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Film per un Natale diverso? “Eccezzziunale… veramente”!

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Siete stufi di “Una poltrona per due”, “Mamma ho perso l’aereo”, “La vita è meravigliosa” e cose del genere? Ecco 3 film per un Natale diverso. Terza segnalazione “ad hoc”: “Eccezzziunale… veramente“.

1982, “Eccezzziunale… veramente”: l’ennesimo film campione di incassi dei fratelli Vanzina

Il film uscì nelle sale il 4 marzo, quindi siamo in tempo per festeggiare il 40° anniversario. Che cosa ci sia da festeggiare non saprei: ricordo che andai a vederlo al cinema, pur avendo nei confronti del calcio un interesse assai tiepido, e mi annoiai (mentre nel precedente “I fichissimi” Abatantuono e Jerry Calà mi avevano divertito assai). Ho rivissuto quella stessa sensazione adesso che l’ho rivisto per voi, non per fare lo snob ma il film è davvero una vanzinata: che è un genere autonomo del cinema italiano, e ha la sua dignità, ma questa non è fra le produzioni migliori.

Abatantuono interpreta tre personaggi le cui storie si snodano indipendenti l’una dalle altre.

Donato, capo ultrà del Milan, crede di essere responsabile del ferimento del suo avversario interista Sandrino il Mazzulatore, e mentre costui giace in ospedale privo di coscienza gli ruba la fidanzata (Stefania Sandrelli, nonostante la cui presenza il film è purtroppo pressoché privo di nudità e doppi sensi), Sandrino si risveglia ma la nuova coppia rimane unita.

Felice, camionista soprannominato Tirzan (cominciate a capire il perché del mio giudizio severo?), scambia il suo camion con quello del suo amico detto “lo Slavo” (Yorgo Voyagis, già visto nei panni del terrorista ne “I nuovi mostri” del 1977) per poter assistere alla partita Anderlecht-Juventus. A un certo punto, mentre si trova a viaggiare nel Nord Italia, viene fermato da due agenti della Stradale, alquanto inspiegabilmente uno parla in romanesco e l’altro –Enio Drovandi– in toscano (auspico un provvedimento legislativo che vieti l’utilizzo dei vernacoli nei film).

Lui sfascia il camion dello Slavo, lo Slavo sfascia il camion di Tirzan, disavventura con un bagarino, Tirzan infine si siede accanto Gianni Agnelli in tribuna e diventa l’autista del pullman della Juventus, roba così.

E c’è Franco, cui gli amici del bar –adusi a fare burle un po’ tristi che forse vorrebbero essere ispirate ad “Amici miei”– fanno credere con una schedina falsa di essere vincitore di un 13 al Totocalcio. Egli inizia così a spendere e spandere, poi la mia laboriosa peristalsi postprandiale natalizia ha avuto il sopravvento e mi sono addormentato, ricordo solo Boldi e Teocoli e Ugo Conti esibirsi in lazzi penosi. (Una volta per tutte: non esiste comicità milanese, tutt’al più il cabaret milanese; non parliamo poi delle immaginarie comicità ligure o siciliana, forse Napoli può dire qualcosa, ma la comicità in Italia è romana, piaccia o non piaccia. E soprattutto non dite che i toscani fanno ridere, ché mi irrito).

Allora perché consigliare questo film per Natale? È presto detto. (Ma prima una curiosità: la canzone che fa da sigla venne portata da Abatantuono a Sanremo nel gennaio del 1982 per fare da traino alla pellicola).

Diego Abatantuono, Eccezzziunale… veramente

 

Innanzitutto è comunque ben fatto, dalla regia al doppiaggio, la sceneggiatura tutto sommato è passabile in relazione al target e alla povertà di spunti offerti dall’argomento calcio, e c’è anche la solita parata di eccellenti caratteristi: Guido Nicheli, Franco Caracciolo, Anna Melato (sorella di Mariangela), Gianfranco Barra, Jimmy il Fenomeno, Ennio Antonelli; le musiche sono del maestro Detto Mariano.

E poi nel pomeriggio del 25 le alternative erano su Rai 2 “Un Babbo Natale tutto nuovo” (USA 2015), su Italia 1 “Fred Claus – Un fratello sotto l’albero” (USA 2007) e su Rete 4 l’immortale “Via col vento”. A nessuna di esse sarei sopravvissuto.

P.S. Anche il sequel “Eccezzziunale veramentecapitolo secondo… me” del 2006 è stato un successo, incassando 6,9 milioni di euro nelle prime quattro settimane di programmazione, numeri che il cinema di oggi si sogna: quindi io ho torto e hanno ragione i Vanzina, perché il cinema deve anche sostenersi economicamente.

 

A.C. Whistle
A.C. Whistle
Nasce alle pendici dei Nebrodi ma sin dalla prima infanzia vive a Roma, da dove non si è più mosso (“la mia famiglia è già emigrata troppo”, dice). Giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, si cela dietro quello che manifestamente è un nom de plume per tutelare la sua posizione sociale e censuaria. Convinto di essere la reincarnazione di Pietro Aretino, in quanto tale produce versi impudichi e faceti, mentre nella prosa predilige la forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

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