Il rifiuto psicologico di accettare come vero un fatto stabilito genera negazioni e distorsioni come la dittatura sanitaria.
Mitologia della dittatura sanitaria
Come afferma Keith Kahn-Harris, l’inganno privato diventa dannoso e pericoloso quando diventa dogma pubblico. Nel bel mezzo della crisi del Coronavirus, negare la pandemia ha un costo immenso in termini di vite umane. E, se il negazionismo è sempre esistito, in un contesto di emergenza come il presente, diventa particolarmente grave e immediato.
Il momento cruciale della transizione tra credenza privata e azione pubblica ha conseguenze dannose, esponenziali in contesti neoliberisti, in cui la negazione si trasforma in negazionismo e colpisce direttamente le vite umane.
Abbiamo assistito, nei giorni scorsi in Italia, a diverse manifestazioni che rendono rilevante la lotta al negazionismo: la protesta anti mascherine e anti vaccini in relazione al Covid-19, lo scorso 5 settembre a Roma, realizzata sulla scia di altri eventi nel mondo.
La sociologa italiana Francesca Coin, a questo proposito, fa un parallelo molto interessante tra i processi di negazione/negazionismo e la normalizzazione della morte dei soggetti sacrificabili.
Per lei la negazione sarebbe un processo individuale che fa riferimento al rifiuto psicologico di accettare come vero un fatto stabilito: un soggetto, quando reprime un fatto, cerca di ignorare il più possibile una verità scomoda.
Il negazionismo, a sua volta, non sarebbe solo la rimozione della realtà, ma la costruzione di un’alternativa ad essa. In questo senso, è un processo più complicato, che mette in moto le disuguaglianze e le strutture di potere della nostra società.
Tra negazionisti e covidioti
Lo scorso 5 settembre circa 1.500 persone chiamate dalla stampa italiana covidioti – rigorosamente senza mascherine – hanno protestato contro quella che definiscono una dittatura della salute, in Piazza della Bocca della Verità, a Roma. La protesta è stata organizzata dal partito di destra Forza Nuova, ma hanno partecipato anche collettivi come “Popolo delle mamme” e “Madrid in rivolta”, che si battono per i diritti a tutela della salute e dell’istruzione dei propri figli, ma negano la responsabilità che essi stessi, i bambini, sono potenziali agenti di propagazione del virus, se non rispettano le regole stabilite dal sistema sanitario nazionale.
Sotto slogan come noi siamo il popolo, non siamo negazionisti, ma quelli che si sono svegliati, i covidioti hanno chiesto l’abolizione della legge Lorenzin (che si occupa di vaccini obbligatori) e la revisione della normativa anti-contagio Covid-19.
Da quando la pandemia Covid ha bloccato l’Italia, Forza Nuova, partito neofascista fondato nel 1997, punta a conquistare uno spazio di visibilità online, come ricorda il giornalista Andrea Paladino, per ottimizzare le esperienze di piazza.
Poiché il negazionismo offre una visione distopica del mondo, in cui la scienza è negata e pochi sono affidabili, se un individuo crede di essere costantemente ingannato paradossalmente rischia di accettare le falsità degli altri.
In questo modo, la facilità con cui i partiti di estrema destra iniziano a sfruttare le paure, la paranoia e la mancanza di informazioni delle persone, in questa pandemia, è solo una delle tante opportunità per coinvolgere nuovi seguaci.
Ius soli
Quattro anni fa, ad esempio, Forza Nuova era nelle periferie romane a gridare case per italiani e cantare, davanti al Senato, contro lo Ius Soli.
Per quanto riguarda lo Ius Soli, i negazionisti trovano risonanza – non di rado – nei discorsi razzisti, dove si interseca il fattore sacrificabilità. Nel mondo, la maggior parte dei manifestanti anti-mascherina sono bianchi e gli appelli alla “riapertura” dell’economia sono legati alla consapevolezza che molte delle persone più colpite appartengono ad altri gruppi etnici che sono stati o saranno costretti a lavorare.
Come ricorda Francesca Coin, con i sistemi sanitari pubblici al collasso e/o affollati, la tendenza è quella di dare priorità a quegli individui con la più alta aspettativa di vita, decisione che trasforma i più vulnerabili in soggetti spendibili.
Nelle società democratiche, il negazionismo deve essere sconfitto attraverso lo smascheramento, il discredito scientifico dei suoi sostenitori e un sistema legale efficiente. Il problema è che, come dice Kahn-Harris, per i negazionisti l’esistenza della negazione è di per sé un trionfo.
La verità fantasma
L’argomento è che la verità è continuamente soppressa dai nemici a seguito di un complotto. Così, il fatto stesso che ci sia resistenza è visto come qualcosa di eroico e rappresenta già di per sé una vittoria per le forze della verità.
La soluzione al negazionismo, non solo in Italia ma nel mondo, sarebbe stabilire una credibilità accademica alternativa e una politica priva di mascheramento morale.
Per Kahn-Harris, questo potrebbe essere possibile solo in un contesto in cui visioni diverse di ciò che significa essere umani potrebbero contestare apertamente quale sia la verità, basata non sulle illusioni di ciò che vorremmo essere, ma sulla responsabilità di ciò che siamo.
L’articolo originale di Marcela Magalhaes potete leggerlo su The Black Post, sito gemellato e in partnership con Kulturjam.
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