Vincitore delle elezioni presidenziali, Mohamed Bazoum è subentrato a Mahamadou Issoufou dopo un fallito tentativo di colpo di Stato militare.
L’analisi di Giulio Chinappi dal suo World Politics Blog.
Niger: Mohamed Bazoum entra in carica dopo il golpe fallito
Vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi tra il 27 dicembre (primo turno) ed il 21 febbraio (secondo turno), Mohamed Bazoum ha ufficialmente assunto la leadership del Niger nella giornata di venerdì 2 aprile, succedendo in questo modo al 69enne Mahamadou Issoufou, che ha ricoperto la massima carica dello Stato africano negli ultimi dieci anni.
Bazoum ha ricevuto l’investitura per il suo primo mandato quinquennale alla presenza di almeno quindici capi di Stato e di governo, oltre a rappresentanti di istituzioni regionali e internazionali. La sua elezione rappresenta una forma di continuità rispetto alla presidenza di Issoufou, visto che entrambi provengono Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo (Parti Nigérien pour la Démocratie et le Socialisme, PNDS-Tarayya).
Lo stesso Bazoum, del resto, aveva ricoperto gli incarichi di ministro degli Esteri e di ministro degli Interni nei due mandati presidenziali di Issoufou, oltre ad essere stato designato presidente del PNDS dal 2013.
Nel suo discorso di inaugurazione, il sessantunenne Bazoum ha detto che sarà “il presidente di tutti i nigerini” e ha promesso di consolidare l’unità del Paese africano. Tuttavia, non la pensa così il suo rivale, Mahamane Ousmane, che ha rifiutato di riconoscere i risultati del secondo turno, nonostante Bazoum si sia imposto con un netto 55,66% di preferenze. Ousmane, già presidente del Niger tra il 1993 ed il 1996, si era candidato sotto i colori del partito Rinnovamento Democratico e Repubblicano (Renouveau Démocratique et Républicain, RDR), e con il suo rifiuto di riconoscere i risultati elettorali ha contribuito ad acuire le tensioni esistenti tra le principali fazioni politiche del Paese.
Il Niger resta infatti un Paese altamente instabile, come dimostra il tentativo di colpo di stato sventato dalla guardia presidenziale nigerina pochi giorni prima dell’inizio del mandato di Bazoum. Il quotidiano Niamey News ha riferito che nelle prime ore di mercoledì sono stati uditi pesanti colpi di arma da fuoco nel distretto amministrativo della capitale, non lontano dal Palazzo Presidenziale.
Tuttavia, la Guardia Presidenziale ha organizzato rapidamente una risposta e diversi militari sono stati arrestati: “Ci sono stati alcuni arresti tra alcuni membri dell’esercito che sono dietro questo tentato colpo di stato“, affermano le fonti ufficiali di Niamey. In molti hanno evocato il colpo di Stato verificatosi nel febbraio del 2010, che portò alla destituzione del presidente Mamadou Tandja per mano del generale Salou Djibo.
In seguito a tale avvenimento, forti misure di sicurezza sono state dispiegate in tutta la capitale Niamey per garantire la sicurezza del presidente uscente Issoufou, del neoeletto Bazoum e degli altri rappresentanti politici presenti in occasione della cerimonia ufficiale d’investitura. Le ambasciate della Francia, ex potenza coloniale, e degli Stati Uniti hanno sospeso le loro attività nei giorni successivi al golpe, e hanno incoraggiato i rispettivi funzionari e cittadini a “restare a casa“.
Bazoum dovrebbe nominare a breve un nuovo primo ministro per formare un nuovo governo alla guida del paese e affrontare le questioni di sicurezza. Oltre al tentativo di golpe, il Niger deve infatti affrontare gravi minacce da parte di gruppi ribelli armati stabilitisi nella regione occidentale del Paese, al confine con il Mali e il Burkina Faso. Solo nel mese di marzo, più di 100 civili sono stati uccisi in vari attacchi effettuati da sospetti gruppi jihadisti.
Uno degli attacchi più gravi ha avuto luogo lo scorso 22 marzo contro tre villaggi nella regione di Tahoua, al confine con il Mali, con un bilancio di almeno quaranta morti tra i civili. L’attacco è stato lanciato contro il villaggio di Intazayene, dove sono morte almeno 16 persone, contro Bakorate, dove ne sono state uccise altre 18, e contro Akifakif, dove sono stati uccisi altri sei civili. Secondo il comunicato del governo, gli aggressori sono arrivati nei villaggi su motociclette e veicoli e “hanno sparato freddamente ai contadini prima di scappare“.
In base ai dati delle organizzazioni umanitarie che operano nelle zone di confine di Mali, Burkina Faso e Niger occidentale, sono più di 200mila i rifugiati, che sono fuggiti dai loro luoghi di origine in quei territori a seguito delle azioni armate di gruppi estremisti.
Giulio Chinappi è su World Politics Blog
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