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lunedì, Luglio 14, 2025
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Ursula von der Leyen, la leader che non ne imbroccò una…

L’elezione della von der Leyen nel 2019 fu talmente imprevista che lei stessa dichiarò di “sentirsi sopraffatta”. Di certo non poteva immaginare come ci sentiamo noi oggi sotto la sua sciagurata presidenza.

Ursula von der Leyen, non perdiamo la memoria

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, a margine del summit della Nato a Vilnius, ha fatto una delle sue performance retoriche che l’hanno contraddistinta nell’ultimo anno:

“L’orribile guerra della Russia in Ucraina cambia il volto dell’Europa per sempre: vediamo la Finlandia e la Svezia unirsi alla Nato. Vediamo anche – continua – che tutti hanno capito che è qualcosa di più della guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina: riguarda la questione di chi siamo e di quali sono le regole globali. Non vogliamo accettare il fatto che la potenza produca diritto: siamo determinati a difendere il diritto internazionale e la Carta dell’Onu, che sono le cose che ci uniscono qui a Vilnius”.

Von der Leyen, sia detto senza incertezze, passerà alla storia per non averne imbroccata una e per aver portato la UE al disastro economico e politico.

Forse gioverebbe ricordare l’origine di questo prevedibile disastro ricordando come la presidente ottenne l’incarico nel 2019 con un’elezione difficile e contrastata.

Promemoria, come fu eletta Ursula von der Leyen?

Molti parlamentari dell’asse che avrebbero dovuto sostenere Ursula von der Leyen, formato da Liberali, Popolari e Socialisti & Democratici, fecero mancare ben 75 voti al quorum.

Essendo la candidata di punta dei popolari tedeschi il segnale era alquanto chiaro.
Eppure successe che Ursula venne comunque eletta: nonostante i franchi tiratori della sua stessa maggioranza, un pugno di voti le garantì una risicata elezione.

Una vittoria talmente imprevista ch’ella stessa dichiara di “sentirsi sopraffatta” (non poteva certo immaginare come ci sentiamo noi oggi avendo lei alla presidenza).

La maggioranza per l’elezione era di 374 voti, Ursula ne prese 383. Nove i voti di differenza. Metà parlamento insomma le votò contro (327). Politicamente, un’enormità.

Sapete chi fece la differenza e trasformò quella che stava per profilarsi come una sonora bocciatura per una ministra che aveva incarnato da sempre l’ala dura e intransigente della CSU bavarese, la linea del rigor mortis (degli altri) e dell’austerità?

Un manipolo di deputati europei italiani provenienti da un movimento che si era dichiarato antisistema, perfino antieuropeo e che in quel momento era al governo nella belpaese: i “5 Stelle“. Si, proprio quelli che volevano aprire le istituzioni del paese come una scatoletta di tonno e che, invece, finiscono ad operano come “gatekeeper”.

Il voto di 14 parlamentari 5 stelle produsse il miracolo: Ursula stava per scomparire dalla scena, loro non solo la tennero in vita, ma le garantirono un successo insperato. Loro stessi dichiararono di essere stati “l’ago della bilancia”. Complimenti!

Dino Giarrusso, all’epoca nel Movimento, dichiarò che con il voto a von der Leyen il movimento avrebbe inteso farsi riconoscere delle posizioni di rilievo. Ben fatto.

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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