www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.
Il 1 maggio del 1919, sul primo numero della rivista L’Ordine Nuovo, Antonio Gramsci indicò un passaggio fondamentale nella storia dei movimenti rivoluzionari: istruitevi, agitatevi, organizzatevi. Senza una cultura egemone non c’è alcuna rivoluzione.
Gramsci: istruitevi, agitatevi, organizzatevi
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Così scrisse Antonio Gramsci, sul primo numero di L’Ordine Nuovo, pubblicato il primo maggio del 1919.
E fu un momento di importanza fondamentale nell’elaborazione di una nuova fase del comunismo, e non solo, perché si arrivò a capire che non erano solo le condizioni economiche ad essere il motore della storia, bensì le elaborazioni culturali. E così Gramsci arrivò ad elaborare il concetto di egemonia culturale in cui affermava che non bastava la lotta di classe, bensì bisognava costruire una cultura egemone per fare la rivoluzione.
Quest’idea ha attraversato tutta la storia della lotta contro la povertà. L’idea gramsciana è la stessa che portò i preti romani nelle periferie di Roma negli anni ’60 a fondare scuole popolari, la stessa di don Lorenzo Milani a Barbiana, fino ai giorni nostri, al grido di Malala: “Education first” per la libertà delle donne in Pakistan.

Egemonia culturale in Antonio Gramsci
Antonio Gramsci con i suoi Quaderni dal carcere, sosteneva che nell’ascesa al potere del proletariato l’economia non era l’unica variabile da prendere in considerazione, ma bisognava valorizzare la cultura. Le considerazioni gramsciane hanno giocato un ruolo importantissimo nella storia della cultura.
Ecco alcuni passaggi centrali dai suoi Quaderni.
“Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare”
“Che tutti i membri di un partito politico debbano essere considerati come intellettuali, ecco un’ affermazione che può prestarsi allo scherzo e alla caricatura; pure, se si riflette, niente di più esatto. Sarà da fare distinzione di gradi […] non è ciò che importa: importa la funzione che è direttiva e organizzativa, cioè educativa, cioè intellettuale.”
“L’innovazione non può diventare di massa, nei suoi primi stadi, se non per il tramite di una élite.”
“Si può dire che non solo la filosofia della praxis non esclude la storia etico-politica, ma che anzi la fase più recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell’egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella “valorizzazione” del fatto culturale, dell’attività culturale, di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici.”
“Il Partito comunista è, nell’attuale periodo, la sola istituzione che possa seriamente raffrontarsi alle comunità religiose del cristianesimo primitivo.”
“Il comunismo era la religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch’esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale.”
“Ci può e ci deve essere una “egemonia politica” anche prima della andata al Governo e non bisogna contare solo sul potere e sulla forza materiale che esso dà per esercitare la direzione o egemonia politica.”
“I bolscevichi non erano riusciti a diventare “dirigenti”, oltre che “dominanti”. Gli altri partiti comunisti del mondo non avrebbero dovuto quindi prenderli a modello, perché: “Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere e anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente.”
“Tra i tanti significati di democrazia quello più realistico e concreto mi pare si possa trarre in connessione col concetto di egemonia. Nel sistema egemonico, esiste democrazia tra il gruppo dirigente e i gruppi diretti, nella misura in cui la legislazione favorisce il passaggio dai gruppi diretti al gruppo dirigente”.
Sostieni Kulturjam
Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.
I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.
Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.
Leggi anche
- La psicosi bellica della Polonia, bastione NATO con l’ossessione del riarmo
- Calenda, Picierno and co: democrazia sì, ma solo se obbedisci
- Bastonati e traditi: la repressione dei pensionati argentini sotto il governo Milei
- Franceschini contro i padri: la guerra dei cognomi mentre il Paese affonda
E ti consigliamo
- Shidda
- Noisetuners
- Novecento e oggi
- A sud dell’impero. Breve storia della relazione sino-vietnamita
- Sintropie. Mondo e Nuovo Mondo
- Musikkeller, un luogo-non luogo
- Breve guida per riconoscere il “coatto”
- Achab. Gli occhi di Argo sul carcere
- La terra di Itzamnà: alla scoperta del Guatemala
- Dittature. Tutto quanto fa spettacolo: si può essere ironici su temi serissimi e al contempo fare opera di informazione e presidio della memoria?
- Il soffione boracifero: ritorna dopo 10 anni il romanzo cult
- Cartoline da Salò, nel vortice del presente