La riapertura della comunicazione tra Arabia Saudita e Iran, praticamente inesistente sui media italiani, è forse la notizia più importante di geopolitica degli ultimi tempi, che avrà una serie di conseguenze in diverse aree del mondo.
Arabia saudita e Iran e il gioco del GO (accerchiare)
Di Antonio de Martini*
La riapertura della comunicazione tra Arabia Saudita e Iran chiude un’era di strapotere angloamericano nell’area MENA ( Middle East and North Africa) iniziata nel 1915 con la creazione della IPC ( Iranian Petroleum Company) società a capitale pubblico voluta da Churchill che iniziò con la riconversione della flotta dal carbone alla nafta, grazie alla mega raffineria di Abadan.
Alla base di ogni strategia abbiamo sempre constatato la tendenza – rivelatasi vincente già sul continente europeo con l’introduzione del concetto di «equilibrio delle forze» che divise l’Europa Continentale rimasta entità unica anche dopo la caduta dell’impero d’occidente- a mettere i vari potentati uno contro l’altro e operare in funzione arbitrale.
Oltre alla rivalità Israele – Palestina c’era l’impegnativa rivalità Iran-Arabia Saudita dopo il crollo iracheno rivelatosi inadeguato a contrastare gli Ayatollah.
Sulla cartina, opera di Cyrous Ashtari Tafti, sono indicati i primi paesi possibili beneficiari della distensione: il Libano, con l’elezione presidenziale in stallo da otto mesi e undici tornate elettorali andate a vuoto; lo Yemen dilaniato da una guerra che sta arrivando all’undicesimo anno; il Qatar, messo all’indice dai Sauditi e Emirati per non aver isolato l’Iran come da decisioni di USA e satelliti.
Lo scambio degli ambasciatori avverrà tra due mesi, ma i contatti, specie in quel di Pechino sono già iniziati.
Entrambi sono negoziatori infaticabili ma consapevoli dell’urgenza di una nuova politica energetica mondiale e uniti sono una superpotenza. Divisi, hanno lasciato il mercato agli USA. Poi, a mano a mano, si avvicineranno al super tema della guerra di Siria che li vede in campi opposti.
Le due petro-potenze si troveranno ad avere la opportunità di controllare le rotte del petrolio (dal golfo persico a Suez), dividersi il mercato petrolifero asiatico ( assieme all’Indonesia), ridurre gli stanziamenti della difesa e potersi diversificare in Mesopotamia e Sudan invece che investire nei paesi anglosassoni ed essere alla mercé di sanzioni unilaterali sulla base di valori di comodo e non condivisi. Vedrete che gli USA cominceranno a guardarsi attorno per cercare (a Gibuti?) una nuova base per la V flotta basata a Bahrein. Troppo esposta ormai.
Chi già non dorme più é Netanyahu che pensava non doversi regolare infierendo su un Iran isolato e adesso si troverà invischiato in un Nuovo Ordine Mondiale che non si aspettava e non promette niente di buono.
* Ripreso da Antonio de Martini
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