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sabato, Giugno 21, 2025
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Sonetti capitolini: a Carlo Calenda candidato sindaco

Calenda candidato sindaco non è il titolo di un fumetto, come potrebbe essere Pippo astronauta o Paperino alle Olimpiadi, ma il primo sonetto di una serie dedicata ai candidati sindaci di Roma.

Sonetti capitolini

Nel XVI secolo a Roma sulla statua di Pasquino venivano posti nottetempo componimenti in versi, scritti in forma anonima anche da poeti famosi (fra i quali Pietro Aretino), che sbeffeggiavano il potere papale. Oggi il poeta A.C. Whistle dedica un sonetto satirico a ciascuno dei candidati a sindaco di Roma, dando corpo ai giudizi popolari più biechi e al loro fondo di verità.

Sonetti capitolini: a Carlo Calenda candidato sindaco

Il primo di questo sonetti è dedicato a Carlo Calenda, primo sfidante ufficiale della sindaca in carica Virginia Raggi, lanciato nella contesa solitaria già da settimane, senza aver ancora chiarito quale sarà il suo perimetro di alleanza ed azione.
Calenda, anche se respinge con veemenza l’etichetta di pariolino, è comunque percepito come un rappresentante della borghesia egemone che si mostra untuosamente vicino alle masse. Si merita pertanto questi 14 caustici versi.

A Carlo Calenda candidato sindaco

Tutti a chiedersi chi sarà sì fesso

da candidarsi a sindaco di Roma

e Calenda, destatosi dal coma,

urbi et orbi proclama “Son quel desso!

Ero un manager, sì, ma ora ho smesso

non badate al mio facondo idioma

sono uguale a uno col diploma

son liberale riformista adesso.”

Udendo associate alla sinistra

le parole “riformista” o “liberale”

invochi San Giuseppe il salariato

ché sta giungendo chi gli somministra

un clisma di mercato e capitale

a togliergli di bocca pane e fiato.

                                                               A.C. Whistle

 

Sonetti capitolini a Carlo Calenda candidato sindaco (3)

Carlo Calenda, breve excursus vitae

Calenda è il nipote materno del regista Luigi Comencini, laureato in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, parte subito nelle alte sfere, approdando alla Ferrari diretta allora da Luca Cordero di Montezemolo.

Carlo è un tipo sveglio, di buona famiglia per cui non gli è difficile proseguire la brillante carriera prima a Sky ed infine in Confindustria, dove ritrova il pigmalione Montezemolo di cui diviene assistente.

Il rapporto continua in Italia Futura, la strana creatura politica rimasta in fasce per l’abbandono dello stesso fondatore. Probabilmente avendo troppe cariche, il buon Luca aveva dimenticato quella politica quindi, più che di abbandono, si può parlare di smemoratezza.

Nel 2013 è candidato alle politiche con Scelta Civica di Mario Monti e non viene eletto ma – colpo di fortuna! – poco dopo viene ripescato come viceministro dello Sviluppo Economico da Enrico Letta.

Il gran salto arriva nel maggio 2016 quando Matteo Renzi lo incorona ministro dello Sviluppo Economico riconfermato in seguito dal governo Gentiloni.

Nel frattempo annuncia diverse volte la sua adesione al Partito democratico, ma nel 2019 lancia la sua lista Siamo Europei, in chiara contrapposizione ai sovranisti giallo-verdi che il buon Carlo odia quanto i nazisti dell’Illinois.

Arriviamo all’estate 2019 quando dopo una sbornia al Papeete, non c’è altra spiegazione, il lanciatissimo Salvini fa cadere il suo stesso governo, gridando poi al complotto.

Con la nascita del governo Pd-5Stelle si realizza un incubo per Carlo. Il turbolento ex ministro contrarissimo all’alleanza coi grillini, fonda un nuovo movimentino, Azione e così facendo fuoriesce dal Pd.

Sonetti capitolini a Carlo Calenda candidato sindaco (4)

Calenda est, Calenda ovest

Carlo Calenda sembra non accontentarsi mai. Nemmeno con sé stesso.

In una sua fase tardo ministeriale  si produsse in una affascinante e aulica confessione: per 30 anni ho ripetuto le cazzate del liberismo.

Una vera e propria piroetta passando da posizioni assolutamente neo liberiste a posizioni vetero marxiste in cui improvvisamente maltrattò importanti amministratori delegati di società in nome dei lavoratori.

Ultimamente, forse per la pandemia, è tornato al vecchio amore e cioè al liberismo di sinistra, il capitalismo dal volto umano.

Il suo chiodo fisso restano i Cinque Stelle, che l’ex ministro vede come il diavolo.

Il populismo pentastellato è la summa teologica di tutti i mali del mondo e leggergli una qualsiasi dichiarazione di un qualsiasi aderente al movimento ha l’effetto della cryptonite per Superman.

Ora è in corso la sua nuova avventura: Carlo Calenda candidato sindaco a Roma. Come finirà?

 

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A.C. Whistle
A.C. Whistle
Nasce alle pendici dei Nebrodi ma sin dalla prima infanzia vive a Roma, da dove non si è più mosso (“la mia famiglia è già emigrata troppo”, dice). Giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, si cela dietro quello che manifestamente è un nom de plume per tutelare la sua posizione sociale e censuaria. Convinto di essere la reincarnazione di Pietro Aretino, in quanto tale produce versi impudichi e faceti, mentre nella prosa predilige la forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

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