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USA attaccano lo Yemen: bombardamenti massicci contro gli Houthi e la risposta dei ribelli

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Donald Trump ha ordinato attacchi aerei e navali contro gli Houthi nello Yemen, in risposta agli attacchi dei ribelli contro navi mercantili nel Mar Rosso. La risposta iraniana non si è fatta attendere. Il conflitto si intensifica con minacce reciproche tra USA e Houthi.

L’attacco statunitense allo Yemen: un escalation nel Mar Rosso

Il 15 marzo 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato il via a un’azione militare su larga scala contro gli Houthi nello Yemen, intensificando un conflitto che dura ormai da tempo e che ha avuto impatti significativi sulle rotte commerciali e geopolitiche globali.

Gli USA hanno deciso di rispondere con attacchi aerei e navali diretti contro le posizioni ribelli dopo una serie di attacchi contro navi mercantili occidentali nel Mar Rosso da parte dei combattenti yemeniti. Trump ha giustificato l’azione come una risposta necessaria alla crescente minaccia rappresentata dagli attacchi, esprimendo la sua determinazione a fermare gli attacchi ai danni della navigazione internazionale, un obiettivo che rientra nell’ambito degli interessi statunitensi di sicurezza marittima.

Nel suo annuncio su Truth Social, il presidente statunitense ha accusato l’Iran di essere responsabile per il supporto ai ribelli Houthi e ha minacciato una risposta devastante se gli attacchi nel Mar Rosso non fossero cessati. Trump ha sottolineato che, in caso di minacce future, Teheran sarebbe stata ritenuta responsabile per qualsiasi escalation.

I bombardamenti sulle zone strategiche del potere Houthi

L’attacco militare statunitense ha preso di mira le difese aeree, i radar, i sistemi missilistici e i droni, cercando di ristabilire la sicurezza nelle acque internazionali, cruciali per il commercio marittimo globale.

L’operazione, che ha colpito aree strategiche come Sanaa, Taiz e Dahyan, è stata condotta dal Comando Centrale degli Stati Uniti con il supporto della portaerei USS Harry S. Truman, posizionata nel Mar Rosso.

Nonostante l’intensificazione delle operazioni militari, la risposta dei ribelli Houthi non si è fatta attendere. Il gruppo ha rivendicato l’attacco alla portaerei americana USS Harry S. Truman nel Mar Rosso, utilizzando 18 missili balistici e un drone, minacciando di colpire tutte le navi da guerra USA e di continuare il blocco navale nel Mar Rosso finché non arriveranno gli aiuti a Gaza.

Il portavoce del ministero della Salute yemenita ha riportato un bilancio di almeno 31 morti e oltre 100 feriti, di cui molti bambini e donne. L’intensità e la brutalità dei raid sono state descritte dai residenti come simili a terremoti, causando un panico diffuso tra la popolazione.

Il conflitto nello Yemen è divenuto, negli ultimi anni, una battaglia non solo per il controllo territoriale, ma anche un terreno di scontro geopolitico più ampio, dove sono coinvolti diversi attori internazionali, tra cui Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti e, più recentemente, Israele. Gli Houthi, che sono un gruppo sciita sostenuto da Teheran, continuano ad operare come una forza di resistenza contro le forze sunnite e il governo yemenita supportato da Riyad.

La reazione dell’Iran: una guerra indiretta

L’Iran ha prontamente risposto alle minacce di Trump, ribadendo che gli Houthi agiscono in completa autonomia e che la Repubblica Islamica non tollererà provocazioni nei suoi confronti. Il comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, Hossein Salami, ha avvertito che qualsiasi azione contro l’Iran o i suoi alleati avrebbe provocato una risposta “distruttiva”.

L’Iran ha anche accusato gli Stati Uniti di sostenere il “genocidio israeliano” contro la Palestina, utilizzando il conflitto per giustificare la propria posizione e la sua continua opposizione alle politiche di Washington in Medio Oriente.

La questione della navigazione nel Mar Rosso, una delle vie marittime più trafficate al mondo, ha spinto gli Stati Uniti a intensificare le operazioni. Gli Houthi, a loro volta, hanno continuato a minacciare i mercantili occidentali, sostenendo che gli attacchi alle navi legate a Israele fossero un atto di rappresaglia contro la politica israeliana e la sua gestione della Striscia di Gaza.

Un’escalation potenzialmente catastrofica

Il conflitto nello Yemen, ora sempre più intrecciato con le dinamiche geopolitiche globali, potrebbe essere solo il preludio di una guerra più lunga e complessa. Gli Stati Uniti, pur dichiarando la necessità di fermare gli attacchi contro i loro alleati e le loro rotte commerciali, continuano a intervenire in una regione ricca di risorse strategiche.

Tuttavia, la politica di “massima pressione” applicata da Washington nei confronti dell’Iran e dei suoi alleati rischia di spingere la situazione verso un conflitto su scala ancora più ampia, con potenziali implicazioni globali.

La comunità internazionale, e in particolare le Nazioni Unite, ha invitato tutte le parti a cessare le operazioni militari, ma è il solito copione di annunci a per i media, posizioni di bandiera, mentre la realtà sul terreno prosegue secondo le dinamiche di potenza, in un piano inclinato sempre più pericoloso per la già incerta stabilità globale.

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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