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Sovranismo e difesa dell’italianità (qualsiasi cosa sia), a targhe alterne: il Black Friday è l’ennesima dimostrazione di servilismo al peggio della cultura Made in Usa.
Black Friday? Ma come parli?!
C’è poco da fare, siamo provincia dell’impero, colonia esotica, esercizio commerciale di periferia. Un po’ come quei bar scalcinati, dal retrogusto vintage borgataro, con le sedie in plastica gommata colorata e il flipper nel retro.
Oppure come i nostri autori cinematografici, tutti dal gusto mitteleuropeo, amanti de L’arpa birmana, Tesnoda o del Decalogo di Kieslowski, che però appena sentono la parola Nomination, Oscar, gli sale la pressione, diventano kennediani e finiscono per vestirsi come il clown del Mc Donald’s. Se glielo fai notare ti rispondono come Giacomo (quello con Aldo e Giovanni)in Tre uomini e una gamba, quando Marina Massironi gli dice: Ho saputo che ti sposi. E lui: Si, ma niente di serio!
Ecco, questo è l’effetto Black Friday che torna anche quest’anno.
Cos’è il Black Friday
Gli Stati Uniti hanno tirato fuori questa cosa (come altro chiamarla?) Black Friday perché si tratta del venerdì dopo la Festa del Ringraziamento, che cade sempre di giovedì a fine novembre e che consente a milioni di americani che non hanno diritto alle vacanze di stare quattro giorni consecutivi senza lavorare e dunque vengono spinti a fare shopping.
Questo perché, se non lo sapeste, gli Usa, il paese del capitalismo realizzato, non prevedono ferie retribuite obbligatorie per legge.
Il centro commerciale diviene una specie di Beauty Farm mentale per i lavoratori.

Ma noi cosa centriamo con tutto questo? Se si voleva istituire un’ altra giornata o una settimana di sconti al di fuori degli abituali saldi, c’era bisogno di prendere la data americana e lo stesso nome?
Gli americani, alla fine, li perdoniamo per la scelta del nome Black Friday, perché…è la loro lingua e su queste cose non ci vanno troppo per il sottile. La data, come detto, è inserita nel loro contesto. Ma da noi? Potevano decider di fare i super-saldi pre-natalizi, per esempio, visto che sta diventando una questione di Stato il cenone e perché è inserito nel nostro contesto culturale, se proprio vogliamo imitare.
Cosi invece sembra semplicemente l’ennesima dimostrazione di servilismo al peggio della cultura Made in Usa. Quelli che a milioni votano Prima gli italiani ma stendono i tappeti ai grandi marchi a stelle e strisce. Poche idee ma…confuse.
E parafrasando il ragionier Fantozzi: il Black Friday è una cagata pazzesca!
Fantozzi – La corazzata Potemkin
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