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Quello del lettore implicito è un concetto elaborato negli studi sulla narrazione e parla di qualcosa di molto semplice: il rispetto verso un lettore ideale che chi scrive si prefigura. Ma c’è anche la variante “esplicita”.
Il lettore implicito e quello esplicito
Nel vasto panorama della ‘narratologia’, il concetto di lettore implicito emerge come una figura essenziale per comprendere il rapporto tra chi scrive e chi legge. Si tratta di un termine che, a un primo sguardo, potrebbe sembrare ostico, ma che in realtà descrive una dinamica fondamentale: quella del rispetto tra autore e lettore.
Questo rispetto non è unilaterale; è un do ut des che guida la creazione narrativa e, se ben condotto, può trasformare il lettore implicito in un pubblico reale ed empirico.
Il lettore implicito: un bersaglio ideale
Il lettore implicito è, in parole semplici, il destinatario ideale che l’autore immagina durante la stesura del testo. Questa figura non esiste fisicamente, ma rappresenta un’entità astratta che incarna le aspettative, le emozioni e le reazioni che lo scrittore spera di suscitare. In questo senso, l’autore costruisce un ponte immaginario per arrivare al lettore: lo coinvolge, lo emoziona e lo fa riflettere, offrendo una gamma di piaceri narrativi che rendono viva la scrittura.
Il processo è simile al tiro con l’arco: il lettore implicito è la freccia, mentre quello empirico – i lettori reali che sfoglieranno il libro – è il centro del bersaglio. Se l’autore colpisce nel segno, il lettore implicito si materializza nei lettori empirici, realizzando l’obiettivo narrativo.
Il lettore esplicito è speculare
Accanto al lettore implicito troviamo un’altra figura, meno discussa ma altrettanto importante: il lettore esplicito. Se il lettore implicito è accolto con rispetto, il lettore esplicito è, per paradosso, escluso. Non si tratta di snobismo o di elitismo, ma di una scelta necessaria per preservare l’identità dell’opera. Ogni narrazione, come un club esclusivo, ha il suo “buttafuori” all’ingresso, che decide chi può entrare e chi no.
Questo lettore esplicito è colui che, per caratteristiche, si troverebbe fuori posto nell’universo narrativo creato dall’autore. Non è un pubblico che l’autore disprezza in senso assoluto, ma che riconosce come inadatto al contesto. Il disprezzo, qui, non è inteso come rifiuto sprezzante, bensì come un “rispetto negativo”: un riconoscimento che l’opera non è pensata per quel tipo di lettore e che quest’ultimo, proseguendo, rischierebbe di annoiarsi o di fraintendere.
Dualismo complementare
Il lettore implicito e il lettore esplicito non sono opposti, ma complementari. La loro coesistenza garantisce che l’autore rimanga fedele alla propria visione creativa, senza cercare di accontentare tutti.
Questa fedeltà è cruciale per mantenere un’identità narrativa forte e coerente. Dan Brown, ad esempio, respinge implicitamente i lettori di Daniel Pennac, così come i lettori di Pennac probabilmente non troverebbero appagante la scrittura di Brown. Non si tratta di una questione di valore, ma di una semplice incompatibilità di gusti e aspettative.
Una narrazione autentica
Rispettare il lettore implicito e, al contempo, escludere quello esplicito significa creare un’opera che sia autentica, capace di parlare a chi è in grado di ascoltarla.
È un processo che richiede consapevolezza e coraggio: l’autore deve essere disposto a rinunciare a una parte di pubblico per preservare l’integrità della sua visione. Ma anche il valore dell’identità e del rispetto reciproco tra autore e lettore.
Una narrazione autentica nasce dall’equilibrio tra inclusione e esclusione, tra dialogo e silenzio, tra frecce scoccate e bersagli colpiti.
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