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Con il loro suono unico e l’immagine iconica, i Fields of the Nephilim hanno lasciato un segno indelebile nella scena musicale del gothic rock e sono stati tra i pionieri nel proporre temi esoterici assieme a un immaginario cinematografico.
Fields of the Nephilim: quando il gothic incontra il western
Nel 1984, a nord di Londra, nella cittadina di Stevenage, Hertfordshire, nei meandri dell’infinito sottobosco generato dal punk e dalla new wave, il cantante Carl McCoy, insieme a Gary Wisker (sassofono), Paul Wright (chitarra), Tony Pettitt (basso) e Alexander “Nod” Wright (batteria) da vita a una band dalle sonorità così intense e particolari da risultare istantaneamente seminale, come dicono i critici seri: i Fields Of The Nephilim.
Il nome della band deriva dai Nephilim, i “caduti”, figure mitiche bibliche, figli dall’accoppiamento tra angeli scacciato dal paradiso e donne mortali, responsabili della nascita delle civiltà sumera e babilonese e divulgatori della conoscenza nascosta agli esseri umani. Una scelta che rifletteva dal principio l’interesse di McCoy e compari per l’occulto e l’estetica che l’accompagnava.
Il debutto ufficiale avvenne nel 1985 con l’Ep “Burning The Fields”, rilasciato in sole 500 copie dalla loro etichetta, la Tower Release. Dopo l’uscita dell’Ep, Wisker lasciò la band per essere sostituito da Peter Yates nelle vesti di secondo chitarrista, cambiando il profilo sonoro della band che trovò così la sua identità.
Pur essendo limitato nella diffusione, il disco seppe catturare l’attenzione della mitica Beggars Banquet, con cui la band pubblicò un altro Ep, “Returning To Gehenna“, (1986) e quindi il folgorante album d’esordio: “Dawnrazor” (1987).
La formazione si affermò rapidamente anche grazie al look che negli spettacoli dal vivo creava un’atmosfera unica, che richiamava il vecchio West. I 5 salivano sul palco nelle vesti di una sorta di cowboy zombie, con cappelli a falda larga, trench di pelle e un’estetica polverosa e apocalittica.
L’immagine western, associata ai film di Sergio Leone, emergeva già nella copertina di Dawnrazor. Una visione cinematografica da b movie horror che collocò subito la band all’interno del filone del gothic-rock, almeno per gli appassionati di scaffali ed etichette.
Ma non accontentandosi di utilizzare soltanto le immagini dei cowboy, l’album si apriva con la cover di un brano dalla colonna sonora di “C’era una volta il west”, firmata Ennio Morricone. Si tratta di “Intro (The Harmonica Man)”, riarrangiato e accompagnato da una chitarra acida in un crescendo visionario.
I suoni di “Dawnrazor”, oltre a racchiudere in maniera del tutto personale gli stilemi della darkwave, arricchivano di nuove sfumature, bassi pesanti, chitarre soniche dedite ad arpeggi lunghissimi come mantra, arrangiamenti troppo pesanti per qualsiasi vèrve pop anni 80 o per epigoni oscuri di quel periodo (i Sisters of Mercy, con cui da sempre, erroneamente, vengono associati).
Queste suggestioni, unite al video di “Preacher Man” che, come gli altri singoli rilasciati negli anni successivi (“Blue Water”, “Moonchild” e “Psychonaut”), fecero si che la band si facesse largo nelle chart del Regno Unito, insediandosi più volte nella Top40.
Discografia essenziale
Ecco una panoramica dei loro album più significativi:
Dawnrazor (1987)
Di Dawnrazor abbiamo già detto: è il primo album “lungo” in studio dei Fields of the Nephilim, pubblicato nel 1987. Il disco ha definito il sound della band, mescolando gothic rock con elementi western e psichedelici. I brani come “Preacher Man” e “Power” mostrano un sound oscuro e atmosferico, con chitarre riverberate e la voce baritonale e ipnotica di McCoy.
The Nephilim (1988)
Il secondo album, The Nephilim, rappresenta un’evoluzione verso sonorità più complesse e mature. Con canzoni come “Moonchild” e “Last Exit for the Lost”, la band ha esplorato temi sulla spiritualità e trascendenza, cari a McCoy, continuando a costruire la loro mitologia personale.
Elizium (1990)
Considerato uno dei capolavori del gothic rock, Elizium è un viaggio sonoro attraverso paesaggi sonori eterei e atmosfere oniriche. I brani come “For Her Light” e “Submission” sono caratterizzati da arrangiamenti complessi e un uso intensivo di effetti sonori che creano un’esperienza immersiva.
Earth Inferno (1991)
Un album dal vivo che cattura l’intensità delle esibizioni della band, Earth Inferno include registrazioni da concerti a Londra, Amburgo e Utrecht. Il disco dimostra la capacità della band di portare il loro sound complesso e atmosferico sul palco, coinvolgendo il pubblico in un viaggio emotivo.
Zoon (1996)
Dopo lo scioglimento della formazione originale, Carl McCoy riformò la band con una nuova lineup per registrare Zoon. Questo album segna una svolta verso un sound più heavy e industrial, pur mantenendo l’essenza gotica della band. Brani come “Shine” e “Zoon Pt. 3 (Wake World)” mostrano un’evoluzione stilistica, incorporando chitarre più aggressive e ritmi più serrati.
Mourning Sun (2005)
Mourning Sun è l’album di ritorno della band, con McCoy come unico membro originale. L’album rappresenta un ritorno alle radici gotiche della band, con brani come “Straight to the Light” e “Mourning Sun” che riprendono le atmosfere mistiche e spirituali che hanno reso celebre la band.
Perché sono stati sottovalutati dalla critica?
Nonostante il loro impatto duraturo sulla scena gotica, i Fields of the Nephilim sono stati spesso sottovalutati dalla critica musicale mainstream. Ci sono diverse ragioni per questo:
- Estetica di nicchia: l’immagine visiva e i temi esoterici della band hanno attirato una base di fan molto fidelizzata e specifica ma hanno limitato il loro appeal presso un pubblico più ampio. C’è chi evidentemente si è soffermato troppo sull’aspetto visivo – scambiandolo per baracconata anni 80 -senza soffermarsi invece sulla proposta musicale della band, complessa ed articolata.
- Concorrenza nella scena gotica: durante gli anni ’80, la scena gothic rock era satura di band iconiche come The Cure, Bauhaus e Siouxsie and the Banshees. Questo contesto competitivo ha reso difficile per i Fields of the Nephilim ottenere lo stesso livello di riconoscimento.
- Cambiamenti di formazione: la band ha subito numerosi cambiamenti di formazione nel corso degli anni, il che ha portato a una certa instabilità creativa e ha influito sulla loro capacità di mantenere una presenza costante nel panorama musicale.
- Evoluzione musicale: il passaggio verso suoni più industriali e heavy metal nell’album Zoon ha alienato parte del loro pubblico originale, mentre non è riuscita a catturare l’attenzione di una nuova base di fan.
Nonostante le sfide e le critiche, i Fields of the Nephilim hanno mantenuto un seguito fedele e continuano a essere considerati una delle band più influenti del gothic rock. La loro capacità di creare un universo musicale e visivo unico li ha resi pionieri nell’arte della ‘narrazione musicale’.
Fields of the Nephilim – Preacher Man
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