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Bignami Georgiano: il partito di Sogno Georgiano considerato filorusso ottiene il 52% dei voti alle elezioni che vengono considerate truccate dell’opposizione col sostegno dei media occidentali ma nessuno ha uno straccio di prova e di fatto sono riconosciute dalla comunità internazionale che lo dice sottovoce.
La presidente Salomé Zourabishvili, con passaporto francese, afferma di non voler lasciare le sue funzioni alla scadenza del mandato. Ultimo atto che scatena le proteste violente di una parte della popolazione, la sospensione dei colloqui di adesione alla UE.
Georgia, prove di ‘Maidan’
La Georgia si trova al centro di una nuova e complessa crisi politica e sociale, alimentata dalla decisione del governo di sospendere i colloqui di adesione all’Unione Europea fino al 2028. Questo annuncio, avvenuto il 28 novembre, ha scatenato una serie di manifestazioni violente a Tbilisi e in altre città del paese. Gli eventi riflettono un profondo conflitto tra ambizioni europeiste, pressioni geopolitiche e dinamiche interne, gettando luce sulle difficoltà della Georgia nel navigare tra Est e Ovest.
Le proteste e la reazione del Governo
Le manifestazioni, iniziate in risposta alla sospensione delle trattative europee, vedono in prima linea studenti e giovani attivisti che hanno affrontato le forze dell’ordine con barricate, molotov e fuochi d’artificio.
La risposta del governo, guidato dal primo ministro Irakli Kobakhidze e dal partito Sogno Georgiano, è stata decisa: arresti di massa, utilizzo di gas lacrimogeni e un significativo rafforzamento delle misure di sicurezza.
La presidente Salomé Zourabishvili ha assunto un ruolo eufemisticamente ‘controverso’, dopo aver affermato di non voler lasciare le sue funzioni alla scadenza del mandato, si è schierata apertamente con i manifestanti e invitato persino i minori a unirsi alle proteste, una mossa che ha suscitato accuse di strumentalizzazione e agitato ulteriormente le acque politiche.
Sogno Georgiano e il dilemma est\ovest
Il governo giustifica la sospensione delle trattative europee come una necessità per preservare la sovranità nazionale, accusando l’Occidente di voler trasformare la Georgia in un nuovo campo di battaglia geopolitico, simile all’Ucraina.
Questa posizione riflette la linea pragmatica del partito Sogno Georgiano, che non può essere definito filo-russo in senso stretto, ma che cerca di bilanciare le pressioni dell’Occidente con la necessità di mantenere rapporti stabili con la vicina Russia.
La legge contro le “interferenze estere”, approvata nel maggio 2023, è uno degli esempi più chiari di questa strategia. Criticata dall’Occidente come un tentativo di reprimere la società civile, è vista dal governo come uno strumento per proteggere il paese da influenze destabilizzanti. Questa normativa ha però esacerbato le divisioni interne e alimentato la narrazione di un governo sempre più isolato sul piano internazionale.
Ma le tensioni politiche riflettono una spaccatura profonda nella società georgiana. Da un lato, i giovani e le élite urbane vedono nell’adesione all’UE una via per riformare il sistema politico e liberarsi dalla corruzione. Dall’altro, nelle aree rurali, prevale il sostegno a una politica di neutralità strategica, con la convinzione che l’allineamento totale con l’Occidente metterebbe a rischio la stabilità e le tradizioni del paese.
Questa divisione è amplificata dalla memoria storica. La Rivoluzione delle Rose del 2003 e il conflitto con la Russia nel 2008 hanno lasciato cicatrici profonde nella società georgiana, alimentando un senso di sfiducia verso l’interferenza esterna. Allo stesso tempo, l’esperienza ucraina ha rafforzato la consapevolezza dei rischi legati a una contrapposizione frontale con Mosca.
Il ruolo della presidente Zourabishvili
La presidente Salomé Zourabishvili ha assunto una posizione sempre più divisiva. Ex diplomatica francese e figura dichiaratamente filo-occidentale, ha sostenuto apertamente le proteste, accusando il governo di compromettere il futuro europeo della Georgia.
Il suo rifiuto di lasciare l’incarico alla fine del mandato, previsto per dicembre 2024, ha ulteriormente alimentato le tensioni politiche. La presidente afferma che il parlamento eletto nelle elezioni di ottobre è illegittimo, annunciando l’intenzione di rimanere in carica fino a nuove elezioni.
Questo comportamento, simile a quello osservato in altre “rivoluzioni colorate” sostenute dall’Occidente, ha polarizzato ulteriormente il dibattito politico, con il governo che accusa Zourabishvili di tradimento e di fomentare una destabilizzazione pilotata dall’esterno.
Il ruolo geopolitico della Georgia
La posizione della Georgia, crocevia strategico tra Europa e Asia, rende il paese un tassello fondamentale nel confronto tra grandi potenze. Da un lato, l’Occidente vede nella Georgia una chiave per il controllo del Mar Nero e del Caucaso, nonché un corridoio energetico strategico per bypassare la Russia. Dall’altro, Mosca considera la Georgia parte della sua sfera d’influenza e una zona cuscinetto essenziale per la sicurezza del suo confine meridionale.
La sospensione delle trattative con l’UE riflette la difficoltà della Georgia nel bilanciare queste pressioni. Sebbene l’adesione all’UE e alla NATO rimanga un obiettivo a lungo termine per molti georgiani, il governo attuale sembra determinato a seguire una politica di stabilità e indipendenza, resistendo alle pressioni per una scelta netta tra Est e Ovest.
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