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Cuba resta alleata di Russia e Cina, ma Mosca e Pechino chiedono riforme, efficienza e apertura agli investimenti. Il PCC è diviso tra riformisti e conservatori, mentre la popolazione attende risposte concrete. L’alleanza regge, ma pretende un socialismo rinnovato.
Cuba e i suoi alleati
Le relazioni tra Cuba, Russia e Cina sono da tempo considerate un pilastro della geopolitica antimperialista. Eppure, negli ultimi mesi, qualcosa sembra cambiare. Non si tratta di una crisi diplomatica, ma piuttosto di una fase di chiarimento.
I partner strategici di L’Avana continuano a offrire sostegno, ma chiedono con forza riforme e risultati. Come ha dichiarato recentemente Vladimir Putin, in un discorso tenuto al Foro Economico Eurasiatico: “I nostri alleati storici hanno tutta la nostra attenzione, ma anche loro devono dimostrare di voler costruire con noi un futuro concreto e produttivo.”
La Russia alza il tono, ma resta presente
Il viaggio a L’Avana del vicepresidente russo Dmitry Chernyshenko ha lasciato un segno. Durante gli incontri con i dirigenti cubani, Chernyshenko ha criticato apertamente “la lentezza e gli ostacoli imposti da settori conservatori del PCC agli investimenti russi.”
Una dichiarazione inedita, ma che va letta alla luce del contesto: la Russia è sotto pressione economica e punta a rafforzare i legami con chi può garantire apertura e cooperazione.
Mosca ha già avviato collaborazioni in settori strategici (trasporti, energia, agricoltura), ma vuole procedure snelle, trasparenza e garanzie.
Secondo fonti interne, Cuba ha promesso di snellire i meccanismi burocratici, ma alcune resistenze persistono.
La Cina: silenziosa, ma esigente
Pechino mantiene un profilo meno critico, ma non per questo meno esigente. Durante il suo incontro bilaterale con Díaz-Canel nel 2022, Xi Jinping ha espresso “un’amicizia d’acciaio” nei confronti di Cuba, ma ha anche sottolineato:
“Dobbiamo approfondire la cooperazione pratica, rafforzare la complementarità economica, e favorire uno sviluppo comune che sia sostenibile.”
In altre parole, la Cina è pronta ad aiutare, ma solo se l’interlocutore si dimostra capace di gestire i progetti secondo logiche di efficienza e stabilità.
Pechino ha fornito materiale sanitario, autobus elettrici, tecnologie solari, ma attende ancora l’attuazione di accordi più ampi su infrastrutture e telecomunicazioni.
Dentro Cuba: il partito in discussione
Nel cuore di tutto questo si trova un dibattito cruciale, che si svolge dentro al Partito Comunista di Cuba.
Da un lato, vi sono i riformisti, favorevoli a un modello più aperto, ispirato ai percorsi di Cina e Vietnam, che mantengono il controllo politico ma incentivano l’investimento straniero e l’economia mista.
Dall’altro lato, i conservatori ortodossi, ancorati all’idea che ogni apertura rischi di minare l’identità rivoluzionaria e l’indipendenza nazionale.
È in questo contesto che si inserisce la posizione del presidente Miguel Díaz-Canel, che nel suo recente discorso all’Assemblea Nazionale ha dichiarato: “Non rinunceremo mai ai nostri principi, ma dobbiamo affrontare con audacia e intelligenza le trasformazioni economiche necessarie per garantire la giustizia sociale.”
Díaz-Canel si trova in un delicato equilibrio tra le aspettative internazionali e le sensibilità interne, cercando di evitare fratture ma anche di evitare la paralisi.
Una popolazione in attesa
Nel frattempo, il popolo cubano vive un momento difficilissimo tra problemi di approvvigionamento di energia e generi di prima necessita, sempre più difficili da acquisire per il proseguire dell’ormai sempre più insensato blocco statunitense; una migrazione giovanile in aumento; e un senso crescente di attesa — o di impazienza.
I cittadini non contestano il progetto rivoluzionario, ma chiedono risposte concrete, soprattutto ai livelli locali. I giovani, in particolare, invocano cambiamento, trasparenza e maggiore partecipazione.
L’alleanza resta, ma si evolve
Russia e Cina non abbandonano Cuba, e anzi, continuano a vederla come un partner strategico. Ma oggi più che mai chiedono che l’isola si apra a un modello aggiornato di socialismo, capace di attrarre risorse, innovare e rispondere alle esigenze del popolo.
Il PCC, se saprà ascoltare il mondo e il proprio popolo senza tradire sé stesso, potrà uscire rafforzato da questa fase.
Come ha ricordato Xi Jinping: “La vera amicizia si misura nella capacità di crescere insieme.”
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