Rapporto Oxfam: a causa del Covid, per la prima volta in un secolo, si registra un aumento del divario economico tra ricchi e poveri in quasi tutti i Paesi del mondo.
di Gianluca Cicinelli per La bottega del Barbieri.
Oxfam: ricchi e poveri mai così distanti
La pandemia della disparità l’ha chiamata ormai anche il giornale edito da Confindustria e se lo dicono loro c’è da credergli. Le mille persone più ricche del mondo in nove mesi hanno ripianato le perdite dell’emergenza della scorsa primavera e ora stanno guadagnando molto, mentre ai poveri occorreranno almeno dieci anni per riprendersi, cioè per tornare ai livelli di povertà del 2019 che ormai sembrano ricchezza. In realtà questi dati li ha resi noti l’ultimo rapporto pubblicato da Oxfam, dal titolo esemplificativo Il virus della disuguaglianza, reso noto all’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos.
Secondo la Banca Mondiale entro il 2030 avremo oltre mezzo miliardo di persone con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno. Il rapporto evidenzia come la pandemia abbia acuito le disuguaglianze non solo economiche e sociali, ma anche razziali e di genere pre-esistenti. Al contrario per i dieci uomini più ricchi la ricchezza è aumentata di 540 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia, con la ripresa dei mercati azionari.
Per le donne il danno maggiore, in quanto costituiscono il 70% della forza lavoro nelle professioni sanitarie e tra i lavori sociali e assistenziali, ma a essere colpiti sono tutti. Prima del Covid a essere in condizione di povertà nei Paesi in via di sviluppo era la metà dei lavoratori, privi dell’indennità di malattia e di sussidi di disoccupazione.
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Il rapporto sottolinea anche le diseguaglianze etniche evidenziando il 40% di probabilità in più di morire di Covid per i brasiliani di radice africana rispetto alla popolazione bianca.
L’Oxfam fa un esempio di misure che potrebbero tamponare la crisi, dimostrando che se fosse stata instaurata una tassa una tantum sui profitti maturati sfruttando la crisi da 32 multinazionali, si sarebbe generata un’entrata di 104 miliardi di dollari nel 2020, ovvero quanto basta a coprire le spese per l’indennità di disoccupazione e per il supporto a bambini e anziani in tutti i paesi a basso e medio reddito.
Proposta che rimarrà sulla carta, guardando allo scandalo che ha provocato da noi la sola evocazione di una possibile tassa sui patrimoni superiori ai 500mila euro e una casa di proprietà.
Se non bastasse a comprendere l’enormità della diseguaglianza fra entrate dei ricchi in piena pandemia e condizioni dei poveri l’Oxfam spiega un dato: nello scorso dicembre la ricchezza totale delle mille persone più ricche al mondo aveva raggiunto la cifra di 11.950 miliardi di dollari, che corrisponde alla stessa cifra delle risorse stanziate da tutti i Paesi del G20 per contrastare la pandemia.
È la prima volta in cento anni, sottolinea sempre il rapporto, che si registra un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i Paesi contemporaneamente.
L’impressione che se ne ricava è che a fronte di ricchezze individuali che con una piccolissima tassazione risolverebbero i problemi di milioni di persone prevalga l’inerzia dei governi, l’incapacità, anzi la precisa mancanza di volontà come scelta politica. I profitti restano completamente privati e il debito completamente pubblico.
Come se questa casta vivesse in un universo parallelo che non sfrutta i prodotti di noi terrestri, le materie prime, il lavoro, e quindi per questo esente da qualsiasi contributo che non sia beneficenza alle casse pubbliche.
A conferma che i cardini dell’antipolitica trovano terreno fertile in questa situazione, con una classe politica che si pone come semplice interfaccia, come alias delle esigenze di un sistema economico che ha ormai deciso di arrivare a uno scontro duro con il resto della società. E nessuno potrà dire che non ci avevano avvisati per tempo.