Il caso di Jozsef Szajer, l’uomo di Orban a Bruxelles trovato dalla polizia in un’orgia gay a un bar, riporta a galla la feroce ipocrisia sovranista.
Jozsef Szajer, Orban e l’ipocrisia sovranista
Ha provato a fuggire dalla grondaia, ferendosi alla mano, ma è stato fermato, venerdì scorso e oggi le sue foto impazzano ovunque sul web. Si tratta di Jozsef Szajer, eurodeputato ungherese conservatore e democristiano di Fidesz, il partito del presidente Orban.
Ha invocato l’immunità parlamentare, ha tentato di non far trapelare il suo nome, ma oggi tutti i giornali parlano delle sue avventure sessuali: è stato fermato, insieme ad una ventina di uomini, mentre prendeva parte ad un’orgia in un appartamento di Bruxelles – le forze dell’ordine allertate dai vicini. Nel suo zaino rinvenute dosi di stupefacenti.
Potrebbe essere uno scandalo come tanti, sex drug and lockdown breaking, se non fosse che all’orgia in questione partecipavano solo uomini: era un festino sessuale gay e Szajer ha sempre dichiaratamente ostacolato i matrimoni non tradizionali; al punto da essere additato come omofobo. Parlare di ipocrisia sarebbe riduttivo.
Eppure l’omofobia si manifesta anche in soggetti omosessuali, a causa dell’accettazione passiva dei pregiudizi e dei comportamenti discriminatori della cultura omofoba in cui sono immersi. Così Szajer, da carnefice, finisce per diventare vittima dei suoi stessi schemi mentali, figli a loro volta dell’ambiente in cui vive. La repressione che genera mostri.
Szajer si è dimesso, chiede che questo scandalo non influisca sul partito e sulla sua comunità politica, tuttavia il problema è il sovranismo di Orban, la sua linea d’azione xenofoba mascherata da difesa dell’identità magiara e la sua intolleranza conservatrice.
Orban è l’autocrate che a marzo si è imposto con pieni poteri sul paese, che ha cancellato il Ministero della Sanità in piena pandemia, che ha ridotto al silenzio i media. Già all’epoca l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani aveva ammonito la Comunità Europea sul pericolo che la democrazia ungherese correva.
Szajer, che ora dice di voler abbandonare l’arena politica per dedicarsi a quella intellettuale, forse dovrebbe prima riflettere su quale gravissimo sintomo della situazione ungherese lui rappresenti.
Chi è Jozsef Szajer
Jozsef Szajer è un esponente di Fidesz – Unione Civica Ungherese di cui è stato tra i fondatori nel 1988. Si è sempre battuto per la difesa dei valori cristiani.
Eletto all’Assemblea nazionale ungherese nel 1990, ha mantenuto la carica fino al 2004. In quello stesso anno è divenuto europarlamentare, all’interno del gruppo del Partito Popolare Europeo.
Nel 2010 ha avuto un ruolo decisivo nella riscrittura della costituzione ungherese, che ha introdotto un divieto costituzionale al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nel corso della sua carriera è stato criticato dagli attivisti per i diritti umani, per aver osteggiato il riconoscimento dei diritti delle persone LGBT.
Sul suo iPad, ha rivendicato, è stata scritta la nuova costituzione ungherese. In particolare il passaggio in cui è stato specificato che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna.
Dunque Jozsef Szajer non è un eurodeputato qualunque: dal 2004, anno della sua elezione al Parlamento Ue, è sempre stato l’uomo di Orbán a Bruxelles. È stato anche vicepresidente del gruppo del Ppe.
Il precedente
Curiosamente (o ipocritamente) non è la prima volta che un esponente di spicco di Fidesz si trova coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale.
Era già accaduto nel 2019 quando uno dei sindaci più famosi del partito, l’ex campione olimpico di ginnastica Zsolt Borkai, aveva partecipato a un’orgia (questa eterosessuale) a bordo di uno yacht ma, evidentemente la scappatella etero, in qusta cultura machista che Orban promuove, dev’essere stata vista quasi come una cosa meritoria e dunque non gli aveva impedito di essere rieletto a gran furore alla guida della città di Gyor.
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