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venerdì, Giugno 20, 2025
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Rompiamo il silenzio su Julian Assange

Il silenzio è  il più grande pericolo per il fondatore di Wikileaks. Julian Assange rischia una pena di 175 anni di prigione in caso di estradizione negli Stati Uniti.

Il silenzio mortale su Julian Assange

Julian Assange, fondatore ed editore di WikiLeaks, è attualmente detenuto nel carcere di alta sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, in attesa di essere estradato e poi processato negli Stati Uniti in base all’Espionage Act.

L’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer, nel maggio del 2019, dopo avere indagato il caso ha scritto:

In vent’anni di attività a contatto con vittime di guerra, violenza e persecuzione politica, non ho mai visto un gruppo di Paesi democratici in combutta per deliberatamente isolare, demonizzare e violare i diritti di un singolo individuo così a lungo e con così poca considerazione per la dignità umana e lo Stato di diritto

L’intervento integrale di Melzer, che non usa giri di parole, è stato pubblicato sul sito dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e non su di un portale cospirazionista, eppure le condizioni di Assange restano le medesime.

Il peccato orginale di Assange

La colpa di Assange? La più banale e pericolosa: aver diffuso verità scomode. Ricordiamolo: l’australiano nel 2006 ha lanciato il sito internet WikiLeaks, con il quale riceveva e pubblicava in modo anonimo file riservati di varie aziende e Governi.

Lo scopo era portare alla luce comportamenti nascosti opachi, quando non direttamente criminali, come quelli commessi in Afghanistan e Iraq dagli statunitensi.

I fatti sono emersi nel 2010 grazie alla pubblicazione di documenti  classificati come top secret. Queste rivelazioni gli sono costate 17 capi d’imputazione.

Una volta deflagrato il caso, nel 2012 ha ottenuto rifugio politico nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra. Dopo sette anni di pressioni e ingerenze, gli è stato revocato questo status, finendo così in carcere l’11 aprile 2019, in relazione alla richiesta di estradizione interposta dagli USA, ai sensi dell’Espionage Act del 1917, con le accuse di cospirazione e spionaggio.

Rompiamo il silenzio su Julian Assange

40 organizzazioni internazionali chiedono al Regno Unito di liberare Julian Assange

Il 3 luglio, giorno del 49° compleanno di Assange, la Federazione internazionale dei giornalisti e decine di organizzazioni per la libertà di stampa e per i diritti umani, fra cui anche Reporter senza frontiere, Pen International e Articolo19, hanno sottoscritto una lettera aperta, promossa dalla Courage Foundation, rivolta al governo britannico in cui si chiede il rilascio immediato del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange:

Se condannato rischierebbe fino a 175 anni di carcere, l’equivalente di una condanna a morte, si legge sul sito web della Ifj che potete leggere qui.

Le organizzazioni per la libertà di stampa avevano avvertito sin dal suo arresto, nell’aprile 2019, della pericolosissima escalation liberticida:

Una eventuale condanna negli Stati Uniti per il fondatore di WikiLeaks, un cittadino australiano che operava in Europa e che aveva ottenuto asilo e cittadinanza dall’Ecuador,  avrebbe “criminalizzato” la libertà di informazione in tutto il mondo, permettendo agli Stati Uniti di dettare la linea su ciò che i giornalisti possono pubblicare anche oltre i confini americani. Il Regno Unito, che sta trattenendo Assange per conto degli Usa, ha il potere di fermare il processo di estradizione e lasciarlo libero immediatamente.

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L’udienza per l’estradizione

Il Tribunale di Westminster ha fissato per il 7 settembre l’udienza per la richiesta di estradizione presentata dalle autorità Usa nei confronti di Julian Assange. Nel frattempo, il fondatore di Wikileaks non ha potuto prendere parte alle precedenti udienze che lo riguardava, a causa delle sue precarie condizioni salute.

A renderlo pubblico è stato uno dei suoi avvocati, Edward Fitzgerald. Alla Westminster Court ha spiegato che il suo assistito è in cattive condizioni di salute psico-fisiche. I medici gli hanno sconsigliato di usare aree e attrezzature comuni del carcere di massima sicurezza di Belmarsh, anche a causa dei rischi di contagio da coronavirus.

Questo fa seguito al primo drammatico appello sulla salute di Assange lanciato lo scorso novembre da un team di dottori britannici. Con una lettera collettiva ne avevano chiesto la liberazione per il suo pessimo stato, influenzato anche dalle condizioni estreme di detenzione:

Il signor Assange necessita di urgenti visite mediche che ne determinino le sue condizioni fisiche e mentali. Se questo non potrà essere possibile in tempi brevi, temiamo che il signor Assange possa perdere la vita in prigione. È una situazione davvero urgente.

 

L’arresto di Julian Assange

https://www.youtube.com/watch?v=8oqJiNzJQ_E

 

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