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Coronavirus: il Senegal è 2°al mondo per la miglior gestione della pandemia

Coronavirus: il Senegal è 2°al mondo per la miglior risposta all’epidemia. Il risultato è frutto dell’esperienza maturata control’Ebola.

Coronavirus: il Senegal è 2°al mondo per la miglior risposta all’epidemia

Secondo la classifica stilata da Foreign Policy, il Senegal è al secondo posto al mondo come risposta all’epidemia di Covid_19, dietro la Nuova Zelanda. Un risultato non casuale ma che è frutto dell’esperienza maturata dal governo di Dakar nell’affrontare negli anni passati l’epidemia del micidiale Ebola.

Il 2 marzo del 2020 il Paese registra il primo caso di Covid-19 e attiva i suoi protocolli per il contenimento del virus. Nell’arco delle tre settimane successive, Dakar sospende le manifestazioni sportive, impone il divieto di attraccare alle navi da crociera, trova un accordo con i rappresentanti religiosi per la sospensione delle celebrazioni, chiude le scuole e restringe al minimo gli accessi aerei. Un iter che porta al 23 marzo, giorno in cui Macky Sall, il Presidente senegalese, impone lo stato di emergenza.

Quella che da noi qualcuno chiamerebbe dittatura sanitaria

La velocità di Dakar

In Italia, per fare un raffronto nello steso periodo, i casi totali il 9 marzo, il giorno precedente alla dichiarazione della zona rossa estesa a tutto il paese, raggiungevano quota 9.172 e i morti erano già 463, in Senegal, i casi erano 79 e nessun decesso.

Ugualmente, come in Italia le zone più colpite erano due regioni, il Veneto e la Lombardia, in Senegal la maggior parte dei casi era concentrata nell’area di Touba, la città santa della confraternita Mourid; si tratta di un’area gestita e amministrata dai clerici di questo culto sufi musulmano, in autonomia dal governo centrale.

La velocità con cui ha agito Dakar è stata fondamentale, poiché il sistema sanitario del Senegal è fragile. Il rapporto tra numero di medici per mille abitanti è di 0,06, mentre sullo stesso numero sono disponibili appena 0,3 posti letto ospedalieri.

Eppure il governo ha messo su una struttura d’emergenza eccellente: risultati del tampone per il Covid-19 entro 24 ore, hotel riconvertiti in unità di quarantena,sviluppo di ventilatori a basso costo,  distributori di igienizzante diffusi.

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La rete locale

Centrale per il contenimento del virus è il COUS, il centro delle operazioni per le emergenze sanitarie, un’organizzazione che coordina le risposte d’emergenza, in collaborazione con diverse associazioni presenti sul territorio per la sensibilizzazione e la distribuzione di materiale sanificante.

Tra le più attive c’è la Rete delle Bajenus Gokh, le Zie di quartiere, un’associazione di donne che in passato si era occupata di sensibilizzare su temi sensibili nel paese come l’educazione sessuale, HIV, assistenza domestica e vaccinazioni.

Oggi il Senegal conta più di 14mila casi, più di 10mila guariti, 300 decessi e una media che si attesta sui 30 nuovi contagiati al giorno. La situazione non è rosea, ma il governo è riuscito a non far degenerare l’epidemia come in molte parti del mondo e a rendere gestibile quella che comunque resta un emergenza.

Secondo i dati diffusi  da People and Data,  ile campagne mediatiche di sensibilizzazione hanno portato l’83% dei cittadini in Senegal a indossare regolarmente le mascherine, e seguire le comunicazioni sul virus attraverso i media ufficiali.

 

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