per i Bronzi di Riace, il lungomare di Reggio, il duomo di Cosenza, il Codex Purpureus, il battistero di Santa Severina, il Parco Nazionale della Sila, le decine di siti, archeologici e paesaggistici di immortale bellezza, i millemila prodotti Doc e Dop.
Non per aver dato i natali a Renato Dulbecco, Tommaso Campanella, Stefano Rodotà, Corrado Alvaro, Umberto Boccioni, Gioacchino da Fiore e tanti altri.
Giammai.
Queste son bazzecole, ciacole da portinaia. Il terzo posto in ordine alfabetico basta e avanza.
Secondo il più puro teorema Barozzi, solo Abruzzo e Basilicata potrebbero ardire a una maggiore considerazione.
Utilizzando analogo criterio, l’Atalanta dovrebbe vincere il campionato e il Benevento qualificarsi per la Champions League. Almeno per quest’anno.
Nella stagione 2021-22 invece, lo scudetto toccherebbe all’Ascoli, promosso di diritto dalla serie B.
Volendo poi alzare lo sguardo alla geopolitica mondiale, grazie alla sua consonante iniziale, la Calabria dovrebbe assurgere al ruolo di superpotenza, con un arsenale nucleare da schiantare gli Usa e un Pil da umiliare la Cina.
Invece nisba.
La punta dello stivale langue e meno male che c’è Spirlì. Altrimenti nulla si frapporrebbe a una sua retrocessione a paese del terzo o quarto mondo.
Ma per fortuna, dicevamo, Spirlì veglia, garantendo al proprio elettorato, in continuità con le precedenti amministrazioni, quegli altissimi standard socioeconomici, sanitari e infrastrutturali che tutti ben conosciamo.
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Berlusconi statista
Nell’attesa che il rigoroso criterio alfabetocratico riservi alla Calabria il meritato posto al sole, non bisogna disperare. Recenti accadimenti ci insegnano che, anche in Italia, la meritocrazia prima o poi trionfa.
Abbiamo appreso infatti della recente riabilitazione, politica e mediatica, del cittadino Silvio Berlusconi, assurto finalmente nell’olimpo degli statisti seri e autorevoli.
L’uomo che al vertice italo-tedesco di Trieste, si nascose dietro una statua, per uscirne all’arrivo della signora Merckel esclamando cucù.
Il gentleman che definì la suddetta premier una culona inchiavabile. Il papi del burlesque con le olgettine.
L’amichetto della nipotina di Mubarak.
Il garantista delle leggi ad personam.
L’altissima figura istituzionale iscritta alla loggia P2, con tessera numero 1816, codice E 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.
Il pregiudicato per frode contabile, falso in bilancio e appropriazione indebita.
Proprio lui.
Adesso riabilitato e imbarcato nella scialuppa degli spiriti alti e responsabili, che remano in soccorso dell’esecutivo senza secondi fini.
Nobile & disinteressata evoluzione a cui, secondo i maligni, non sarebbe estraneo il cosiddetto decreto salva-Mediaset, che blocca la scalata azionaria a Mediaset del gruppo francese Vivendi.
Proposto e caldeggiato, pare, dal Partito Democratico.
Quello stesso partito che per decenni ha osteggiato l’ex cavaliere, in nome di un osceno conflitto di interessi.
Alla luce del difficile momento storico, ne prendiamo atto, ogni conflitto è stato finalmente rimosso.
Lasciando solo il complemento di specificazione.
Pippo – Il campione olimpionico
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