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Strage di Sinnai: è il killer quello dietro le sbarre?

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Il 30 Novembre è iniziato il processo di revisione, per Beniamino Zuncheddu, condannato all’ergastolo per omicidio plurimo nella  “strage di Sinnai”.

La strage di Sinnai

«Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. È andata così. Ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata».

A parlare è Luigi Pinna – 62anni – unico superstite della strage di Sinnai in provincia di Cagliari.

Era l’8 Gennaio 1991 quando, nel tardo pomeriggio, un uomo raggiunse l’ovile Cuile is Coccus sulle montagne tra Sinnai e Burcei. Scese dalla sella della Vespa, imbracciando un fucile. Sparò a bruciapelo al proprietario Gesuino Fadda, 56 anni, sorpreso sulla stradina di accesso all’ovile. Successivamente salì verso lo stazzo – lo spazio dove venivano ricoverate le pecore durante la notte – uccidendo il figlio di Fadda, Giuseppe 24 anni.

Quindi entrò nel piccolo edificio sulla destra e fulminò il pastore Ignazio Pusceddu, 55 anni, che si era nascosto in una stanza interna; infine sparò contro il genero del titolare -lo stesso Pinna, che all’epoca aveva 32 anni – accucciato nella stessa camera. Il ragazzo sopravvisse. Tutto si concluse in pochi minuti. Dopo un mese il superstite, indica Beniamino come l’autore della strage.

Ma perchè Zuncheddu -un ragazzo di 27 anni- avrebbe compiuto quella mattanza? Si imboccò la strada dei contrasti tra allevatori. Da una parte i Fadda, che stavano a Cuile is Coccus; dall’altra gli Zuncheddu, che gravitavano attorno all’ovile Masone Scusa. Vacche uccise, cani impiccati, aggressioni fisiche, scazzottate, minacce di morte da entrambe le parti.

La rivelazione convinse i giudici, secondo i quali Zuncheddu aveva il movente e tempo prima del massacro, aveva rivolto una chiara minaccia alle vittime: «Se facessero a voi quel che fate alle vacche…». Quella sera si era costruito, in forte ritardo, un alibi ritenuto falso. Colpevole. O forse no ?

Il testimone oculare, dopo un mese di tentennamenti – disse  di non poter riconoscere il killer, perché aveva una calza da donna sul volto – indicò Zuncheddu alla polizia. Una giravolta che oggi, la procura di Cagliari e il legale del detenuto, legano a presunte pressioni del funzionario Interpol, Mario Udia, attualmente titolare di un’agenzia di investigazioni.

Il poliziotto era convinto che Zuncheddu fosse colpevole, e aveva mostrato al testimone la sua fotografia prima del riconoscimento ufficiale, un espediente per memorizzare e farla indicare -davanti al pm-  tra quelle degli altri sospettati.

Non solo una testimonianza, a quanto afferma lo stesso superstite, decisamente “imboccata”  ma anche le modalità del crimine, presentavano le caratteristiche dell’azione paramilitare. È poco probabile che un killer solitario, abbia potuto uccidere – quasi contemporaneamente – tre persone e ferire un’altra in modo grave.

Se la procura e l’avvocato difensore di Zuncheddu, Mario Trogu – che hanno chiesto la revisione del processo – avessero ragione, perché si è voluto incastrare quell’uomo, in carcere da 33 anni?

Dopo trentadue  anni di carcere, Zuncheddu ha ottenuto la sospensione della pena

Era l’8 Gennaio 1991 quando, nel tardo pomeriggio, un uomo raggiunse l’ovile Cuile is Coccus sulle montagne tra Sinnai e Burcei. Scese dalla sella della Vespa, imbracciando un fucile. Sparò a bruciapelo al proprietario Gesuino Fadda,56 anni, sorpreso sulla stradina di accesso all’ovile. Successivamente salì verso lo stazzo -lo spazio dove venivano ricoverate le pecore durante la notte- uccidendo  il figlio di Fadda, Giuseppe 24 anni.

Quindi entrò nel piccolo edificio sulla destra e fulminò il pastore Ignazio Pusceddu, 55 anni, che si era nascosto in una stanza interna; infine sparò contro il genero del titolare -Luigi Pinna, 32 anni- accucciato nella stessa camera. Il ragazzo sopravvisse. Tutto si concluse in pochi minuti. Dopo un mese il superstite,  indica Beniamino Zuncheddu come l’autore della strage.

Dopo trentadue  anni di carcere, Zuncheddu ha ottenuto la sospensione della pena. Ora ha 59 anni. Il 30 Novembre scorso è iniziato il processo di revisione che si concluderà il prossimo 19 Dicembre.

La tesi degli inquirenti che sarebbe stato un solo uomo a compiere l’eccidio in pochi minuti, stride con la dinamica dei fatti più aderente ad un assalto di tipo paramilitare con un gruppo di fuoco. I tempi tra la partenza di Zuncheddu da Brucei – il paese dove abitava- e il suo rientro alle 19, con in mezzo una bella strage, è insensato.

Poi c’è l’enorme macchia nera delle pressioni della polizia sullo stesso Pinna, indotto ad un riconoscimento forzato. Ma perchè?

Secondo la procuratrice Nanni tutto era stato orchestrato per indirizzare le indagini verso di lui pur di non farle arrivare al rapimento Murgia -imprenditore  di Dolianova, sequestrato per 80 giorni-  nel quale erano implicati alcuni confidenti del discusso giudice istruttore Luigi Lombardini – che si suicidò con un colpo di pistola negli uffici della procura di Cagliari, dopo essere stato accusato di avvalersi di una rete  di pregiudicati, per lo svolgimento di indagini paralleli nei sequestri di persona, tra i quali alcuni condannati proprio per il rapimento.

I collegamenti tra i due episodi sarebbero diversi. Uno dei carcerieri di Murgia aveva trascorso la latitanza nella zona dell’ovile; già all’epoca del sequestro i carabinieri di Dolianova ipotizzano che il commando di sequestratori fosse passato a ridosso dell’ovile dei Fadda e indicarono il movente nell’eliminazione di testimoni pericolosi o di complici in disaccordo; uno dei sequestratori, confidente di Lombardini, prese possesso dell’ovile subito dopo gli omicidi. Murgia doveva essere rilasciato tre giorni prima del suo ritrovamento, che risale all’11 gennaio 1991.

Un ritardo dovuto a ciò che accadde proprio quel 8 Gennaio ? Uno dei carcerieri che interagiva con l’ostaggio durante la detenzione gli riferì  che non volevano dividere il riscatto con altri, ed era stato definito da Murgia «agitatissimo e preoccupato». Forse perché sapeva del sopravvissuto all’eccidio, e temeva che questi avesse visto troppo?

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Giuseppe Folchini
Giuseppe Folchini
Laureato in Scienze della Comunicazione. Già notista politico per alcuni periodici, blogger dei diritti civili e sociali.

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