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Destra e sinistra oggi sono variazioni della stessa concezione neoliberale ed eurocentrica, figlie del divorzio tra cultura e vita, tra mondo intellettuale e mondo della vita quotidiana.
Destra, sinistra e il lusso di cambiare*
Il divorzio tra cultura e vita, tra mondo intellettuale e mondo della vita quotidiana, tra intellettuali e ceti popolari è ormai insanabile.
Cercare di colmare questo iato, ciò a cui questo profilo ha mirato in tutti gli anni passati, si è dimostrato inutile. Sono due mondi che oramai seguono due logiche differenti, sono animati da differenti desideri.
Esprimono due concetti di emancipazione mortalmente nemici. Non resta che radicalizzare la divaricazione.
Non si può stare in tutti e due i mondi, con un esercizio di equilibrismo troppo faticoso, troppo instabile nella postura.
Il mondo della vita deve produrre da se la propria cultura, deve orientarsi coi suoi mezzi.
A essere divenuta disfunzionale non è la cultura di destra o di sinistra: è la nozione stessa di cultura.
Invece di illuminare l’esistenza, di aprire il possibile e indicare una strada essa è oramai totalitaria al suo interno: una camicia di forza che ingabbia la vita, non qualcosa che esplicita le sue possibilità.
Tutto il mondo culturale andrà in quella direzione, ed essere vecchi è un privilegio: il privilegio di poter andare su strade del tutto diverse.
Su destra e sinistra
Che destra e sinistra siano oramai parole vuote emerge dal fatto che su tutti i temi fondamentali della nostra epoca le differenze sono minime e si situano entro una sostanziale omogeneità. Sono variazioni della stessa concezione neoliberale ed eurocentrica.
Stanno nascendo nuove distinzioni, di contenuto. La linea di differenza si traccia e si traccerà in primo luogo nel modo di pensare il ruolo e l’identità dell’Occidente, dunque tra chi pensa che tutto il mondo debba europeizzarsi e chi pensa che dobbiamo attrezzarci per vivere in un mondo multipolare.
La linea di differenza passa tra chi pensa che il capitalismo sia divenuto una macchina di distruzione dei legami, di sfruttamento e di creazione di conflitti, e chi pensa che esso sia eterno e che sia il migliore dei mondi possibili.
Non appena emergono questioni di contenuto quelle che si chiamano destra e sinistra si unificano in un fronte unitario, mostrando che viviamo in un sistema politico in cui vi può essere alternanza, tra forze omogenee, ma non alternativa, che viviamo in un sistema oramai totalitario che mira a impedire il cambiamento con la simulazione di una alternanza che non cambia niente.
E invece bisogna cambiare, il mondo della vita ha un drammatico bisogno di cambiare. Questo verrà, e il nostro compito, di ognuno, è cercare di fare in modo che sia democratico, giusto, che non sia fatto da avventurieri.
* Per gentile concessione di Vincenzo Costa, professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia. Ha scritto saggi in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, apparsi in numerose riviste e libri.
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