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Troppe coincidenze spingono la procura a riesumare una salma. Le tracce del soffocamento e le contraddizioni della madre, Monia Bortolotti.
Caso Bortolotti: due neonati morti in un anno
Una ventisettenne di Pedrengo in provincia di Bergamo, Monia Bortolotti, è stata arrestata dai carabinieri di Bergamo con la peggiore delle accuse: aver ucciso, soffocandoli, i suoi due figli neonati, a circa un anno di distanza una dall’altro.
Nata in India e adottata nel 1997 da una coppia di Gazzaniga, dove è cresciuta come figlia unica. Dopo la maturità scientifica, l’iscrizione alla facoltà di Psicologia all’Università di Bergamo lasciata nel 2021 dopo aver scoperto la sua prima gravidanza. Negli ultimi anni una passione per la danza caraibica
La prima volta, Alice, il 15 novembre del 2021, quando la piccola aveva soltanto quattro mesi, e il secondogenito, Mattia, il 25 ottobre del 2022, quando il piccolo aveva due mesi.
La morte di due figli è indubbiamente una tragedia ma per i carabinieri una coincidenza sospetta, soprattutto per l’arco temporale molto breve tra i due eventi.
In entrambi i casi, Monia era da sola in casa. Il compagno assente per lavoro. Quando morì la piccola Alice, il medico del pronto intervento -nel constatare il decesso della bambina- aveva dichiarato di aver aspirato abbondante latte, dal tubo endotracheale della bambina e aveva quindi ipotizzato che la nascita prematura, era di solo 7 mesi, aveva comportato un deficit della deglutizione, compatibile con la Sudden Infant Death Syndrome (SIDS), comunemente nota come “morte in culla” o “morte bianca”, che consiste nella morte improvvisa e inaspettata del lattante, senza che fossero necessari ulteriori approfondimenti -in assenza di evidenti segni esteriori visibili- consentendo il successivo seppellimento della salma.
Dopo il decesso di Mattia, scatta un campanello di allarme per gli inquirenti che fanno riesumare la piccola salma. Gli esami autoptici, rivelano che la morte è stata provocata da asfissia meccanica acuta da compressione del torace. In poche parole un soffocamento che non può essere catalogato come sintomo della SIDS.
Alla luce di questi sviluppi, la procura di Bergamo decide di far riesumare anche le spoglie di Alice. In questo caso un difetto strutturale della bara, ha velocizzato la decomposizione impedendo di fatto la possibilità di avere risultati non falsati.
Però le indagini continuano e gli interrogatori con il personale medico e la consultazione dei fascicoli ospedalieri, non evidenziano affatto uno stato di salute critico per i due neonati. Anche Alice, seppur prematura, era considerata sostanzialmente sana.
Inoltre le dichiarazioni, ritenute contraddittorie, della donna ed un accenno al possibile soffocamento accidentale con un cuscino -dopo aver saputo di essere indagata- probabile arma del delitto hanno convinto i magistrati ad arrestare la donna. Considerata lucida, senza problemi psichici, addirittura capace di reiterare il reato.
Eppure sarebbe sufficiente l’incapacità della madre di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini, secondo le ipotesi degli inquirenti, a pianificare un duplice omicidio?
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