Una folle notte domenica 14 giugno ha visto piazza Bellini a Napoli diventare teatro grottesco di esibizione muscolare delle forze dell’ordine nell’interpretare le controverse ordinanze del governatore De Luca sulla cosiddetta movida al tempo del covid.
Napoli, piazza Bellini, domenica 14 giugno
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“Arbitrariamente in arresto, per eccesso di zelo, perché stavo bevendo una birra. Mi hanno arrestato”.
L’attivista napoletano Pietro Spaccaforno è poco incline a farsi ammanettare. La sua robustezza gli consente una resilienzia straordinaria: braccia immobili e e bacino inflessibile. Si alternano diversi poliziotti e in gruppo di quattro, cinque agenti non riescono a piegarlo per introdurlo nei sedili posteriori della volante.
Minuto 3,38
Il poliziotto che coordina l’intervento mi invita ad avvicinarmi per raccontare l’accaduto.
“Lei vuole le riprese. Sono tre persone che non si sono fatte identificare”.
L’altro uomo, che non conosco, gli ricorda che i documenti li ha mostrati ripetutamente. A detta degli astanti in due hanno fornito i documenti e uno, Pietro, non li aveva con sé.

Caccia alla Movida e passa tutto
Napoli Piazza Bellini, domenica sera. La piazza non è affatto piena da far urlare alla stampa locale e nazionale pericolo movida, balsamo panacetico capace di alleviare ogni rimorso rispetto una tenuta sociale in progressiva decomposizione o rispetto un sistema sanitario incapace ormai di prevenire alcunché ma abile ad allestire poco funzionali ospedali di guerra al cospetto di progressive chiusure e smantellamenti.
Almeno sette volanti, giunti poi in soccorso carabinieri ed esercito, cercano di arrestare tre uomini rei di aver bevuto insieme una birra. Tutti i presenti, padri di famiglia con bambini a seguito compresi, urlano costernati: ma che cazzo fate?
Penso di conoscere almeno un po’ la polizia di Napoli. In una città dall’esasperazione sociale diffusa e radicata credo che sia tra le migliori al mondo oltre che in mediazione del conflitto sociale spesso anche in prevenzione.
Negli anni passati maggiormente a fare il giornalista li ho osservati impegnati a non cogliere ogni sorta di scontro e provocazione, tranne quando il conflitto non fosse espressivamente un desiderata, evidenziato e tre volte sottolineato, del ministro degli interni di turno.
Negli anni di collaboratore dell’amministrazione comunale spesso la prima visita mattutina all’interno dell’ufficio era di qualche agente della Digos. Venivano ad annunciare il programma di contestazioni che la giornata offriva ma erano decisamente disinteressati al nostro punto di vista.
Piuttosto sollecitavano risposte, interlocuzioni immediate con i contestatori e con le altre istituzioni. Loro intento era produrre una qualche sorta di lieta novella da garantire a loro stessi e alla città una parvenza di pace sociale a scadenza quotidiana. In città come Roma o Palermo, in situazione simili, non ho visto la stessa propensione.
Dopo anni di involontaria ma continuativa osservazione anche io mi aggiungo al coro: ma che cazzo avete fatto?
L’emergenza secondo De Luca
In Campania viviamo dello stato di emergenza più ridicolo della storia delle misure costrittive di massa. Ogni venerdì Vincenzo De Luca con piglio polpottiano emette ordinanze che vanno a interferire con leggi dello stato e regolamenti comunali.
Il tutto in favore di camera ma senza mai un giornalista a poter porre una domanda.
Ispirato da una apparente paternalistica volontà di tutela discerne, ad argomentare l’ordinanza appena firmata, se i giovani debbano bere vodka di San Pietroburgo o di produzione locale.
Decreta, tenta di argomentare, per poi porsi contraddirsi il venerdì successivo nel variare orari di apertura e misure per il consumo finanche di una birra.
Riapre come prima cosa le sale bingo e le slot machine manco fossero il volano della ripresa industriale del Mezzogiorno. Ed è in questo contesto che si legittimano incomprensibili accadimenti, in questa fenomenologia decostruisce la legittimità di altre istituzioni, polizia compresa, per una presunta propria autorità intrisa di autoritarismo.
È sempre un governatore della Campania al secondo mandato a inaugurare il declino della segreteria politica del maggior partito di centrosinistra che qui, oggi come ieri, annovera De Mita, Pomicino, Mastella.
Nicola Zingaretti, ti ho avvisato.