Processo a Julian Assange: il fondatore di Wikileaks ha svelato le colpe del potere e oggi è isolato dai media, senza alcuna tutela.
Processo a Julian Assange, silenzi e censure
È dal 7 settembre che è in corso quello che qualcuno ha definito il processo del secolo, quello a Julian Assange dove la Corte londinese è chiamata a giudicare la richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti per il fondatore di Wikileaks.
Per Washington il giornalista e attivista australiano è considerato alla stregua di una spia, rischia per questo una condanna a 175 anni di carcere, in base all’Espionage Act, con una legge del 1917 pensata per colpire chi passa notizie strategiche al presunto nemico.
Le colpe di Assange sono note: Wikileaks rese pubblici dieci anni fa, documenti riservati denunciando stragi, omicidi, torture commessi dall’esercito statunitense soprattutto in Iraq e Afghanistan. Notizie vere e di interesse pubblico. Wikileaks ha poi diffuso milioni di altri documenti diplomatici, sempre in nome della libertà di stampa e del diritto dei cittadini a essere informati, secondo uno dei principi cardine della democrazia.
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Eppur di tutto questo non c’è traccia sulla maggior parte dei media, i quali sembrano aver dimenticato proprio le verità rivelate da Wikileaks: appaiono più sensibili alla pressione con richiesta di riservatezza dei governi che al diritto d’informazione dei cittadini.
Eppure l’enormità delle accuse e delle pene previste per Assange, le persecuzioni subite dall’imputato non può lasciare indifferenti.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer, nel maggio del 2019, dopo avere indagato il caso scrisse:
In vent’anni di attività a contatto con vittime di guerra, violenza e persecuzione politica, non ho mai visto un gruppo di Paesi democratici in combutta per deliberatamente isolare, demonizzare e violare i diritti di un singolo individuo così a lungo e con così poca considerazione per la dignità umana e lo Stato di diritto
L’intervento integrale di Melzer, che non usà giri di parole, è stato pubblicato sul sito dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Ma nulla è cambiato, le modalità stesse del processo in corso a Londra sono persecutorie, con Assange chiuso in una stanza di vetro senza possibilità di comunicare e con gli osservatori di Amnesty International esclusi dalla presidente del tribunale.
Processo a Julian Assange, l’Europa che censura
Non di meno l’Europa che si ritiene portavoce di valori universali, si rende complice di questa situazione.
Stefania Maurizi, giornalista de il Fatto Quotidiano, ha denunciato attraverso il suo account Twitter la vergognosa censura del Parlamento europeo su Julian Assange:
1. ieri il #ParlamentoEuropeo ha votato sulla grave situazione della #LibertàDiStampa in #Europa: ho avuto un vero attacco di vomito quando ho scoperto che hanno escluso una frase su Julian #Assange: è un’ASSOLUTA VERGOGNA
2. la frase che il #ParlamentoEuropeo ha eliminato diceva. “la detenzione e l’incriminazione di Julian #Assange costituiscono un grave precedente per i giornalisti come stabilito dal #ConsiglioD‘Europa
3. hanno votato contro il modestissimo passaggio che condannava la detenzione e l’incriminazione di Julian #Assange:
@sandrogozi@Antonio_Tajani, #Martusciello
4. hanno votato a favore: praticamente tutto il gruppo @Mov5Stelle e @pfmajorino (HT@claredalyMEP)
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