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giovedì, Giugno 19, 2025
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Roma, corsa al Campidoglio: vai avanti tu, no vai tu

A Roma per la corsa al Campidoglio, in pista continuano ad esserci solo la Raggi e Calenda. I big fanno a gara ad auto eliminarsi dalla contesa.

Corsa al Campidoglio, dove sono i ‘concorrenti’?

Nessun esponente politico di primo piano sembra voler rischiare di impantanarsi nei problemi della Capitale.  La corsa al Campidoglio è paralizzata dalla grande paura di tutti gli schieramenti di ‘bruciarsi’ nell’amministrare una città dove negli ultimi anni sono usciti politicamente tutti con le ossa rotte.

Nessuno vuole rovinarsi la carriera per governare la Capitale, considerata sfida impossibile. Basti ricordare le parole pronunciate un paio di mesi fa dal senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Rispondendo a una domanda del conduttore di Coffee Break, trasmissione tv di La7, relativa a una sua possibile candidatura nella Capitale, Rampelli, senza nessuna esitazione aveva sentenziato lapidario:

La risposta è una e una soltanto: No. Gli strumenti per governare Roma non esistono, si trasforma in una sorta di tomba per chi vuole provare a fare bene.

Sindaco Roma, cercasi big disperatamente

A cinque mesi dalle elezioni ci sono appena due candidati in campo: Virginia Raggi, che tenta il bis al termine di cinque anni complicati e con la contrarietà di una parte degli stessi 5 stelle; il leader di Azione Carlo Calenda, che dopo lo strappo con il centrosinistra corre in solitaria con l’appoggio di Italia Viva.

Il Pd lavora per organizzare le primarie il 20 giugno, come dichiarato dal segretario dem Enrico Letta: “Sono convinto che le primarie, se ben gestite, siano uno strumento per vincere le elezioni. Naturalmente i candidati non devono farsi la guerra, ma mettere a punto idee e rendere i militanti protagonisti”.

Finora però mancano big pronti ad impegnarsi. Hanno dato la loro disponibilità per la competizione ai gazebo tre esponenti civici – Giovanni Caudo, Tobia Zevi e Paolo Ciani – nomi stimati in città ma poco noti al livello nazionale.

Da settimane si parla di un possibile impegno dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ma in casa Pd il nome che metterebbe tutti d’accordo è quello dell’ex segretario Nicola Zingaretti, che almeno pubblicamente ribadisce di voler concludere il secondo mandato alla guida della Regione Lazio, che scade nel 2023.

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L’ex segretario è nel pieno del dilemma: lasciare la Regione – dove governa assieme al M5s – e rischiare di consegnala al centrodestra per sfidare la Raggi e Calenda nella caccia ad un solo posto per il ballottaggio.

La Raggi invece conferma la sua corsa  forte di rilevazioni che le assegnano almeno 20 punti. Così Gualtieri resta in stand-by, Zingaretti medita e lo stallo potrebbe trascinarsi fino a metà maggio quando si chiuderà il termine per le candidature alle primarie.

Nell’altro campo il candidato della coalizione tra Lega, Fdi e Forza Italia ancora non c’è. Da mesi Matteo Salvini sponsorizza Guido Bertolaso.

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L’ex capo della Protezione Civile ripete che ora si sta occupando del piano vaccinazioni della Lombardia e prende tempo. Fratelli d’Italia ha perorato la causa di Andrea Abodi, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo. Molti vorrebbero un impegno diretto di Giorgia Meloni, ma la leader di FdI più volte ha chiarito di essere proietta sullo scenario nazionale, specie ora che guida l’opposizione al governo di Mario Draghi.

Dunque è una sorta di stallo alla messicana, in attesa della mossa, volontaria o meno di qualcuno.

 

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