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La Scozia post Brexit: sarà il turno della Scotex?

La Scozia post Brexit è una polveriera: l’accordo in extremis tra Boris Johnson e UE sta provocando una vera rivolta anti Londra.

La Scozia post Brexit

Il Regno Unito ha abbandonato irreversibilmente l’Unione Europea, primo paese ad uscire dopo 47 anni tra entusiasmi (pochi) e tormenti. Ma la premier scozzese Nicola Sturgeon non molla e pochi giorni fa ha ribadito la sua battaglia in un tweet con le parole Scozia ed Europa attorno a un cuore rosso:

Torneremo presto nella Ue! Non spegnete la luce. Aspettateci!

L’intento mediatico è chiaro: aumentare la già forte pressione su Londra per un nuovo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito, dopo quello del 2014 vinto dagli unionisti (55%). La Sturgeon ha poi aggiunto:

La Scozia non ha mai votato per la Brexit (il 62% si oppose nel 2016). Perché noi ci sentiamo europei. Da indipendente, la Scozia sarà membro dell’Ue.

La Scozia post Brexit: sarà il turno della Scotex?
Nicola Sturgeon

Secondo i sondaggi più recenti gli indipendentisti sarebbero avanti di 16 punti, risultato più alto di sempre. I danni potenziali della Brexit stanno agitando la classe politica scozzese e provocando la rivolta anti Londra, essendo economicamente la Scozia molto legata all’Ue. I pescatori del nord sono già sul piede di guerra: da Peterhead, a un’ora da Aberdeen,  passano ogni anno 230 milioni di euro in pesci.

Gli accordi raggiunti in extremis tra Boris Johnson e l’UE sono considerati estremamente penalizzanti e accusano il premier di averli traditi approvando delle quote di prodotto che costituiscono soltanto una minima frazione di quello a cui il Regno Unito avrebbe diritto in base alla legge internazionale. La Sturgeon che ha accusato Londra di non aver mantenuto nemmeno una delle promesse fatte ai pescatori scozzesi. A rincarare la dose s’è aggiunto il leader nazionalista Ian Blackford: Questo accordo è un disastro per la Scozia e ci taglia fuori dal mondo. 

Il partito di Sturgeon, il Snp, alle elezioni locali del prossimo maggio potrebbe ottenere un vero plebiscito, i sondaggi lo danno oltre quota 50% e così la marcia indipendentista sarebbe difficile da arginare.

Tutta questa situazione nasce dal referendum col verme di sette anni fa. La Scozia votò no all’indipendenza, ma il Regno Unito era a pieno titolo in Europa e dunque molti europeisti scozzesi votarono per rimanere in Uk poiché l’indipendenza avrebbe significato  per Edimburgo abbandonare sia Londra sia Bruxelles, poiché i britannici avrebbero posto il veto all’ammissione nell’Ue di una Scozia indipendente. La Brexit ha cambiato tutte le carte in tavola.

La strada di una Scotex però appare tutta in salita: Johnson non concederà mai il decisivo assenso per un secondo referendum sull’indipendenza di Edimburgo, perché vorrebbe dir dare il via a un domino che spaccherebbe il Regno Unito, con l’Irlanda del Nord già votata al sacrificio all’Ue nell’accordo Brexit in nome della pace.

La Scozia post Brexit: sarà il turno della Scotex?

Scozia post Brexit, Johnson: Indipendenza? Sì, ma tra 40 anni

Parlando alla Bbc al The Andrew Marr Show,  il premier britannico Boris Johnson ha fatto un parallelo con il referendum sulla Brexit del 2016 che si è tenuto quarant’anni dopo quello con cui nel 1975 i britannici appoggiarono l’adesione all’allora Comunità economica europea, l’attuale Ue. ”

I referendum nella mia esperienza, esperienza diretta, in questo Paese non sono eventi particolarmente allegri, non hanno una forza particolarmente unificante nell’umore nazionale. Dovrebbero essere tenuti solo una volta in una generazione. E quindi quarant’anni mi sembrano la distanza temporale giusta anche per il referendum scozzese.

Inoltre, se anche si venissero a creare le condizioni per l’indipendenza, l’ingresso nell’Unione Europea non sarebbe qualcosa di automatico, tutt’altro: Edimburgo dovrebbe adottare l’euro mentre nel programma della Sturgeon la Scozia vorrebbe mantenere la sterlina. Ci sarebbe poi il probabile veto della Spagna poiché una Scozia indipendente in Europa creerebbe un precedente pericoloso, e potrebbe essere un pericoloso detonatore per le proprie questioni interne con i secessionisti catalani. E dunque, nonostante pubblicamente la posizione d’apertura dell’Ue verso Edimburgo, il rischio reale per la Scozia sarebbe di ritrovarsi isolata.

 

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