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Il terrore di matrice islamista è tornato a colpire ma la strage di Vienna ripropone le abusate e mendaci teorie sullo scontro di civiltà.
La strage di Vienna e il terrore islamista
Prima la Francia, adesso l’Austria: il terrore di matrice islamista è tornato a colpire la vecchia Europa.
Il bilancio provvisorio dell’attacco a Vienna rilasciato dal ministro dell’Interno Karl Nehammer, è di 4 morti e 22 feriti, di cui almeno 6 gravi.
Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, in un discorso alla nazione, specificando che si è trattato di un attacco terroristico, ha dichiarato:
È stato un attacco d’odio. Odio per i nostri valori fondamentali, odio per il nostro modello di vita, odio per la nostra democrazia. Difenderemo i nostri valori fondamentali, il nostro modello di vita e la nostra democrazia con tutte le nostre forze. Concludendo con il classico: Non ci lasceremo intimidire
Proprio questo è il punto. Con il ritorno del terrorismo sul suolo europeo tornano alla ribalta le abusate e mendaci teorie sullo scontro di civiltà.
La narrazione terroristica che aiuta il terrore
La narrazione non regge più ma va avanti come se non fosse accaduto nulla in questi anni, dall’Iraq alla Libia fino alla martoriata Siria. Anche e soprattutto perché proprio in Siria i combattenti islamici, come in Afghanistan trent’anni prima, sono stati fatti passare come ribelli contro la tirannia di Assad, che non sarà un modello di democrazia, ma non più dei tanti stati arabi di cui siamo tranquillamente alleati e in affari.
Proprio Assad, e Gheddafi prima di essere assassinato, avevano avvisato l’Europa: questi terroristi sono come uno scorpione, torneranno nei vostri paesi e colpiranno.
I fatti di Vienna sono orribili, La condanna è netta, senza se e senza ma: non può esserci spazio per il fanatismo omicida nel mondo. Detto ciò non possiamo esimerci dal sottolineare una variabile non indifferente alla questione: la narrazione del terrore globale sui nostri media è parte del terrore.
Dopo ore di resoconti e ricostruzioni, breaking news, dirette dai luoghi della tragedia in cui ci hanno raccontato di un attacco multiplo, coordinato, di caccia ai terroristi, di minaccia incombente dell’Isis, come se nulla fosse, senza una rettifica, senza una spiegazione, con la più assoluta tranquillità ci comunicano che l’attentatore di Vienna è uno solo, Fejzulai Kujtim, nato e cresciuto in Austria, ventenne già noto ai servizi segreti, era stato condannato a 22 mesi di carcere il 25 aprile 2019, per aver tentato di andare in Siria ed affiliarsi all’Isis.
Crimine orribile, ribadiamo, come ogni uomo che toglie la vita a un altro.
Come ad esempio, per ricordarne una, la strage razzista di Firenze 2011, quando il ragioniere fascista Gianluca Casseri trucidò due senegalesi e ne ferì altri 5. Oppure quando Luca Trani, leghista, nel 2019, sparò all’impazzata contro tutti gli stranieri che incrociava. Ma in quei casi, come in altri simili, parlano di pazzia, follia, Per tutto il resto invece c’è un etichetta pronta.
E queste etichette prestabilite sono una fionda utilissima proprio per le fabbriche dell’orrore. Non servono più piani complicati, addestramento , coperture, investimenti economici: basta pescare tra i disperati della terra, tra gli emarginati periferici e borderline della grandi città, un coltello da cucina e si ottiene il medesimo risultato dell’orrore.
Non di meno, quando le stesse azioni sanguinare colpiscono fuori dall’Europa, quali sono le reazioni? Domanda retorica: nessuna. Guardiamo nuovamente all’Afghanistan.
In queste ore l’Isis ha rivendicato l’attacco all’università di Kabul, in occasione di un evento con la partecipazione di autorità afghane e iraniane, dove vengono segnalati almeno 22 morti e decine di feriti. C’è stato qualche messaggio di cordoglio europeo? Si sono espressi contro il terrorismo jihadista che colpisce Kabul? E quando accade in Siria? Silenzio assoluto.
La narrazione occidentale è una sorta di suprematismo bianco light esteso a tutto il mondo esterno. Il resto, è un eco lontano, flebile.
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