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Riesplode la guerra in Siria. Anche la Turchia contro le forze di Assad

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La guerra in Siria, dopo anni di relativo stallo, torna a infiammarsi con una nuova offensiva avviata nel nord-ovest del Paese da un’alleanza di gruppi armati. Il loro obiettivo dichiarato è avanzare verso Aleppo, città simbolo e strategica, sotto il controllo del governo di Bashar al-Assad dal 2016. Questo riaccendersi del conflitto coincide con il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, sollevando interrogativi sulla connessione tra i due eventi.

Riesplode la guerra in Siria

A guidare l’attacco è Hayat Tahrir al Sham (HTS), una fazione islamista sunnita nata come evoluzione di Jabhat al Nusra, già affiliata ad al Qaida e che controlla gran parte della regione di Idlib. L’offensiva, che ha portato alla conquista di diciotto piccoli centri urbani e di una base chiave – il 46° reggimento dell’esercito di Assad – è stata descritta da HTS come una risposta ai bombardamenti intensificati del regime siriano e dei suoi alleati russi.

L’utilizzo di droni FPV (First Person View) da entrambe le parti dimostra come la tecnologia sviluppata nei conflitti più recenti, come la guerra in Ucraina, abbia influenzato anche la Siria. Ci sono indizi, infatti, che consiglieri militari ucraini abbiano addestrato i miliziani siriani nell’uso di questi droni, una strategia che si inserisce nel più ampio contesto delle rivalità globali e di destabilizzazione su più fronti contro la Russia.

In questo contesto risuona allarmante l’ennesima manovra di Erdogan. Al Mayadeen riferisce che la Turchia continua attivamente ad aiutare i militanti: “La Turchia sta aprendo i suoi confini e aiutando nuove colonne militari a penetrare sui fronti di Aleppo e Idlib per compensare la grave carenza di combattenti”.

In particolare l’esercito turco ha aperto il fuoco contro l’esercito siriano a Tel Rifat per sostenere HTS nel suo tentativo di avanzare più a sud verso Aleppo.

La fragilità del regime siriano e il ruolo degli alleati

L’intensificazione degli attacchi da parte del regime siriano potrebbe essere letta come un tentativo di mascherare la propria debolezza. Nonostante il controllo della cosiddetta “Siria utile” (le città costiere e le aree centrali), Assad continua a fronteggiare attacchi al nord-ovest e talvolta al sud.

Cruciali per la sua sopravvivenza sono stati gli interventi del gruppo libanese Hezbollah, dell’Iran e della Russia, che a partire dal 2012 hanno frenato l’avanzata dei gruppi ribelli sostenuti dagli angloamericani, dalla Turchia e da Israele.

Tuttavia, oggi i tre alleati di Assad sono impegnati su altri fronti. Hezbollah, indebolito dalla perdita di uomini e leader di spicco, ha accettato un cessate il fuoco con Israele. L’Iran, impegnato direttamente contro Israele, ha subito perdite significative in Siria e difficilmente potrà impiegare ulteriori risorse per sostenere Assad. La Russia, coinvolta da oltre mille giorni nella guerra in Ucraina, è limitata a sporadici bombardamenti aerei senza poter fornire un appoggio più consistente.

Una tempistica non casuale

La ripresa delle ostilità in Siria avviene in un contesto geopolitico complesso. La tregua tra Israele e Hezbollah potrebbe aver offerto ai gruppi armati siriani l’opportunità di lanciare un’offensiva in un momento in cui il regime di Assad si trova relativamente isolato.

Hezbollah, storicamente un supporto fondamentale per Assad, è ora meno coinvolto in Siria, e l’Iran, pur sempre presente, deve bilanciare le proprie priorità strategiche. La Russia, infine, è troppo concentrata sul conflitto in Ucraina per fornire un sostegno decisivo.

Sebbene l’avanzata verso Aleppo sembri significativa, va ricordato che le operazioni militari in zone aperte differiscono profondamente da quelle in un contesto urbano. La conquista di una città come Aleppo richiederebbe uno sforzo enorme, dato che ogni edificio potrebbe diventare un punto di resistenza.

Tuttavia, il riaccendersi della guerra in Siria segna una svolta importante in un conflitto che, pur essendo meno visibile mediaticamente rispetto al passato, continua a infliggere sofferenze alla popolazione locale.

In un panorama internazionale frammentato, la Siria rimane una ferita aperta, con alleanze mutevoli e interessi che si intrecciano, alimentando un conflitto senza fine apparente.

 

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